Questo documento del 12.12.2000 è stato sottoposto al Consiglio di Facoltà al momento della discussione sull'attuazione a Roma Tre della “Riforma universitaria” del 2000.  Introducendo molti elementi di novità, la riforma aveva consentito l'avvio di nuovi programmi di laurea – in particolare nel settore lingue.
 
Va ricordato che la maggior parte dei docenti – e non solo il sottoscritto – avevano ravvisato l'opportunità di cogliere l'occasione offerta dalla riforma, per ri-impostare la laurea in lingue – giudicata inadeguata – onde venir incontro alle pressanti richieste di saperi linguistici nuovi.
 
Il presente documento critica in parte le proposte avanzate all'epoca e che la Facoltà, dopo un lungo dibattito, ha infine approvato.  Asserisce che questi nuovi programmi, con nomi moderni ed allettanti, non avrebbero portato a nessun cambiamento reale nel tipo di formazione in lingue dato agli studenti, rimasto ancorato al tradizionale binomio “riflessione linguistica e fruizione letteraria” .  Il documento offre poi una serie di suggerimenti, tutti attuabili, per consentire agli studenti di lingue d'imparare finalmente le lingue anche come modalità d'interazione e non soltanto come riflessione su testi.
 
Ora a cinque anni di distanza (cioè dopo le prime leve di laureati) si può finalmente giudicare se il presente documento era o non era da tenere in considerazione.  Ma attenzione: il documento viene “riesumato” in questa sede non per piangere sul latte versato ma per poter prendere spunto dal passato per meglio orientare le future scelte – ad esempio, la scelta che viene compiuta proprio in questi giorni: se potenziare ulteriormente il settore filologico o se invece istituire più corsi di “lingua viva”.
 



La PROPOSTA di due NUOVE LAUREE in Lingue e culture moderne:

alcune critiche costruttive


un contributo di Patrick Boylan, Dipartimento di Linguistica, 12.12.2000




Premessa


Anche se rappresenta un notevole lavoro di sintesi, la proposta avanzata dalla Commissione non e' ancora in grado di soddisfare, a mio parere, le richieste d'innovazione didattica avanzate, in maniera sempre piu' incalzante, dal mondo politico, sociale e lavorativo. Vorrei pertanto offrire alcune osservazioni nella speranza di poter contribuire ad arricchire la proposta avanzata.


Inanzitutto, e' doveroso constatare che i nuovi curricoli prospettati rimangono, per l'80%, identici agli attuali programmi. Il rimanente 20% consiste in corsi che, pur essendo nuovi, ripropongono le stesse finalita' formative dell'offerta didattica attuale: privilegiano il commento come unica modalita' d'indagine e di verifica e, in quanto ai contenuti, rimangono ancorati alla storia letteraria e alla descrizione linguistica. E' facile prevedere che una simile impostazione -- che duplica l'offerta didattica degli altri due atenei romani -- sara' criticata dal mondo extra-universitario in quanto insufficiente per soddisfare le nuove esigenze di formazione in lingue e culture.


Non siamo piu', infatti, in un epoca in cui e' sufficiente essere "parlatori colti" per sapersi occupare con professionalita' di "servizi culturali, [...] giornalismo culturale [...], editoria, imprese e attività commerciali [...] con l’estero, turismo [...], intermediazione culturale" (riprendo le finalita' dichiarate dei nuovi corsi di laurea). Ciascuna di queste attivita' richiede conoscenze linguistiche mirate, non generuiche, nonche' professionalita' interpersonali fondate su scienze umane quali la sociologia e la psicologia. Richiedono cioe' l'acquisizione di una forma mentis allenata alla sperimentazione e alla co-costruzione dei saperi e dei discorsi.


Credo, dunque, di poter dire che la proposta della Commissione non corriponde in pieno alla richiesta d'innovazione didattica avanzata dal mondo extra-universitario e, all'interno dell'universita', dagli studenti. Solo una parte puo' dirsi veramente innovativa e senz'altro positiva.


"Ma con le forze di cui disponiamo attualmente non possiamo fare di piu'!" dira' qualcuno.


