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PERCHÉ TANTI ABBANDONI A LINGUE?

La mia denuncia al Rettore dello scontento a Lingue non è stata gradita da alcuni colleghi, che rifiutano di credere che gli studenti possano essere davvero insoddisfatti degli attuali programmi.  “A me non si sono mai lamentati!” mi hanno detto in molti.

Uno di loro mi ha chiesto di vedere le email inviatemi dagli studenti di cui parlo nella mia denuncia.  In queste mail gli studenti annunciano il loro abbandono del triennio o la loro rinuncia al biennio proprio per l'insufficiente numero di corsi di lingua (in particolare di lingua viva) e per i troppi corsi di filologia e di linguistica descrittiva e teorica.

Ho scritto dunque agli autori delle email chiedendo il permesso di rendere pubblico le loro lettere (salvaguardando l'anonimato).  Poi, per poter presentare al collega un dossier quantitativamente più consistente – tale da non lasciare dubbi – ho chiesto agli attuali studenti di lingue di mettersi in contatto con chi (tra le loro conoscenze) abbia abbandonato il Corso di Laurea in Lingue e Comunicazione Internazionale a Roma Tre, e di pregare l'interessato di indicarmene i motivi.

Le prime risposte seguono. 

So che alcuni colleghi, quando leggeranno questo dossier, criticheranno certe lamentele perché imputano a carenze di Roma Tre ciò che sono invece carenze nella legislazione nazionale o nella stessa impostazione – riscontrabile in quasi tutte le università del mondo – dell'apprendimento delle lingue, basata sulla concettualizzazione di categorie descrittive e non sulla contemporanea interiorizzazione di modalità espressive.

Ma proprio in quanto esprimono giudizi soggettivi, queste email vanno lette con attenzione e con rispetto.  Infatti danno, meglio di quanto non possono fare i sondaggi quantitativi che vengono commissionati ogni anno, un'immagine vivace e veritiera dell'impressione che lasciano i programmi di studio – quelli di Lingue e Comunicazione Internazionale – su quei due studenti su tre che abbandonano o sul 99% che rinuncia a proseguire dopo il triennio.  Del resto, dopo un ricovero per malattia tutti noi critichiamo l'ospedale che ci ha curato per le eventuali disfunzioni e per i trattamenti incompleti che abbiamo subiti, quando in realtà non è colpa dell'ospedale di per sé, bensì del sistema sanitario nazionale o della stessa scienza medica.

Le società e le istituzioni democratiche non temono le discussioni aperte e critiche del proprio operato, anche quando inizialmente la discussione non è sempre ben informata.  Anzi, è soltanto attraverso il dibattito aperto che si possano individuare le informazioni mancanti e porvi rimedio.  Non c'è democrazia se la comunicazione è a senso unico.  Ora ascoltiamo.

     
Dal 25 al 27.11.05 sono arrivate le risposte da 1 a 14
Il 28.11.05 sono arrivate le risposte da
15 a 21
Il 29.11.05 sono arrivate le risposte da 22 a 28
Dopo il 4.12.05 sono arrivate le risposte da 29 a 50.




_______________ Il 25, 26 e 27.11.05



1. Da R.P., ex-studentessa del CdL “Lingue e Comunicazione Internazionale:
“Mi sento delusa; vorrei essere più informata per essere attiva per il futuro.”

[...]
Mi ero iscritta ad un liceo ad indirizzo linguistico, ed arrivata al momento della scelta del corso di laurea non avevo dubbi: Lingue e Comunicazione Internazionale. Quale corso migliore per me ho pensato all'epoca!
 
Forse si starà chiedendo: "Ma non mi ha scritto di essere ex studentessa di LCMC?"

E si, perché dopo un anno circa, io insieme ad alcuni amici-compagni di studio abbiamo deciso di cambiare corso, motivazione principale: troppi esami di linguistica, interessanti si, ma lontani dalle nostre aspettative e difficili da affrontare.
 

Così abbiamo optato per la vecchia cara letteratura che però (per farla un pò più breve) andrebbe anche lei rivisitata!  Insomma, non sono riuscita a trovare il giusto cambio, il salto di qualità tra un liceo linguistico e l'Università.  Senza affrontare poi il discorso sugli innumerevoli problemi di organizzazione trovati nel corso di questi tre anni, direi TROPPI.
 

Mi sento delusa (ma noi italiani dobbiamo essere abituati alle delusioni, don't you think so?) ma vorrei essere più informata almeno per essere attiva per il futuro.
 

Ah povera Italia, poveri giovani, poveri noi...
 

Autorizzo l'utilizzo delle mie parole e del mio nome per rendere pubblico il mio pensiero.

Roberta Pasquetti - Fri, 25 Nov 2005 16:49:40         

 
 
 
 

2. Da F.G., studente del CdL “Lingue e Comunicazione Internazionale:
“Perché sono tanti gli studenti che, ahiloro, si ritrovano a dire adieu a Roma Tre?”


Professor Boylan, la denuncia che sta portando avanti integerrimamente Le fa onore, soprattutto quando si identifica in maniera così netta con il pensiero degli studenti, troppo spesso rimasto a languire in una pozzanghera di tacita rassegnazione.


Certo, un Corso di Studio chiamato "Lingue e Comunicazione Internazionale" che di comunicazione internazionale insegna poco, preferendo altri campi d'approfondimento ed altre discipline caratterizzanti, fa sorridere.


O piangere, a volte.


Come tutti quegli studenti che, dopo uno o due semestri, realizzano che il tipo di studi sognato e paventato non coincide con quello effettivamente esistente. In quei casi, alcuni desistono; altri, stringendo i denti, avanzano sperando in una settorializzazione (possibile, auspicabile, necessaria!) nella laurea magistrale.


Poi, come è successo a me, scoprono con disappunto che, al termine del corso triennale, l'offerta specialistica languisce: nel senso che la classe di specializzazione è una ed una sola, "Scienze del linguaggio", senza possibilità di scelta, inappellabile.


C'è chi si accontenta del titolo appena acquisito, e termina lì la sua avventura universitaria. O chi crede di voler proseguire, ma ha le spalle al muro.


A me è successo questo. Mi sono visto obbligato a cambiare facoltà... e districarsi in un mondo di crediti e debiti, recuperi ed aggiustamenti al curriculum, oltre ai problemi logistici dello spostamento e così via. Ma il mondo del lavoro, nostro malgrado, chiede la specializzazione... Inoltre il campo della ricerca in Italia, e la figura del ricercatore (precario), hanno i connotati che tutti sappiamo

.

Dalla somma algebrica di queste due constatazioni non potrà che scaturire il perché siano tanti gli studenti che, ahiloro, si ritrovano a dire adieu a Roma Tre.


FG - Fri, 25 Nov 2005 19:22:58         



 
 
 
 

3. Da M.S., ex-studentessa del CdL “Lingue e Comunicazione Internazionale”:
“Per il resto lasciamo stare...”


Io ho abbandonato l'università per iscrivermi a un corso privato.  Non era quello che mi aspettavo.  Poi gli unici corsi che mi ispiravano erano quello della sociolinguistica, dell'arabo e di lingua inglese.  Per il resto lasciamo stare...

MS - Sat, 26 Nov 2005 16:39:45         

 
 
 
 

4. Da XX, Scienze del Linguaggio:
“tutta scienze del linguaggio è con lei”


Ne ho parlato con le mie compagne di corso.. tutta scienze del linguaggio è con lei.
con stima!


XX - Fri, 25 Nov 2005 15:47:19         

 
 
 
 

6. Da AM, laureata dal CdL “Lingue e Comunicazione Internazionale”:
“Ho deciso di non proseguire gli studi iscrivendomi al corso di laurea specialistica”

Personalmente una volta conseguita la laurea di primo livello, ho deciso di non proseguire gli studi iscrivendomi al corso di laurea specialistica in quanto lo trovo scarsamente rivolto all'apprendimento effettivo di una L2 ... tutte quelle nozioni teoriche di Linguistica e Filologia che per anni il nostro corso di laurea ci ha propinato in tutte le salse! Tanti, troppi gli insegnamenti di filologia germanica, linguistica applicata, glottodidattica (ossia glottolinguistica), ecc. ecc. e troppo pochi quelli di lingua inglese.

Di certo alla Sony Pictures Television International,(dove lavoro da precaria) e al mondo del lavoro in genere (tranne se non si desidera insegnare) poco importa la mia capacità di DESCRIVERE una lingua che non so usare.

La preparazione linguistica che l'azienda presso la quale lavoro si aspetta da parte di un laureato in lingue (in questo caso me) è infatti assolutamente superiore a quello che in realtà l'università mi ha offerto in tutto il mio percorso di studi. Ciò mi ha costretto a porvi rimedio DOPO la laurea, a spese mie.

Pertanto, la mia risposta è: NO all'incremento dell'insegnamento della FILOLOGIA, nella speranza che questo sistema d'insegnamento universitario possa un giorno realmente migliorare.

AM - Fri, 25 Nov 2005 13:44:22         

 
 
 
 

7. Da G d R, studente del CdL “DAMS”:
la Tribù di 'MOVIMENTO' Le è vicina

Sono uno Studente del terzo anno del DAMS...

Le scrivo per dimostrarLe la mia solidarietà alla sua causa, e soprattutto alle modalità della Sua protesta (di "carattere" e di natura permanente!)

"Non voglio una Cultura che consoli dal male; voglio una Cultura che difenda, che protegga..." Così si esprimeva Vittorini sulle pagine del "POLITECNICO".

E così ci esprimeremo Noi sul nostro Giornale: io e un gruppo di amici, infatti, abbiamo dato vita ad una rivista "on line" (speriamo presto anche cartacea!)

che si occuperà di Cinema, Arte e Cultura con la convinzione che si debba fottere la "PARALISI" a cui Loro (sa a chi mi riferisco!?) ci vogliono condannare...

Mi sembrava giusto scriverLe alcune parole di stima per ricordarLe che non è solo nella sua battaglia - perché, almeno per quanto ci riguarda, Noi La appoggiamo 'moralmente' e nei fatti, così come appoggiamo tutti coloro che tentano (con coraggio, attivismo e forza di volontà) di cambiare il mondo... per questo la Tribù di "MOVIMENTO" (è il nome della rivista) Le è vicina...

Le lascio infine l' indirizzo del Nostro "BLOG" (la rivista emetterà il suo primo vagito - sperando che diventi presto un ruggito - lunedì 28 novembre

2005) sperando che abbia il tempo ed il piacere di darci un' occhiata...

www.movie.ilcannocchiale.it

GR - Sat, 26 Nov 2005 15:08:46

 
 
 
 

8. Da S L R, studentessa del CdL “Lingue e Comunicazione Internazionale”:
“Di abbandoni ne conosco parecchi ma preferisco parlare di chi c'è ancora!”