Ho sentito questa giustificazione per la prima volta nel 1968, dal direttore dell'allora Istituto d'Anglistica. L'ho risentito nel 1978 (e conservo ancora il verbale del Consiglio di corso di laurea in lingue e letterature straniere in cui e' stata pronunciata). Eppure nel decennio intercorso il numero di posti era stato raddoppiato. L'ho risentito ancora una volta nel 1990, in un Consiglio, composto in gran parte dalle stesse persone di 10 anni prima. Eppure, nel frattempo, i fondi per la ricerca e per l'innovazione didattica erano stati raddoppiati in termini reali. Ora, nel 2000, non ci possono essere piu' scuse. Tanto piu' se si pensa che si sta insediando nella capitale una nuova universita' privata che propone programmi autenticamente innovativi -- lei si'! -- ai quali contribuiscono gli stessi docenti di questo ateneo!


Cambiare, dunque, si puo' -- purche' ci sia la volonta' di farlo.


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Suggerimenti specifici:



(1.) Corso di Laurea in Culture e Letterature Straniere:


Dai quattro curricoli prospettati, ritengo che dobbiamo conservare solo "studi letterari comparatistici" e "culture moderne e studi postcoloniali".


(a.) Il curriculum postcoloniale, molto suggestivo, andrebbe pero' ribattezzato "studi letterari postcoloniali", per non suggerire piu' di quanto non offre effettivamente. Oppure, volendo conservare la denominazione proposta, andrebbe irrobustito con corsi atti a formare effettivamente alla "intermediazione intercultuale" in "contesti multietnici e multiculturali". Esempi di corsi del genere, da affidare a professori a contratto, sono (e cito dai programmi della LUMSA e dalla LUIS qui a Roma, nonche' da due universita' dell'Europa del nord): Antropologia culturale, Storia delle relazioni internazionali, Societa' contemporanee europee ed extraeuropee, Sociologia dell'identita' etnica, Teoria e tecniche della comunicazione pubblica, Economia della comunicazione, Psicologia della comunicazione.


(b.) Andrebbe eliminato il curriculum storico-culturale, da sempre un non senso. Non costituisce "Studi culturali" (cultural studies) come vengono praticati sia all'estero che in Italia. Non e' nemmeno "Lingua e Civilta'" come viene insegnato nell'Europa del nord. Anzi, l'abbinamento di letterature straniere a studi storici (raramente attinenti a quelle letterature) forma un nonnulla accademico che non qualifica di certo il nostro Corso di Laurea. Ovviamente c'e un'alternativa: avviare un autentico indirizzo di Cultural Studies, se ci sara' un numero sufficiente di colleghi disposti a gettare le basi per un percorso del genere.


(c.) Andrebbe eliminato il curriculum traduzione -- o meglio, andrebbe spostato in un diverso Corso di Laurea. Infatti, il curriculum -- cosi' come viene prospettato -- da' pochissimo spazio alle scienze del linguaggio e demo-etno-antropologiche. Percio', malgrado il potenziamento delle ore dedicate ai seminari di traduzione, il programma rimane per l'80% identico al programma filologico-letterario attuale, assolutamente insufficiente come l'esperienza ha dimostrato in tutti questi anni. Un esempio tra tanti: nel "nuovo" curriculum l'italiano continua ad essere insegnato come storia della lingua e commento letterario, non come scrittura creativa. Presentare un programma del genere come innovazione didattica nel campo della traduttologia non e' serio e non giova al prestigio di Roma Tre. L'indirizzo andrebbe percio' collocato in un corso di studi diversamente articolato, come diro' piu' avanti.




(2.) Corso di Laurea in Lingue e Comunicazione



(a.) Per garantire maggiore autonomia, il Corso di Laurea andrebbe, a mio parere, tolto dalla Classe di appartenenza N. 11 (Lingue e culture moderne) ed inserito nella Classe di appartenenza N. 3 delle Scienze della comunicazione.



(b.) Ai due curricoli proposti, Lingue e linguistica e Operatore della comunicazione interculturale, ne andrebbero aggiunti altri tre: Glottodidattica, Traduzione e Lingue e mass media. Un'offerta didattica di questa ampiezza qualificherebbe senz'altro il nostro ateneo come innovatore e risponderebbe all'esigenza espressa in sede politica di diversificare effettivamente i percorsi formativi offerti nel Lazio.