Sinceramente di abbandoni [del Corso di Laurea in Lingue e Comunicazione Internazionale] ne conosco parecchi ma preferisco parlare di chi "c'è ancora e non vuole mollare!"

sono al terzo anno, tra pochi mesi anche fuori corso, con un centinaio di questi cfu e con un bagaglio culturale di cui non sono molto soddisfatta!


ho provato a fare l'esame di spagnolo la bellezza di tre volte,dopo aver seguito quelle misere ore di lezione,dopo viaggi in spagna... posso affermare che non mi ritengo io la causa dell'insuccesso!! cioè,non sono affatto carente, ho studiato molto,sono rimasta molto delusa dai riscontri e non ho kmq voluto mollare!!! per quanto riguarda la linguistica... da dove dobbiamo cominciare??? dai docenti che bocciano 40 volte per esami da 2 cfu su tre capitoli che per la disperazione le persone si imparano a memoria,da docenti che non si presentano in sede di lezione 3 giorni su 3,tendono a farti sentire un "cretino"in sede di ricevimento qualora il malcapitato dovesse recarsi per chiedere chiarimenti o ,perché no, una mano????

il potenziamento della filologia sinceramente, non lo capisco...

fortunatamente ho iniziato a lavorare in un settore in cui le lingue sono il pane quotidiano, ma ho veramente un grande rammarico per quanto concerne i miei studi,non credevo potessero andare così e che ,soprattutto,la mia conoscenza e amore delle lingue non si siano sviluppati di pari passo se non tramite escamotages che con l'università non hanno niente a che fare(vedi corsi non riconosciuti,viaggi,...).

comunque non voglio gettare la spugna,oramai non saprei neanche cosa fare,non voglio abbandonare le lingue perché le amo veramente,come amo la capacità di certi docenti che riescono veramente ad aprirti la mente nonostante tanto buio. forse sono loro che danno la spinta a noi che siamo ancora qui,per andare avanti!

S L R - Fri, 25 Nov 2005 14:22:37         

 
 
 
 

9. Da FM, ex-studentessa del CdL “Lingue e Comunicazione Internazionale”::
mi sono iscritta a lingue e comunicazione internazionale ma dopo 2 mesi sono praticamente FUGGITA

Non sono una di quegli studenti che ha protestato contro il corso di laurea pero le racconto una storia (mi scuso se scrivero senza accenti ma mi trovo in spagna per motivi di studio e i pc non hanno la tastiera come quella italiana).

mi sono iscritta nel 2001 a lingue e comunicazione internazionale ma dopo 2 mesi sono praticamente FUGGITA. il motivo? semplice: l'allettante prospettiva di studio e di lavoro a cui il nome del corso di laurea allude era solo un'ILLUSIONE!!! gli innumerevoli crediti di linguistica e di filologia hanno causato la mia fuga.

NON SAREBBE MEGLIO INCENTIVARE LO STUDIO DELLA LINGUA VIVA, PIUTTOSTO CHE "SFORNARE" FIOR DI LAUREATI CHE SANNO DI TUTTO - O QUASI - SU LINGUISTICA E FILOLOGIA GERMANICA, .VISTO CHE IL CORSO DI STUDIO E' DI "LINGUE E COMUNICAZIONE INTERNAZIONALE"?

non so se questa mia mail sara utile...ma esprimo la mia solidarieta nei suoi confronti e degli studenti del corso – ma pure degli ex-studenti che sono passati a lingue e culture straniere.

ps nel caso in cui ritenga di poter usare queste mie righe, non c'e problema. L'autorizzo

francesca masillo - Fri, 25 Nov 2005 14:36:33          

 
 
 
 

10. VS – laureata in Lingue e Comunicazione Internazionale
“Deve essere una scelta dello studente dedicarsi allo studio della linguistica, non un obbligo per mancanza di alternative.”

Probabilmente io rappresento un caso poco interessante, visto che mi sono laureata al triennio e gli esami che mi hanno più interessato sono stati quelli di filologia e linguistica.

Nonostante questo però, trovo giustissimo il desiderio di potenziare il settore della lingua in un corso di laurea come il nostro, che ci è stato presentato come innovativo e totalmente incentrato sulla lingua parlata.

Infatti mi rendo conto di non avere una preparazione adeguata per affrontare un lavoro incentrato sulle lingua parlate, specialmente se è richiesto un certo livello di capacità di interazione, non solo saper comunicare, ma saper comunicare efficacemente.

Ho scelto inoltre di non continuare con la laurea magistrale, sebbene mi interessino gli esami proposti, a parte alcuni secondo me inutili (tipo letteratura italiana moderna e contemporanea, che ho già sostenuto nel triennio senza peraltro ricavarne conoscenze fondamentali per le lingue e la linguistica, ma solo culturalmente valide come può essere qualsiasi nozione inerente qualsiasi materia).

Il vero problema è che il corso di laurea propone esami che vanno seguiti, come quelli di filologia, e che quindi richiedono secondo me un impegno a tempo pieno: alla fine del corso però il laureato è in possesso di una laurea che non gli dà accesso ad un settore lavorativo specifico, ma solo a conoscenze teoriche avanzate, che per quanto possano essere interessanti non aprono abbastanza strade nella vita reale.

Con le nuove lauree triennali sono nati tantissimi corsi specifici che non permettono più di riciclarsi in vari ruoli. Faccio un piccolo esempio: è vero che i laureati in lettere possono trovare occupazione nell'editoria ma è anche vero che ci sono i laureati in giornalismo, anche con suddivisioni in giornalismo televisivo, giornalismo per la comunicazione e per l'editoria.

Per quanto mi riguarda ora sto seguendo un master in tourism management: ho cercato tanto prima di scegliere questo corso, ma nell'Università pubblica non ne ho trovato uno simile. A Roma Tre è attivo un master che si chiama "I linguaggi del turismo", che è praticamente incentrato sullla lingua inglese del settore turismo, ma che non dà competenze specifiche che permettano di lavorare in un'agenzia di viaggi o in tour operator.

So che tutto questo va al di là delle discussioni sulla lingua viva, ma penso che il principio fondamentale sia che bisogna offrire competenze pratiche agli studenti, affinché studiare a tempo pieno e con impegno diventi una garanzia per il futuro.

Va bene una laurea come la nostra, ma deve essere una scelta dello studente dedicarsi allo studio della linguistica, non un obbligo per mancanza di alternative.

Senza contare poi la ridicola situazione degli studenti del curriculum di "operatori", che non hanno una laurea specialistica, visto che non gli vengono riconosciuti i 180 crediti della laurea triennale se volessero iscriversi a Scienze del linguaggio.

Per il resto io non ho conosciuto molte persone all'Università, ma non ho mai sentito nessuno che avesse intenzione di iscriversi alla laurea specialistica in Scienze del linguaggio, ed è vero che la maggior parte adduceva come motivazione i troppi esami di linguistica e filologia: alcuni si sono rivolte ad altre Università, altri come me hanno scelto un master o hanno deciso di investire i loro soldi per i corsi di lingua presso le ambasciate o le scuole specifiche. Cercherò al più presto di contattarli per chiedere loro se sono interessati alla sua protesta.

Se la mia lettera le può essere utile non esiti ad usarla, anche pubblicando il mio nome se lo ritiene necessario.

V.S. - 27 Nov 2005 12:44:51         

 
 
 
 

11. C D M, laureando a Lingue e Comunicazione Internazionale
“Non ho deciso di abbandonare l'università, sono stato costretto.”

Prima di dire le mie impressioni vorrei cominciare col dire quali sono state le ragioni che mi hanno spinto ad iscrivermi a questo corso di laurea..

Innanzi tutto il titolo: "Lingue e comunicazione internazionale" curriculum "operatori della comunicazione interculturale"... Sapendo già che non sempre i titoli corrispondono a ciò che ci si aspetta, ho preso la guida dove alla voce SBOCCHI PROFESSIONALI si dice(riporto testualmente): "....renderà possibile l'inserimento del laureato in ambiti professionali quali l'impresa e le attività commerciali con l'estero, l'editoria, ed in tutti gli ambiti in cui l'intermediazione linguistico-culturale svolga un ruolo di primo piano, attività nell'ambito dei servizi culturali, nelle rappresentanze diplomatiche e consolari(...) nonchè i settori e gli ambiti dell'organizzazione e della cooperazione internazionale."

Questa dicitura rispecchiava perfettamente quello che stavo cercando.

Ma ad oggi, a corso finito, mi trovo a fare un bilancio e mi rendo conto di non aver acquisito le conoscenze richieste dalle imprese per un lavoro del tipo descritto.  Non si può infatti pensare di lavorare in una azienda senza avere almeno una base di

economia, non si può lavorare alla cooperazione internazionale senza basi di diritto

internazionale e non si può essere comunicatori interculturali senza aver costruito per tutta la durata del corso delle solide basi almeno in tutte le lingue studiate.

Alla fine dei tre anni io non so che cosa in realtà so fare. So parlare 2 lingue, ma non

è merito dell'università. Ho imparato molte nozioni di linguistica (materia che mi piace moltissimo), ho seguito corsi di storia, di geografia... Ma oggi, volendo raddrizzare il tiro, per poter provare a realizzare le mie aspettative ho le

mani legate. Il mio corso di laurea non ha ad oggi (e io sono praticamente al quinto anno) attivato un corso di laurea specialistica che fosse ad hoc per noi di OCI e le altre facoltà (per es. Scienze Politiche) non ci accettano per un numero eccessivo di debiti formativi.

Non ho deciso di abbandonare l'università, sono stato costretto.

Apprezzo moltissimo la protesta che stai facendo, apprezzo e approvo il lavoro dei nostri rappresentanti che finalmente stanno aprendo una breccia, anche se non credo che io personalmente ne trarrò beneficio.

C D M - Sun, 27 Nov 2005 01:15:27         

 
 
 
 

12. M.W., laureanda in Lingue e Comunicazione Internazionale
“la nostra Università non offre lauree specialistiche che mi potrebbero interessare

Eccomi qui quasi giunta alla discussione della tesi e ne sono certo felice ma anche un pò disorientata. ... la nostra Università non offre lauree specialistiche che mi potrebbero interessare ossia offre delle biennali incentrate sulla linguistica e materie affini ad essa. non penso che una laurea specialistica in linguistica mi serva a molto, l'interesse limitato che nutro per questa disciplina a parte.

Questa è anche la cosa che mi è dispiaciuta durante i tre anni di corsi. Troppa linguistica, addirittura di lingue come il Somalo che a me non interessano in quanto non facenti parte del mio Piano di Studi.

Spero che questa mia lettera possa in qualche modo aiutare a cambiare le cose per il futuro e sono veramente grata di averci dato la possibilità di esprimere le nostre idee.

M.W. - 27 Nov 2005 10:18:21          

 
 
 
 

13. FB, laureando del Corso di Lingue e Comunicazione Internazionale:
“Ho giurato a me stesso di non iscrivermi mai e poi mai mai mai a nessun tipo di laurea specialistica di lingue a roma3”

quello che mi sono domandato in questi anni di studio è stato: ma a cosa serve tutta questa teoria, teoria e teoria? e la mia unica risposta era: vabbè, magari sarà un ottima base per capire meglio la pratica!! ma al momento in cui mi sono trovato a tu per tu con la "pratica" (in occasione di un viaggio a tunisi interamente organizzato e PAGATO da noi studenti) ho capito quanto in effetti mi sarebbero servite più ore di lezione sulla lingua viva, parlata, che si usa, oppure avrei potuto capire meglio come approcciarmi ad una cultura del tutto diversa dalla mia, avrei dovuto essere anche minimamente formato su queste cose, o no?

vede, caro Boylan, quando andai a piazza vittorio a fare le interviste a ragazzi del bangladesh cercando di assimilare il loro inglese, li x li mi sentivo un idiota, ma col tempo ho capito a cosa serviva tutto ciò. anche a capire le varie differenze di pronuncia, di parlata, di intonazione, oltre che di modo di vivere e di vedere le cose. imitare per poter capire meglio, insomma.


forse quelle Sue attività che noi definivamo "strampalate" valevano e valgono tuttora più di un miliardo di ore di linguistica teorica su lingue assolutamente inutili nel mondo del lavoro (un esempio? IL SOMALO), o di altre materie di cui non era ben chiara la presenza nel nostro curriculum.

vogliamo parlare poi di quante ore di lezione di spagnolo (la mia terza lingua) ho dovuto saltare perché allo stesso momento dovevo seguire l'ora di arabo (la mia PRIMA lingua)? ma poi, in effetti, qual è la mia prima lingua?

dopo essere stato così tartassato da Roma3 e dalla sua "organizzazione" ho giurato a me stesso di NON ISCRIVERMI MAI E POI MAI MAI MAI A NESSUN TIPO DI LAUREA SPECIALISTICA DI LINGUE A ROMA3. per questo voglio provare ad entrare all'università di Milano, per 2 motivi: 1. spero che la musica cambi; 2.

chiedo solo di poter, un giorno presentarmi ad un posto di lavoro dicendo: SI, PARLO ARABO, PARLO INGLESE, PARLO SPAGNOLO,ECC senza dover dire...

beh,....si.... lo sto studiando,... sto ad un livello discreto.... lo sa cosa significano queste parole nel mondo del lavoro? LEI NON SA FARE NIENTE. e questo fa tanto male sentirselo dire a 23 anni dopo che hai sputato il sangue sui libri per sapere.... niente di utile.

FB - Sat, 26 Nov 2005 20:34:24         

 
 
 
 

14. G.A. - laureata dal CdL in Comunicazione nella società della Globalizzazione.
“Queste cose amareggiano gli studenti e li fanno scappare altrove”

Rispondo anch'io anche se non sono del corso di laurea in lingue... il mio abbandono riguarda il corso di "comunicazione nella società della globalizzazione" che ho scelto di non proseguire iscrivendomi altrove per la laurea specialistica. Mi sono trovata MALISSIMO: sia per i corsi a volte insufficienti, sia per il pochissimo rispetto dimostrato dai professori nei confronti di noi studenti, trattati come bambini indisciplinati e non come adulti.

Comunque, per tornare alla questione Lingue, per il nostro corso di inglese. all'esame finale del secondo anno ci è stato chiesto di fare la TRASCRIZIONE FONETICA DI UNA CANZONE. E basta. In quanto al corso di francese, questo era tenuto da una eterna supplente: non devo aggiungere altro. Questi due dati fanno capire l'importanza che l'università dà alla nostra formazione in lingue: scarsa. Eppure dobbiamo essere comunicatori nell'epoca della globalizzazione, (leggi: nell'epoca delle interazioni continue con gente di lingue e culture diverse). O sbaglio?!

Scelte come quella di potenziare lo studio filologico-linguistico delle lingue secondo me rispondono alla logica dei lobbies accademici, non ai bisogni degli studenti.

Queste cose amareggiano gli studenti e li fanno scappare altrove, dove i corsi sono impostati in modo più serio con professori non raccomandati dai soliti noti e dove gli studenti sono rispettati come lavoratori seri.

Metti pure il mio nome bello in evidenza.

Giulia Abbate - Sun, 27 Nov 2005 19:26:19         

 
 
 
 

15. V.P. - studentessa del CdL in Lingue e Comunicazione internazionale
“Appena ho letto il nome del corso di laurea "LINGUE E COMUNICAZIONE INTERNAZIONALE", me ne sono innamorata a tal punto che mi sono decisa a trasferirmi da Milano a Roma”

Il mio caso è un po' atipico, cercherò di riassumerlo il più possibile.

Io non mi ritiro da Roma 3 per un semplice motivo: voglio un pezzo di carta che mi dia la possibilità di accedere ai Corsi post-laurea, quelli sì, specifici nelle lingue che studio. Uscita dal Liceo a Milano e volendo studiare lingue, mi sono iscritta al Corso di Lingue e Letterature Straniere allo IULM (unico disponibile nel lontano 1997), ovviamente vecchio ordinamento. Dopo meno di un anno, però, mi sono accorta che il termine "lingue" incluso nel titolo del corso era uno specchietto per le allodole. I corsi di lingua erano scarsi, un po' di grammatica, niente o quasi conversazione ... e una montagna di letteratura, storia, linguistica etc etc .... Dopo mesi di riflessioni, dubbi e sensi di colpa (l'Università IULM non è propriamente a portata di tutti, monetariamente parlando), ho finalmente deciso di abbandonare e di cercare un lavoro.

Beh, ho imparato più cose di inglese nei due anni in cui ho lavorato per la multinazionale americana MCI Worldcom, che all'università. Ad esempio, non avevo idea del fatto esistessero forme "non verbali" di comunicazione che sono molto differenti da cultura a cultura, non avevo idea che cercare di comunicare in una lingua straniera, in questo caso l'inglese, mi obbligasse a “cambiare ottica”. Ho avuto modo di confrontarmi con americani, inglesi, australiani e ho finalmente capito che una stessa semplice e chiara frase può essere interpretata in modi diversi, a volte anche contrari, a seconda del background dell'interlocutore. Credo fortemente che un'istruzione universitaria dovrebbe formare anche in questo senso chi, come me, ha la passione per la "COMUNICAZIONE" soprattutto con persone che non parlano la mia lingua.

Decisa a riprendere l'Università, mi sono imbattuta in Roma Tre. Dico "imbattuta" perché, essendo di Milano, non ne conoscevo l'esistenza. Appena ho letto il nome del corso di laurea "LINGUE E COMUNICAZIONE INTERNAZIONALE", me ne sono innamorata a tal punto che mi sono decisa a trasferirmi da Milano a Roma, passo non semplice. Sapevo che ci sarebbero stati crediti dedicati alla Linguistica e anche esami di carattere generale, ma mai mi sarei aspettata l'esorbitante carico didattico di suddette materie, a discapito di insegnamenti molto ma molto più interessanti e utili, almeno per chi decide di iscriversi ad un corso col nome sopracitato! Dato che chi approda all'Università, 99 volte su 100 ha già parecchi anni di studio alle spalle, non dovrebbe GIA' aver ricevuto infarinature varie su geografia, filosofia, storia ... ? Se voglio avere un'istruzione "generale" mi iscrivo di nuovo al Liceo, non vado all'Università!! Ci sono centinaia di corsi diversi, di curriculum all'interno dei corsi ... ma in tutti ci sono gli stessi insegnamenti di base, com'è possibile (a parte, ovviamente, i caratterizzanti di Lingua ... almeno quelli)? I corsi di linguistica, filologia etc etc presenti nel corso che seguiamo, non dico che andrebbero totalmente esclusi, credo che le lingue vadano imparate anche da un punto di vista tecnico, se così si può chiamare. Ma per quale motivo OBBLIGARE chi non vuole approfondire la linguistica ma averne solamente un'infarinatura a sostenere qualcosa come, se non vado errata, 10 moduli differenti tra linguistica generale, linguistica applicata, linguistica storica ...????

Ma c'è anche di peggio:

perché obbligarmi a dare un esame di GEOGRAFIA generale? Per carità, molto interessante, cose da sapere per una buona cultura generale, ma se io sono interessata al Cinese e alla Cina, perché devo studiare la tettonica a zolle e la formazione dei venti? Se proprio devo farlo, mi piacerebbe studiare la geografia del paese del quale studio la lingua, e cioè la Cina .... non sarebbe più consono?

perché obbligarmi a sostenere un esame di STORIA DELLE RELIGIONI incentrato sulla RELIGIONE ISLAMICA se io studio la Cina??

Io lo trovo semplicemente assurdo, per non dire inutile e assolutamente tempo sprecato.

E stendo un velo sui MODI in cui vengono fatte certe lezioni e certe interrogazioni: ho visto matricole letteralmente terrorizzate, persone che dovevano sostenere gli esami a dir poco atterrite prima di essere chiamate .... strilli, urla durante le lezioni, comportamenti da... ma lasciamo stare, non vado oltre.

Concludendo, dico che non fosse per i miei 28 anni, avrei cambiato corso di Laurea in cerca di un insegnamento più CONCRETO.

Questa lettera ho deciso di firmarla, e le do carta bianca nel caso volesse utilizzarne qualche tratto non anonimamente.

 

P.S. Mi rendo conto che molti studenti che escono dai vari licei, scuole professionali etc etc non hanno le giuste basi di partenza per affrontare i corsi universitari che, giustamente, presuppongono delle conoscenze di base che dovrebbero provenire dalle scuole superiori .... allora una soluzione potrebbe essere che il primo anno ci siano degli insegnamenti base per tutti, che ne so, geografia, storia, filosofia ... ma dal secondo anno in poi SOLO ED ESCLUSIVAMENTE insegnamenti suddivisi per discipline: chi vuole studiare le lingue DEVE POTERSI CONCENTRARE SU DI ESSE.