(c.) Nello specifico:


La Glottodidattica dovrebbe costituire un curriculum a parte: non puo' essere collocata come suddivisione della linguistica. Infatti, un curriculum adeguato di glottodidattica dovrebbe includere insegnamenti di psicologia (Dinamica dei gruppi), pedagogia (Processi di acquisizione e processi di apprendimento), semiotica (Comunicazione multimodale) e insegnamenti demo-etno-antropologici (Culture ed identita' nazionali). Le discipline appena indicate in corsivo, nonche' altre simili, vengono insegnate tutte quante nel Lazio; percio', tramite lo strumento del contratto, Roma Tre puo' attingere a tutte le docenze di cui ha bisogno.


Per i contenuti del curriculum Lingue e mass media, vedi il programma "Lingue ed informazione" prospettato dalla LUMSA (visibile in internet digitando www.lumsa.it/lettere/corso%20lingue.htm), nonche' i programmi di molte universita' britanniche e scandinave (Luton, Jyväskylä, ecc.).


Per i contenuti del curriculum Traduzione, vedi il mio saggio La traduzione in un corso di laurea in lingue, visibile in internet digitando www.uniroma3.it/ling/boylan/boylan04.htm


N.B. L'avvio di questi curricoli innovativi presuppone la disponibilita' del Corso di laurea a consentire agli studenti di dare un buon numero di esami fuori facolta' - ad esempio, presso il DAMS per Teoria e tecniche della comunicazione pubblica e Linguaggio radiotelevisivo (curriculum Lingue e mass media), presso Scienze della Formazione per Psicologia della comunicazione e Comunicazione di impresa (curriculum Traduzione), presso Economia e Commercio per Economia e tecnica della pubblicità e Economia della comunicazione (curriculum Lingue e mass media).


Infatti, i presenti suggerimenti hanno senso solo a patto di poter contare su docenze di altre Facolta'. E' comunque possibile che, alcuni di noi, sufficientemente motivati, accettino di mutare i propri insegnamenti. Del resto, se diciamo agli studenti che una solida formazione umanistica prepara a tutte le professioni, non possiamo poi affermare di non essere abbastanza flessibili e preparati per poter cambiare la nostra collocazione scientifico-didattica.


"Ma - qualcuno obbiettera' - non possiamo far ricorso ad un esercito di docenti provenienti da altre sedi! Abbiamo stipulato da tempo un patto con gli Italianisti e gli Storici per garantire loro un certo numero di nostri studenti; abbiamo creato un parcheggio di dottorandi e di laureandi in letteratura e linguistica descrittiva che dobbiamo far insegnare in futuro; percio' non possiamo pensare a dare lavoro (cioe', a dare studenti) ai colleghi di altre facolta' o addirittura di altre universita' del Lazio".


Certo, se il rinnovo del Corsi di Laurea in Lingue deve compiersi consentendo a tutti di fare esattamente come prima e di conservare gli stessi benefici di prima, non potra' che essere un rinnovo su carta dello status quo, una mossa gattopardesca in cui fingiamo di cambiare tutto in modo che tutto rimanga come prima. Puo' il Corso di Laurea dare il suo avvallo ad una operazione simile?



(d.) Per quanto riguarda il curriculum Lingue e Linguistica, suggerisco di spostare l'insegnamento delle letterature al 2^ e al 3^ anno, quando lo studente ha piu' strumenti per apprezzare un'opera in lingua originale. Gli insegnamenti letterari, poi, andrebbero denominati "letterature e paraletterature" di una determinata lingua, cosi' da offrire allo studente, come materia prima per le sue riflessioni linguistiche, un piu' ampio ventaglio di fenomeni. Infine, agli esami tradizionali di storia andrebbero sostituiti esami come Identita' nazionali nell'Europa contemporanea.



(e.) Per quanto riguarda il curriculum Operatore della comunicazione interculturale, potro' descrivere meglio in altra sede, vista la complessita' dell'argomento, i curricoli messi a punto da varie universita' dell'Europa del nord. Comunque, trovo senz'altro interessante l'idea di includere uno o due esami di letteratura esotica come introduzione alla forma mentis di popoli lontani. Ma insegnamenti di questo tipo non possono bastare. Anzi, data la formazione complessivamente critico-letteraria e linguistico-descrittiva offerta dal curriculum, e' facile prevedere che, senza l'aggiunta di un buon numero di insegnamenti empirici, le letterature esotiche possono addirittura contribuire ad allontanare lo studente dall'acquisizione di strumenti d'intervento concreto.


(f.) La proposta di un tirocinio e' senz'altro qualificante.



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