Io parlo per me: il carico che comporta lo studio di una lingua come il Cinese è enorme, non a livello solo di ore di lezione, ma di ore di studio individuale, di esercitazioni nella scrittura, nella traduzione .... che senso ha doversi concentrare sulla geografia generale e sulla religione islamica?

Valentina Pugliese - 28 Nov 2005 20:51:38         

 
 
 
 
________________ Il 28.11.05

 
 
 
 

16. C.D'A., - studentessa del CdL in Lingue e Comunicazione internazionale
“sono costretta ad abbandonare Roma Tre per altri lidi...”

Io sono iscritta al CdL Lingue e Comunicazione Internazionale indirizzo Operatore e per quanto mi riguarda ho visto molto poca o quasi per niente questa "comunicazione internazionale" per non parlare poi di lingue. sono costretta ad abbandonare Roma Tre per altri lidi...

C D'A. - 28 Nov 2005 11:33:58          

 
 
 
 

17. R.S., - studentessa del CdL in Lingue e Comunicazione internazionale
“assurdo”

io ritengo che sia assurdo non avere in una facoltà di lingue, una specializzazione in lingue!!!!

R.S.- 28 Nov 2005 12:23:40          






18. A.B., - studentessa del CdL in Lingue e Comunicazione internazionale
“migrerò”

dopo la triennale migrerò a modena per la specializzazione in comunicazione interculturale nella pubblica amministrazione. a roma non ne ho trovata una migliore o esistente. non solo, ma ho deciso di laurearmi in inglese poiche non esiste una

specializzazione in lingua araba "viva" s e non all'università "ca foscari" di venezia o a trieste.

A. B. - 28 Nov 2005 11:31:01         

 
 
 
 

19. G.G.- studentessa del CdL in Lingue e Comunicazione internazionale
“E' un'indecenza”

Purtroppo non possiedo alcun recapito delle persone che conosco e che hanno abbandonato gli studi per i motivi da Lei citati, ma posso dirLe che gran parte degli studenti del corso di studi 2002/2003 (me compresa) non hanno la minima intenzione di proseguire gli studi a Roma Tre vista la scarsa offerta formativa per quanto riguarda le lauree magistrali. E' un'indecenza il fatto che uno studente sia costretto a trasferirsi presso un'altra università , di recuperare degli esami non

appartenenti al nostro corso di laurea, di perdere quindi ulteriore

tempo e di ritardare i tempi per laurearsi.

La denominazione del nostro corso di studi è soltanto uno specchietto per le allodole che si illudono di poter imparare una lingua straniera.

G.G. - 28 Nov 2005 09:47:32         

 
 
 
 

20. A.R., ex-studentessa del CdL in Lingue e Comunicazione Internazionale
“Il mio caso rientra fra quelli di abbandono del corso di laurea ”

Il mio caso rientra fra quelli di abbandono del corso di laurea di Lingue e Comunicazione Internazionale per uno dei motivi che Lei sostiene e cioé l'insegnamento di troppa filologia in un corso che dovrebbe PRIORITARIAMENTE insegnare ed incentivare l'uso della lingua viva.

Vorrei inoltre sottolineare che sono una studentessa adulta (35 anni) che ha esperienze concrete dell'apprendimento delle lingue, l'inglese innanzitutto e lo spagnolo poi.

Sono arrivata ad avere una conoscenza avanzata dell'inglese grazie ad esperienze vive quali lo studio all'estero e con esperienze professionali che mi sono servite moltissimo per arricchire la conoscenza di questa splendida lingua. Volevo elevare queste mie conoscenze e per questo mi sono iscritta a Roma Tre, ma ho dovuto tristemente constatare che il programma del corso di laurea in Lingue e Comunicazione Internazionale dava un' importanza maginale alle Lingue privilegiando invece l'insegnamento barbogio di materie che servono soltanto a [...omissis...].

Angela Raspati - 28 Nov 2005 09:34:00.         

 
 
 
 

21. F.R. - laureanda in Lingue e Comunicazione Internazionale
“Ieri rileggevo la guida dello studente ”

-Ieri rileggevo la guida dello studente dell'anno in cui mi sono iscritta. Con occhi diversi e con una acquisita criticità ho riletto il paragrafo dedicato alle prospettive di lavoro offerte dal corso di laurea:

" tutti gli ambti in cui l'INTERMEDIAZIONE LINGUISTICA SVOLGA un ruolo di primo piano, nonchè settori e ambiti dell'organizzazione internazionale. Il curriculum OCI in particolare è SPECIFICATAMENTE finalizzato ai servizi di accoglienza e assitenza per i lavoratori immigrati".

Quali strumenti mi stanno offrendo per svolgere intermediazione linguistica? Come posso "accogliere" gli immigrati se non c'è neanche un'ora di psicologia contemplata nel corso di studi ed alla lingua extraeuropea vengono dedicate solo 4 ore settimanali?

F.R. - 28 Nov 2005 10:21:51         

 
 
 
 

________________ Il 29.11.05

 
 
 
 

22. S.V. - ex-studentessa del CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“il troppo stroppia”

la mia storia è molto semplice e piuttosto comune: ho smesso di frequentare per un

semplice motivo: non imparavo a comunicare in lingua straniera.

Credo sia una grossa pecca per una università non riuscire a insegnare ANCHE conoscenze vive. so quante lingue esistono nel mondo o cose del genere... e non che questo non sia importante, la linguistica è una delle cose primarie ma... il troppo stroppia... giusto?

S.V. -- 29 Nov 2005 14:49:27         

 
 
 
 

23. X.X. - ex-studentessa, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“Risultato: mi sento frustrata e non so più le lingue”

professore, noi non ci conosciamo, non ho mai avuto il piacere di seguire un suo corso, ma voglio esprimerle tutta la mia solidarietà per la sua battaglia e voglio farle sentire quanto le sono vicina, non molli!l

le racconto la mia storia:

alle superiori ho fatto il liceo linguistico europeo. uscita da lì, parlavo e scrivevo ben 3 lingue. mi sono iscritta (aa.2000-1) a lingue e letterature straniere v.o., ho passato gli scritti delle lingue del primo anno ad occhi chiusi. fin lì tutto ok, ma c'era troppa letteratura e poca lingua.

veniamo al secondo anno: riforma, frequenza obbligatoria, esperti linguistici a settimane alterne, lezioni che coincidono tra loro. ho perso le lingue. sono stata bocciata 2 volte a inglese II.

ho fatto il passaggio al nuovo ordinamento, ma ho scelto lingue e culture straniere,indirizzo traduzione,perché c'erano + crediti di lingua. non mi sono pentita, ma essendo una cavia, tutto era mal organizzato, un po' come scienze del linguaggio adesso, a cui mi sono iscritta l'anno scorso, cambiando corso di laurea. tralascio i gravissimi problemi che stiamo affrontando io e i miei colleghi. non ho proseguito la mia specialistica perché ho pensato: "se con linguistica non ci faccio nulla, con la letteratura invece? e poi ci sono più crediti di lingua, forse è meglio".


risultato: mi sento frustrata e non so + le lingue, vado avanti solo per prendermi il pezzo di carta. ecco come mi sento. impegno il mio tempo per studiare cose che non mi interessano e a scrivere tesine. ed una specialistica di traduzione neanche l'ombra. ma roma3 mi piaceva, non volevo lasciarla...

che tristezza. mi associo alla sua battaglia, spero che anche la mia esperienza possa esserle utile.

XX - 29 Nov 2005 11:14:28         

 
 
 
 

24. A.D. - ex-studente CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“I motivi riportati [nella Sua lettera al Rettore] sono esattamente quelli che mi hanno fatto lasciare il corso di laurea”

Io sono uno di quegli ex studenti del corso di lingue e comunicazione internazionale da lei descritti nella sua lettera al Rettore.

I motivi riportati sono esattamente quelli che mi hanno fatto lasciare il corso di laurea, aggiungo inoltre che a quel tempo circa 3 anni fa io ero iscritto al vecchio

ordinamento e fui esortato a passare al nuovo ,con esiti disastrosi.

Secondo il nuovo conteggio mi ritrovai con un calendario assurdo, esami che non avrei dovuto fare secondo il primo conteggio, secondo quello nuovo diventavano impellenti. Le note negative cominciavano ad essere troppe :un eccesso di esami di linguistica e filologia, lezioni mal ripartite nell'arco della giornata, classi sovraffollate e infine poca chiarezza nella professione che il corso di laurea offriva mi demotivarono del tutto e così decisi di abbandonare la facoltà.

Questo ,per quello che conta ,è la mia testimonianza spero che possa tornare utile.

A.D. - 29 Nov 2005 20:54:06          

 
 
 
 

25. G. M. - studentessa, CdL di Comunicazione nella Società della Globalizzazione
“tutta la mia solidarietà”

sono una laurenda in Comunicazione nella società della globalizzazione

Ho avuto il piacere di seguire il suo corso di inglese nell'anno 2001-2002,

Desidero esprimerle tutta la mia solidarietà per quanto sta accadendo e l'apprezzamento per il suo lavoro. La considero uno dei migliori docenti che ho conosciuto. Possiamo fare noi studenti qualcosa per lei?

G.M. - 29 Nov 2005 18:54:59          

 

 

 

 

26. L.B. - laureanda, CdL Comunicazione nella Società della Globalizzazione
tante promesse ed oggi pochissime portate a compimento

ricordo sempre con piacere le sue lezioni di "Inglese per la comunicazione interculturale" che ha tenuto nel primissimo anno in cui il mio corso di laurea in "Comunicazione nella società della globalizzazione" era appena nato con tante promesse da mantenere ed oggi passati quasi cinque anni, pochissime portate a compimento.

Anche il suo corso di inglese così interessante è stato abolito, al suo posto era stato istituito un esame ostico di Linguistica Inglese. All'epoca partecipai alla raccolta di firme affinché il suo corso di inglese fosse istituito di nuovo da noi a comunicazione, ma nulla, non successe nulla.

il primo anno di università avevo iniziato così bene dando praticamente tutti gli esami previsti avevo anche una buona media, poi ho perso lo stimolo quando mi sono trovata a frequentare corsi così lontani dalle "promesse" della guida del corso di laurea che sto impiegando parecchio tempo, ma voglio finire al più presto e non farò una laurea magistrale o almeno non la farò a Roma Tre, mi troverei a studiare le stesse materie della triennale come fanno i miei conoscenti che ora la frequentano solo per il pezzo di carta e probabilmente impiegherei altri 5 anni che non mi posso permettere di gettare al vento così.

Le scrivo anche per dirle che noi studenti di Comunicazione nella società della

globalizzazione abbiamo una Mailing List dal nome Comunicazione Attiva. ... Io i primi anni di università ho cercato insieme ad altre persone ovviamente, di creare un gruppo di discussione sul nostro corso di laurea affiggendo volantini, creando la mailing list, un sito non ufficiale http://www.csgstudenti.altervista.org/ ma pochissime persone aderirono e tutt'ora poche persone aderiscono al forum, www.comunicatori.net , addirittura all'epoca ci accusarono di aver rovinato i muri dell'università affiggendo volantini con normale nastro adesivo trasparente. Purtroppo spesso alle persone fa molto comodo voltarsi dall'altra parte e fare finta che non succeda niente, naturalmente finchè non vengono colpiti su una questione che li riguarda in prima persona e questo mi fa davvero riflettere.

Noi comunque siamo con lei, consideri questa email la mia testimonianza personale che può utilizzare con nome e cognome, se preferisce ricevere una copia cartacea di questa e-mail me lo faccia sapere e la invierò all'indirizzo da lei specificato.

Lucia Bracci - 25 Nov 2005 15:24:54          

 

 

 

 

27. E.V. - ex-studentessa del CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“uno dei principali motivi che mi ha condotto al cambio di facoltà è stato proprio trovare una situazione diversa da quella che mi aspettavo”

sono un ex studentessa di Lingue e Comunicazione Internazionale. Le sto scrivendo perché mi trovo completamente d'accordo con lei, in quanto uno studente che si iscrive ad un corso di laurea in "Lingue e Comunicazione Internazionale" vuole imparare le lingue per poter comunicare con persone straniere... In questo non penso sia d'aiuto aumentare gli esami di filologia, linguistica etc. Piuttosto potrebbe essere utile aumentare le ore di lingua pura, dalla grammatica alla comunicazione!

Non le nascondo che uno dei principali motivi che mi ha condotto al cambio di facoltà è stato proprio trovare una situazione diversa da quella che mi aspettavo... Pensavo che l'aspetto di fondo di un Cdl del genere fosse imparare le lingue, ed invece mi sono trovata davanti corsi come linguistica etc. che poco attiravano la mia attenzione!

Le chiedo, pertanto, di portare avanti questa sua iniziativa per l'interesse di tutti gli studenti di lingua e dei futuri iscritti.

E.V. - 29 Nov 2005 16:14:46         

 

 

 

 

28. A.R. - laureato, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“Non mi sono iscritto a lingue e comunicazione internazionale per diventare un linguista.”

Come altri miei colleghi, sono passato dal vecchio al nuovo ordinamento con la convinzione di poter specializzare i miei studi in qualcosa di professionalmente più utile di lingue e letterature straniere, il mio vecchio corso di laurea. La delusione è stata grande e la frustrazione ancora maggiore. Affermo ciò nonostante mi sia laureato con successo lo scorso dicembre (con 110 e lode) proprio in lingue e comunicazione internazionale: ad oggi, le mie conoscenze sono superficiali e

riguardano ambiti che il mondo del lavoro non richiede. Attualmente lavoro ma occupo un ruolo professionale non qualificato poiché le competenze che ho acquisito sono professionalmente del tutto irrilevanti.

Non mi sono iscritto a lingue e comunicazione internazionale per diventare un linguista. L'ho fatto con l'obiettivo di laurearmi in un ambito che mi affascinava (le lingue straniere) con la speranza di inserirmi nel mondo del lavoro nello stesso ambito e in maniera competitiva. Nessuno mi ha mai prospettato la realtà che mi accingevo ad affrontare, ovvero un corso di laurea improntato esclusivamente sulla linguistica. Mi sono ritenuto e continuo a farlo, ingannato.

Il problema, in questo caso, non può essere demandato a nessuna causa esterna: il corso di laurea che ho seguito pagando fior di quattrini non è stato in grado di trasmettermi conoscenze e competenze necessarie ad un inserimento nel mondo del lavoro. Punto. Il paradosso è costituito dal fatto che il mercato continua a richiedere competenze linguistiche (intese come capacità di comunicare con persone provenienti da paesi differenti) in ambito commerciale e, più recentemente, nella formazione di personale. Ma finché questo corso di laurea rimarrà improntato su materie che non sono in grado di prepararci al mondo del lavoro la denominazione e la presentazione dello stesso corso sarà sempre e solo fuorviante e ingannevole. E lo dico da persona affascinata dalla linguistica e dalla riflessione sul linguaggio, nella speranza che il buonsenso vinca, per il bene di tutti.

A.R. - 29 Nov 2005 16:14:46          

 

 

 

 
________________ Dopo il 30.11.05

 

 

 

 

29. E.R. - ex-studentessa del CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“ho dovuto rivolgermi al privato e soprattutto pagare per qualcosa che l'università promette e non mantiene!“

ho appena letto la sua lettera al Rettore e mi sono trovata d'accordo su molte cose che lei ha scritto, ma soprattutto mi ci sono riconosciuta. Quattro anni fa, finita la scuola superiore, ho deciso di segnarmi al corso di laurea in "Lingue e comunicazione internazionale" data la mia passione per le lingue e la possibilità di poter lavorare in questo campo. Dopo un anno di frequenza, però, mi sono resa conto che l'insegnamento delle lingue era molto marginale e soprattutto che avevo imparato (nell'ambito della comunicazione) poco o niente più di quello che già sapevo. Il mio interesse è diminuito rendendomi conto che non avrei raggiunto il mio obbiettivo e così ho deciso di lasciare l'università.

Dopo qualche mese [mi sono iscritta presso un istituto privato] . Quello che però mi lascia sconcertata è che ho dovuto rivolgermi al privato e soprattutto pagare per qualcosa che l'università promette e non mantiene!

Spero che questa mia testimonianza possa in qualche modo esserle utile.

E.R. - 30 Nov 2005 14:26:22         

 

 

 

 

30 I.M. - studentessa, CdL in Comunicazione nella Società della Globalizzazione
“C'era una volta...”

C'era una volta un corso di laurea appena istituito che prendeva il nome di COMUNICAZIONE nella società della globalizzazione.

C'era una volta, inoltre, un corso di Inglese che trattava di COMUNICAZIONE interculturale. Il professore si chiamava Patrick Boylan.

C'erano una volta, per finire, circa 400 (quattrocento) studenti iscritti a COMUNICAZIONE nella società della globalizzazione che dovevano dare tale esame di Inglese. Tutti ammassati in un'unica aula, l'Aula Magna. Fra di loro alcuni non avevano mai studiato questa lingua, altri invece la conoscevano quasi allo stesso livello della prima. L'ateneo non venne incontro a Patrick Boylan per quanto riguardava questo problema.

Altri professori avrebbero alzato le spalle e sospirato "pazienza, affari degli studenti, vedranno loro come cavarsela, io tengo le mie lezioni e basta", ma invece il professore Patrick Boylan escogitò un metodo per rendere le lezioni accessibili a tutti: gli studenti che non conoscevano la lingua sarebbero stati seguiti nella didattica, in piccoli gruppi sparsi nell'aula, da chi ne possedeva perfetta padronanza. Così il professore, invece di abbandonare gli studenti a loro stessi, riuscì a rendere tutti in grado di affrontare e superare il suo esame.

L'anno successivo le cose migliorarono. L'ateneo, resosi conto del problema-lingue, rese obbligatori per gli studenti dei test di livello, ed istituì dei corsi presso il Centro Linguistico di Ateneo affinché tutti potessero imparare le lingue prima di affrontarne gli esami.

Quell'anno il corso del prof. Boylan avrebbe potuto essere brillante negli obiettivi, perché finalmente tutti gli studenti padroneggiavano almeno un po' la lingua. Ma questa, purtroppo, non è una storia a lieto fine. Infatti, ciò non avvenne. Il professore fu rimosso dall'incarico.

Il ragionamento fu probabilmente questo: un corso di Inglese in un corso di laurea basato sulla COMUNICAZIONE, deve forse essere un corso di Inglese basato sulla COMUNICAZIONE? Assolutamente no! Deve essere un corso di Inglese basato sulla LINGUISTICA inglese, FILOLOGIA inglese, FONETICA inglese, STORIA della lingua Inglese... Tutti i "retroscena" della lingua inglese, insomma, ma non ciò per cui la lingua inglese esiste: per COMUNICARE.

Il prof. Boylan insegnava a vedere nell'Inglese un mezzo attraverso il quale condividere saperi, scambiare conoscenze, scoprire punti di vista differenti, apprezzare diverse culture, comprendere modi diversi di pensare... Un mezzo, quindi, per entrare in contatto con altri e rispettare la loro maniera di vivere. Ecco la COMUNICAZIONE, qualcosa di fortemente umano, pregno di vita, di dinamicità, di costruzione collaborativa, di valori universali (globali, usiamo pure questo termine, globali) che bisogna imparare a conoscere e a riconoscere, a condividere e a nutrire di nuove energie.

Io ho potuto conoscere QUESTA COMUNICAZIONE e mi ritengo fortunata.

Da quell'anno in poi, invece, gli studenti hanno imparato la grammatica, hanno imparato la fonetica, hanno imparato tutto il "gossip" sull'Inglese che si raccontano i linguisti nei loro convegni, ma non lo scopo per cui lo stavano studiando.

Il corso di laurea che più di tutti nella facoltà necessitava di COMUNICAZIONE e sbandierava questo bel termine COMUNICAZIONE nel suo stesso nome, divenne ORFANO DI UNO DEI POCHI VERI CORSI RIGUARDANTI LA COMUNICAZIONE CHE ABBIA MAI AVUTO.

Non basta scrivere la parola COMUNICAZIONE su un titolo accademico o sul nome di un esame per praticarla davvero. Non basta che si parli di una lingua qualsiasi, perché essa possa essere considerata COMUNICAZIONE.

Posso conoscere ogni segreto della lingua inglese, ma se non so come usarla, se mi serve solo per stucchevoli acrobazie fonetico-grammaticali, non mi servirà a niente averla fatta mia.

Non importa soltanto COME si parla e COSA SI SA sul proprio modo di parlare, ma importa anche e soprattutto QUELLO CHE SI DICE, PERCHE' LO SI DICE, e L'EFFETTO DI TUTTO CIO' SULL'INTERLOCUTORE.

Questo mio messaggio è un modo di COMUNICARE sincero e accorato. Spero che arrivi ai destinatari interessati, e che non sia cancellato e ignorato come è successo al corso di Inglese del prof. Boylan presso Comunicazione nella Società della Globalizzazione.

I.M. - 30 Nov 2005 22:19:27         

 

 

 

 

31 E.C. - laureanda, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“Non pensavo di iscrivermi a Lingue e uscire laureata in linguistica!!”

Non so a quanto possa servire questa mia e-mail, ma sentivo di inviargliela, presa sempre più dalla delusione e dallo sconforto dell'organizzazione dell'università.

Non pensavo di iscrivermi a Lingue e uscire laureata in linguistica!!

Nonostante questo ho proseguito con gli studi pensando di poter trovare qualcosa di meglio nel biennio successivo, invece.... peggio!!!  il prossimo anno vorrei iscrivermi alla specialistica, ma quale??  certamente non linguistica!!!  non che non sia interessante, ma ognuno ha i suoi interessi ed è assurdo che una facoltà di Lingue non abbia una specializzazione che concentri l'attenzione alla lingua viva.

Per questo mi stanno sempre più stimolando a fermarmi al triennio, o a cercare qualcos'altro in altre università, forse anche di altre città. Le ripeto che non so se possa esserle utile questa e-mail, ma volevo darle un'ulteriore conferma a quanto da lei sostenuto.

E.C. - 30 Nov 2005 19:46:30         

 

 

 

 

32 C.D. - ex-studentessa, CdL in Comunicazione nella Società della Globalizzazione
“Ancora sogno un’università che formi i futuri cittadini del mondo in un’ottica interculturale”

Sono una ex studentessa di Comunicazione nella Società della Globalizzazione. Il corso prevedeva, almeno per i primi due anni, un insegnamento dal titolo, significativo, Lingua inglese per la comunicazione interculturale, da Lei presieduto.

Il modulo è rimasto in vita un solo anno, e con esso è stato sostituito anche il docente che con rara passione ed empatia lo aveva gestito.

In generale, le informazioni prese sul corso di laurea prima di iscrivermi sembravano estremamente chiare: le lingue previste erano tre e la loro modalità di studio coerente con l’impronta “globalizzante” del corso stesso; altri moduli erano di stampo chiaramente teorico e nozionistico, ma non per questo poco interessanti; altri ancora, quelli appartenenti al ramo dell’informatica e della telematica, erano al contrario orientati verso un apprendimento di tipo pratico-professionale.

Ho scelto il corso perché mi sembrava una valida alternativa a Lingue e letterature straniere, data la mia avversione per uno studio delle lingue totalmente filologico, o, meglio, data la mia passione per la pratica linguistica di stampo etnologico/antropologico.

Ero inoltre interessata alle materie di tipo “grafico”: l’editoria, la semiotica, l’informatica orientata alla progettazione di siti web.

Con le aspettative e l’ottimismo di chi inizia qualcosa di nuovo, ho interpretato le suddette informazioni come promesse, ed ho abbandonato l’università dopo la laurea triennale perché questi “patti” sono stati infranti proprio nei punti che più mi stavano a cuore: ancora sogno il Suo “teatro interculturale”, che avremmo messo in scena nell’arco del secondo anno, ancora sogno un’università che formi i futuri cittadini del mondo in un’ottica interculturale, ma anche, perché no?, globalizzata (nel senso più alto di questo termine). Ma non limitandosi ad etichettare i corsi con nomi modernizzanti, avanguardisti, accattivanti, in un ottica che mi permetto di definire demagogica.

Ora sono felicemente iscritta al secondo anno dell’Accademia delle arti e nuove tecnologie- Coltivo le lingue viaggiando, interagendo, in patria e all’estero, con persone di tutte le età e di tutti i paesi. Ma purtroppo senza il prezioso bagaglio di una formazione universitaria di tipo etnografico in lingua inglese (francese, spagnola…) per la comunicazione interculturale, che avrei potuto avere.

(Non intendo conservare l'anonimato.)

Claudia Damiani - 01 Dec 2005 10:05:48         

 

 

 

 

33 S. T. -- studentessa, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“Insomma cosa mi resta da fare? Dovrei soltanto ritirarmi”

Ho letto la lettera che ha scrito al Rettore della nostra università e sono PIENAMENTE d' accordo con lei, e come me tanti altri studenti del curriculum Lingua e Linguistica,sulla errata organizzazione del nostro corso di laurea e sulla poca attenzione posta sulle lingue vive,e per questo intendo aiutarla offrendo dati concreti alle sue giuste contestazioni.

Io personalmente sto attraversando un momento di crisi:  ho deciso di iscrivermi in LCI per l' amore verso le lingue (vive) e forse ingannata dallo stesso nome del nostro corso, "LINGUE E COMUNICAZIONE INTERNAZIONALE", ho creduto fosse lo studio più mirato verso le lingue e che mi avrebbe garantito un'ottima preparazione per affrontare il mondo del lavoro.

MA il mio entusiasmo si sta tanto affievolendo da non riuscire più a ricordare quale strana forza mi abbia spinto a iscrivermi in lingue perché di fatti, studio tutto tranne lingue. Forse sarà d' accordo con me che:

• 6 ore di lezione a settimana con il lettore della propria I lingua siano pochissime;
• 4 con il lettore della II siano a dir poco ridicole;
• troppe ore,crediti e quindi studio siano dedicati alla LINGUISTICA;
• NON c'è niente di "comunicazione" nel nostro corso di laurea.

A parte questo,io mi ritrovo quest'anno una grammatica come libro di testo da usare con il lettore di spagnolo (imposta dai programmi decisi in altra sede), per cui, nonostante gli sforzi del mio docente, le lezioni,che dovrebbero essere occasione per migliorare le nostre competenze linguistiche, si riducono ad una spiegazione delle regole grammaticali e a qualche esercizio. Le sembra possibile e accettabile in un corso di lingue?

Insomma cosa mi resta da fare? Dovrei soltanto ritirarmi ma perderei un anno di studio e della mia vita, anzi due,visto che ormai sarebbe impossibile cambiare facoltà ora.

Se potranno esserle utili altre testimonianze come la mia, me lo dica via e-mail (xxxxxxxxx@xxxxxx.it) perché sono tantissime.

S.T. - 1 Dec 2005 19:48:19         

 

 

 

 

34 S.K. - studentessa, CdL, Lingue e Comunicazione Internazionale
“Nella nostra facoltà [corso di laurea] si studiano le lingue TANTO QUANTO in certe facoltà [corsi di laurea] NON di lingue”

L'idea di iscrivermi a questa facoltà è nata dalla mia passione per le lingue straniere.

A dir la verità, qualche anno fa, credevo che da questa facoltà si uscisse con una conoscenza delle lingue NOTEVOLE, assolutamente superiore alla media. Credevo addirittura che tutte le materie che facevano da contorno (geografia, storia, ecc.) fossero nella lingua straniera studiata.

Purtroppo mi sono dovuta ricredere.

Su circa 40 esami triennali, abbiamo ben SETTE esami di lingua... da dividere per TRE lingue straniere, una media di DUE esami o poco più per lingua straniera...

Ho guardato il piano degli studi di altre facoltà NON di lingua, e le lingue straniere studiate sono DUE con un totale di esami non inferiore a QUATTRO.

In poche parole ho notato che nella nostra facoltà si studiano le lingue TANTO QUANTO in facoltà NON di lingue.

E allora qual è il vantaggio?

E' stato molto difficile spiegare a mio padre, un giorno, che mi sarei laureata conoscendo le lingue poco di più di quando ho iniziato. E questo perché non ci sono esami in lingua.

E' stato molto difficile convicerlo che gli esami relativi al nome della mia facoltà erano SETTE su QUARANTA (7/40).

Come fa mio padre a credere che di Tedesco (la mia terza lingua) ho un SOLO esame di 4 CFU in tutta la mia carriera universitaria.. che equivale per quantità di crediti, a META' dell'esame di geografia, a META' di quello di filosofia della scienza, a META' di quello di filologia... a UN QUINTO delle letterature e a UN SESTO circa delle glottologie e linguistiche!

Lui non ci crede!!

Lui mi chiede: "ma quando farai domanda per essere assunto in un'azienda dai contatti internazionali, loro non ti chiederanno la storia della lingua.. non ti chiederanno la linguistica.. ti chiederanno di COMUNICARE nella lingua straniera studiata!"

Ma se io vorrò essere competitiva non avrò altra scelta che trascorre mesi o anni all'estero.

Senza parlare del fatto che io sono iscritta dal 2002 e nel settore "lingua e traduzione" nonchè Lettori, c'è sempre stata una gran confusione e non ne capisco la ragione.

Francese:
Lettori: Professoressa Walezack supplente da 4 anni.
Docenti:
2002: Cincotta
2003: Cincotta è un pò precario
2004: Pierdominici
2005: ? Chi lo sa? Non più Pierdominici
Tedesco:
2002: Gaeta/Verio
2003: sull'ordine degli studi c'è scritto per tutte e tre le annualità "Docente da definire"
2004: Gaeta (supplente)
2005: Nied (ed essendo nuova, è difficile chiederle chiarimenti su alcuni dubbi)

Pare che la situazione si sta risolvendo, in parte. Ma il caso rimane aperto. Infatti, non ci sono situazioni di precarietà simile nelle discipline meno centrali alla nostra laurea. Perché l'Università non riesce a darci docenti stabili e più numerosi per le discipline più centrali, ossia per le lingue? Evidentemente le discipline che “contano” sono ben altre.

Ad ogni modo, con questa lettera intendo APPOGGIARE la protesta portata avanti dal Prof. Boylan circa la riduzione di materie linguistiche e filologiche ed un potenziamento REALE ed EFFETTIVO delle lingue straniere, come da attese di tutti noi studenti del corso! Nonchè RIDUZIONE DELLA PRECARIETA' dei docenti di Lingua!!! Non si sa mai a chi fare riferimento! I nuovi non sono aggiornati sull'andamento dei corsi. Quando cominciano ad entrare nell'ingranaggio vanno via. Si ricomincia da capo con uno nuovo.

Personalmente ho sconsigliato ad un amico vicino alla maturità di frequentare questa università di lingue se il suo desiderio è potenziare le lingue straniere. Ha ascoltato il mio consiglio e sta esaminando altre facoltà.

S.K. - 02 Dec 2005 11:24:02          

 

 

 

 

35 F.F., laureanda, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“Balle”

Non intendo proseguire con la biennale a Roma Tre (e a questo punto neanche da altre parti, visto che entrerei in un vortice di crediti-debiti che mi farebbe solo perdere tempo) perché vorrebbe dire specializzarsi in linguistica e io, con tutto il rispetto x la materia che è sicuramente importante, ho scelto il curriculum Operatori proprio perché pensavo che mi avrebbe indirizzato verso qualcosa di + pertinente. 

In tutta sincerità se avessi saputo prima che in questo CdL si prediligono più altre materie che le lingue stesse (x fortuna a noi Operatori hanno risparmiato almeno la filologia!) me ne sarei andata direttamente alla Sapienza a Lingue Orientali... Parliamoci chiaro, la Sapienza sarà pure un gran casino, ma ha comunque un nome, è famosa in tutta Italia e oltre, x cui uscire con una laurea da lì probabilmente è una

marcia in +” rispetto ad una laurea a Roma Tre... E da noi anziché rendersi competitivi manco ci danno una specialistica adeguata!! Per non parlare del fatto che

da quello che c’è scritto negli sbocchi professionali avremmo dovuto fare tantissime cose “sul campo” piuttosto che sui testi! Balle.

Spero che la situazione cambi almeno x i posteri.

F.F. - 2 Dec 2005 21:56:36         

 

 

 

 

36 I.V. - laureanda, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“la speranza che qualcosa cambi”

Per quanto mi riguarda, sono davvero demoralizzata per il fatto che uscirò da questa università con un pezzo di carta senza valore, in quanto credo dopo tre anni di sapere poco più di niente riguardo alle lingue che ho studiato. Proprio per questo motivo, nei prossimi due anni di specializzazione dovrò cercare un luogo in cui acquisire tutte le innumerevoli capacità che mi mancano per diventare competente in quella che dovrebbe essere la mia materia e recuperare così un po' del tempo perduto, e sicuramente non cercherò tutto questo a Roma Tre.

Se potessi tornare indietro mi iscriverei certamente ad una facoltà per interpreti e traduttori, e probabilmente mi farebbero perdere meno tempo appresso ad esami sicuramente interessanti ma senza alcun tipo di utilità ai fini dell'apprendimento delle lingue VIVE.

La ringrazio per l'attenzione, nella speranza che qualcosa cambi, non tanto per me, quanto per chi, come me, cadrà in questo specchio per allodole

I.V. - 3 Dec 2005 03:02:20          

 

 

 

 

37 C.M. - studentessa, laureanda, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“tutto quello che veniva garantito sulla guida è stato puntualmente disatteso!”

Ormai a me manca veramente poco ma vorrei ugualmente aggiungere la mia testimonianza a tutte quelle lasciate dagli altri studenti.

Sono rimasta veramente delusa da questi 3 anni di corso perché tutto quello che veniva garantito sulla guida di immatricolazione è stato puntualmente disatteso!

Veniva precisato che i due curricula si differenziano uno per la "maggiore caratterizzazione torico-descrittiva e l'altro per la sua natura applicativa". Inoltre si specificava che l'obiettivo del curriculum OCI è quello di "avviare a eventuali compiti di intermediazione linguistica e culturale fra le culture dell'Europa e quelle di altri continenti".

Siamo veramente sicuri che è tutto vero?! La mia preparazione in questi 3 anni di studio è stata quasi esclusivamente nel settore disciplinare di Glottologia e Linguistica. Poca comunicazione interculturale, poco studio della lingua viva!!!

Qual è a questo punto la differenza tra me e un altro studente del curriculum Lingue e Linguistica?

Conosco alcune persone che hanno abbandonato il nostro corso di laurea per rivolgere la loro scelta verso altri atenei proprio per questi problemi. Per non parlare poi della questione "Laurea specialistica"! A Roma3 non è stata istituita nessuna Laurea magistrale per il curriculum OCI! Quale sarà quindi il futuro del "popolo degli operatori"?

C.M. - 3 Dec 2005 10:45:16         

 

 

 

 

38 I.F. - ex-studentessa, CdL in Lingue e Comunicazione Internazionale
“Mi ha lasciato disgustata ed amareggiata.

L’anno scorso mi ero iscritta alla facoltà di Lingue e Comunicazione Internazionale e poi quest’anno sono letteralmente scappata via. Faccio parte di quei due studenti su tre che dopo il primo anno abbandonano il corso di Laurea LCI.  È stata molto dura abbandonare dopo un anno e soprattutto dopo OTTO esami la facoltà a cui mi ero iscritta, dove avevo trovato tantissimi amici, ma purtroppo l’ho dovuto fare.  Avevo la sensazione di studiare qualcosa di completamente inutile. Le lingue non si studiano, si fanno altre cose. I lettori non hanno alcun potere, non possono nemmeno verbalizzare un esame, il che è ridicolo!!! Perché?

Mi ero iscritta e questo lo vorrei sottolineare, perché pensavo che LCI fosse un’ alternativa valida alla scuola interpreti, che non è pubblica ed è anzi molto costosa (circa 10000 € l’anno per studiare due lingue). Pensavo che la facoltà di LCI comunque sarebbe stata molto più formativa della scuola interpreti, ma tutte le mie aspettative sono andate deluse, gli esami di linguistica erano più importanti di quelli di lingua. Come dire, è più importante saper fare l’x-barra ( ve lo ricordate no?) che saper dire due parole in una lingua straniera.

Per carità, uno studente di lingue deve comunque studiare un po’ di linguistica, ma non deve essere tartassato di topic, focus, pettini morfemici e sintassi. È troppo! Non mi ero iscritta a LCI per studiare le lingue amerindiane, ma per sapere attivamente parlare una lingua, il che è molto diverso! Non ho avuto questa possibilità. Per esperienza ho vissuto all’estero ed ho imparato una lingua sul posto – l’olandese- che ora parlo correttamente ma con molti limiti. Non riesco a scrivere in olandese, tanto per dirne una, anche se posso fare un discorso senza problemi. Mi ero iscritta a LCI proprio perché volevo approfondire la conoscenza delle lingue straniere senza avere problematiche del genere, per ottenere una conoscenza a tutto campo, ma non è servito a niente.

Ora faccio Scienze Politiche. Ho cambiato radicalmente indirizzo universitario, non mi sarebbe mai saltato in mente di iscrivermi ad un’altra facoltà di lingue dopo quest’esperienza. Almeno ora studio cose molto più vicine alla realtà e non puramente teoriche come l’ordine libero nell’x –barra delle lingue aborigene australiane. Mi dispiace di aver perso un anno, so che comunque non è stato un anno sprecato, buttato al vento, mi consola il fatto che per me è stata un’esperienza positiva per altri aspetti, sicuramente NON sotto il punto di vista didattico, anche se mi ha lasciato disgustata ed amareggiata.

Voglio espressamente che il mio nome sia pubblicato.

Irene Fiorani - 04 Dec 2005 22:15:59          

 

 

 

 

_______________ Dopo il 04.12.05

 

 

 

 

39 M.I. - ex-studentessa, CdL, Lingue e Comunicazione Internazionale
“Potrebbe essere una delle facoltà più belle ed interessanti, se solo...”

lo scorso anno mi ero immatricolata presso il cdl ,con tutto l'entusiasmo che uno

studente può avere nell'intraprendere la carriera universitaria, passo importante nella nostra vita.

da sempre la passione per le lingue mi ha accompagnato,il riuscire ad intraprendere una completa conversazione in una lingua diversa dalla mia era il mio obiettivo, cosa meglio quindi di una facoltà di lingue che proietta i suoi studi verso la "comunicazione internazionale"?  sembrava perfetto!

beh,denominazione abbastanza illusoria... l'inizio è stato abbastanza spiazzante per noi matricole che già ci trovavamo spaesati dinanzi al caos del mondo universitario: per uno studente che ha tutte le buone intenzioni nell'intraprendere studi di lingua e che si ritrova invece a fare di tutto tranne ciò che realmente vuole fare, non è molto edificante.

il dover sperare di superare un esame con un semplice 18 perché "tanto non saranno di sicuro queste le materie che realmente mi interessano", ed il vedere così poco tempo dedicato allo studio diretto con la lingua, lascia un po' a desiderare dopo tutte la aspettative che ognuno di noi proietta nel mondo universitario, dopo tutti i sacrifici che ci sono dietro il poter stare in questa città per studiare, il non essere soddisfatti di quello che si studia non è una bella cosa.

il lettorato di un anno è stata l'unica cosa che ha lasciato qualcosa di buono in noi, anche se credo debba essere potenziato trattandosi di una facoltà di lingue.

la comune sensazione di noi tutti neofiti studenti di lingua era quella di non capire quale fosse il filo logico da seguire:cos'è realmente che noi stiamo studiando? lingue o filologia? ed è proprio questo che secondo me ha portato molti di noi, compresa me all'abbandono.

l'impressione che io ho di questa facoltà è quella di un grande melting pot di materie, che non porta di sicuro ad un sapere ben articolato. potrebbe essere una delle facoltà più belle ed interessanti ,se solo fosse strutturata in maniera migliore.

M.I. - 5 Dec 2005 12:19:24          

 

 

 

 

40 G.C. - studente, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“il paese reale con i suoi bisogni reali”

le scrivo innanzitutto per complimentarmi con lei per aver sollevato con i suoi colleghi il problema dell'eccessiva attenzione data alla filologia e la scarsissima attenzione data al reale insegnamento della lingua viva. Le allego un articolo che sicuramente troverà molto interessante, che riguarda il divario in Italia tra la classe dirigente (politica, imprenditoriale... e ora anche universitaria?) che insegue i suoi sogni di grandeur e il paese reale con i suoi bisogni reali. http://www.internazionale.it/beppegrillo/articolo.php?id=7483

G.C. -- 6 Dec 2005 09:48:06         

 

 

 

 

41.  C.C. - laureata, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“Sì, mi sento proprio presa in giro!”

Se può bastare, io porto volentieri la mia testimonianza. Mi sono trasferita a Napoli, lontana dalla mia famiglia, dal mio fidanzato e dai miei amici per continuare a studiare.... perché Napoli? Roma tre non ha offerto una specialistica adeguata agli "operatori della comunicazione interculturale", sebbene quando ci siamo immatricolati si parlava di attivare una specialistica per noi....

sì, mi sento proprio presa in giro! Non solo perché quel poco di lingua che so è perché mi sono spostata dall'università, ma anche perché la mia facoltà aveva il dovere di permettermi di continuare il mio corso di studi presso il medesimo ateneo e non darmi un contentino, attivando una specialistica per pochi!!!! E ancora, per accedere a questa specialistica "gentilmente" offerta, avrei avuto dei debiti per ciò che riguarda filologia!!!!!

Ecco la scelta di andare a Napoli: NON HO DEBITI FORMATIVI! Ma, soprattutto, non mi devo accontentare.....

Non ti sto qui a raccontare le notti insonni, passate a pensare a cosa avrei potuto fare, né il dispiacere dei miei genitori, che hanno fatto tanto per permettermi di studiare per poi vedermi avvilita a causa della mancanza di sbocchi non solo professionali, ma anche universitari! (Mio padre non dormiva per pensare con me alle soluzioni possibili!!!)

Ora che ci penso bene, ad aprile molte mie colleghe si sono laureata, anche loro OCI, e tutte hanno smesso di studiare (purtroppo però non ho i contatti). Di quelli laureati a luglio, solo una ha continuato con un corsol!


C.C. - 7 Dec 2005 16:52:19          

 

 

 

 

42 A.V. - laureata, CdL Lingue e Comunicazione Internazionale
“Nell'offerta didattica di Roma Tre non ho trovato nulla che corrispondesse
ai miei 'desideri di approfondimento delle lingue'"

spero di non essere in ritardo per esporLe la mia situazione.

mi sono laureata il 9 novembre scorso in Lingue e Comunicazione Internazionale (Operatori interculturali) e nell'offerta didattica di Roma Tre non ho trovato nulla che corrispondesse ai miei "desideri di approfondimento delle lingue".

Per quest'anno non proseguirò gli studi universitari nella speranza che il prossimo anno accademico mi riservi qualcosa di migliore (il problema a Roma non è solo del nostro Ateneo) e soprattutto che riesca nuovamente a trovare lo spazio per conciliare i sempre più pressanti ritmi di lavoro con l'altrettanto necessario studio. Intanto sto approfondendo lo studio del cinese da autodidatta e mi rendo sempre più conto che i tre anni offerti dall'università possono considerarsi una semplice infarinatura, comunque necessaria. Per quanto concerne le altre lingue ho la fortuna di lavorare presso l'agenzia di stampa Adnkronos International che mi consente di stare tutti i giorni a contatto con le lingue europee. Spesso nel mio ambiente di lavoro, peraltro molto vasto, mi sono sentita dire che le attuali lauree in lingue valgono molto poco (troppa teoria e pochissima pratica) e questo mi demoralizza perché corrisponde tristemente alla realtà. Nel mio caso ho la fortuna di fare un lavoro che mi soddisfa e che mi piace e questo per ora mi consola... ma gli altri?

Conosco, ad esempio, una ragazza che lo scorso anno ha iniziato a frequentare Lingue alla Sapienza e poi quest'anno è passata a Scienze della Comunicazione a Roma Tre perché non sopportava le eccessive ore di "teoria": questa ragazza ha deciso di iscriversi ad un altro C.d.L. per studiare le lingue in altre sedi. Nella speranza di non averLe rubato tempo inutilmente, le chiederei di poter conservare l'anonimato.

A.V.- 12 Dec 2005 13:14:56         

 

 

 

 

43 I.L. - ex-studentessa, CdL, Lingue e Comunicazione Internazionale
“Può contare su un mio eventuale appoggio o collaborazione”

Durante la mia (seppur breve) "carriera" da studentessa universitaria, ho sempre ammirato il suo modo singolare di condurre le lezioni ed è per la medesima ragione che porto con me un ricordo del tutto positivo del corso da lei condotto.

Purtroppo, per quanto mi riguarda, ho dovuto abbandonare l' università (con molto rammarico, mi creda) per motivi personali, di carattere psicologico; ero arrivata al punto di non riuscire più a seguire le lezioni quotidiane, non per le lezioni stesse, bensì perché era la mia permanenza in facoltà a crearmi dei disagi...[omissis]...
comunque ci tenevo a farle sapere che,(per quanto mi sia possibile, data la mia situazione ovviamente) per quanto riguarda la sua iniziativa, può contare su un mio eventuale appoggio o collaborazione che sia.

P.S. Io dopo 4 anni che ho abbandonato l'università sono ancora in contatto con vari studenti che frequentano. Per sicurezza ho inoltrato la sua e-mail anche a loro con mio grande piacere...

I.L. - 9 Dec 2005 16:24         

 

 

 

 

44 C. F. -- laureata, CdL, Lingue e Comunicazione Internazionale
“Come altre mie amiche ci siamo sentite ingannate”

Io sono stata una studentessa di lingue e comunicazione internazionale a Roma tre. Ho terminato il triennio lo scorso Luglio, ma ho preferito non continuare con il biennio di specializzazione per una serie di motivi.

Innanzitutto, alla fine di questi tre anni se potessi tornare indietro non rifarei la stessa scelta perché io come altre mie amiche ci siamo sentite ingannate.

Se fossi stata più impulsiva alla fine del secondo anno avrei mollato magari ricominciando da capo un altro corso di laurea,ma alla fine ho continuato per non buttare via due anni. Ciò che mi aveva attirato quando decisi di iscrivermi era il fatto che avrei potuto studiare le lingue non tanto soffermandomi sulla letteratura quanto, come dice lei, di studiare la lingua viva, ma ovviamente non à stato così. Mi sono laureata in ritardo a causa di esami assurdi di filologia che tra l'altro erano tra i più importanti visto che si portavano dietro un numero spropositato di crediti. e lo stesso vale per la linguistica descrittiva. A discapito della lingua ovviamente!!

Il nome del corso di laurea andrebbe cambiato perché così com'è serve solo ad illudere gli studenti che vorrebbero studiare le lingue in modo serio, quando invece si ritrovano a dover studiare tutta linguistica e filologia!!

Trovo ASSURDO inoltre il fatto che non ci siano delle lauree magistrali improntate sulla lingua(cosa che mi avevano garantito quando mi sono iscritta al 1 anno!), ma solamente sulla linguistica e sulla filologia...

scusi il termine, ma chi se ne ...[omissis]... di studiare quella ...[omissis]...!! tutti i miei amici sono andati via da roma tre perché nessuno voleva fare altri due anni delle stesse cose fatte e rifatte (a tradimento) per tre anni!!

E' il colmo che non ci sia una specializzazione in lingue in un cdl che "dovrebbe" essere di lingue -- o meglio, è una vergogna!

C.F. - 9 Dec 2005 12:17:10         

 

 

 

 

45 R.C. -- Laureanda, CdL, Lingue e Comunicazione Internazionale
Lasciar perdere è forse l'unica soluzione... quello che vogliono!”

seguo quello che tra succedendo in facoltà tramite i rappresentanti e le mail. I miei pensieri a riguardo potrebbero non contare molto ai fini di un reale cambiamento,ma sarà pur qualcosa... Comincio dall'inizio!

AL PRIMO ANNO, con le prime presentazioni,ci hanno fatto sembrare tutto idilliaco,portandoci come all'interno di una favola,dove tutto sembrava organizzato e ben preparato,con sbocchi lavorativi reali,parlando di comunicazione,di lingue, di arabo, cinese e non c'è sembrato vero di avere questa possibilità e hanno detto che le specialistiche sarebbero state inerenti al corso di laurea.

AL SECONDO ANNO,nulla di nuovo ancora non ci sono specialistiche, ma tutti rispondevano “perchè pensarci ora,abbiamo ancora un anno da sgobbare..” .nel frattempo arabo va avanti con tutti i suoi problemi orari sovrapposti e professori nuovi, diversi da quelli del primo anno, adattarsi non è facile, ma che vuoi fare,se vuoi continuare le cose vanno così,ma intanto qualcuno aveva già mollato, i meno forti pensavo...

ECCOCI AL TERZO ANNO, l'ultimo,si spera, inizia l'anno ma di specialistiche che diano un senso ai nostri studi neanche l'ombra, si c'è SCIENZE del LINGUAGGIO, ma io che voglio poter parlare la lingua in maniera interculturale sedermi al tavolo delle trattative e vedere le sfaccettature della realtà con occhi diversi dai miei,che faccio??? Ah si faccio come tanti, cerco altrove ,ma dove??

Ecco dove iniziano i problemi,o meglio ecco quando ho iniziato a vedere realtà... nulla è andato per il verso giusto, così come ce lo avevano presentato, le conoscenze sono frammentate e non preparano al mondo esterno a nulla di tutto quello che ci avevano promesso...

Ma tornando al problema, per continuare i miei studi, dove vado?? Ci sono Milano, Londra, Copenhagen che hanno attivato corsi di comunicazione interculturale,ma se non hai mamma e papà che pagano e ti coprono le spalle per i due anni successivi, come nel mio caso, che fai?? Ti metti a lavorare e passi tutto l'ultimo anno, più il periodo di preparazione della tesi, a lavorare come cameriera in pub per mettere quattro spiccioli da parte e pagarti qualsiasi corso che ti dia una conclusione sensata agli studi, e contemporaneamente pensi di mollare, perché fino ad ora tutti ti hanno preso in giro,con false promesse e falsi sbocchi.

Tirando le somme dopo 3 anni ti laurei e l'arabo non lo sai come si deve, comunicare in qualsiasi altra lingua è più difficile di quando sei uscito dalle superiori e di comunicazione interculturale non sai ancora se sapresti rendere i concetti in una lingua che non sia la tua.

L'unico pensiero ricorrente ormai è accontentarsi,di tutto quello che non ci hanno dato, lasciar perdere è forse l'unica soluzione... questo è quello che vogliono!!!

Non so se questo è uno sfogo o una reale testimonianza di tutto quello che non va nella nostra facoltà,ma spero serva agli altri per poter dare il loro apporto.

R.C. - 7 Dec 2005 01:37:03          

 

 

 

 

46 C.G. - Laureanda, CdL, Lingue e Comunicazione Internazionale
Mi ritrovo ad essere completamente disorientata

Cercherò di essere breve. Mi mancano pochi esami alla laurea ormai, e mi ritrovo ad essere completamente disorientata.

Tre anni fa mi sono iscritta al corso di laurea in LCI perché la definizione elegantemente riportata sulla guida dello studente sembrava corrispondere esattamente a ciò che stavo cercando e invece...

Ma non intendo lamentarmi per i tre anni passati (quello che è fatto è fatto), tuttavia sono seriamente preoccupata per il mio futuro. Avrei voluto continuare gli studi con una laurea specialistica improntata sullo studio della lingua viva (come logico proseguimento di un corso di LCI) ma non mi sembra di averne l'opportunità qui a Roma Tre, così non posso fare altro che trasferirmi in un'altra città con tutte le difficoltà che questo comporta. Del resto mi pare di capire che non sarò l'unica... Certo non è che Roma Tre perdendo tutti questi studenti di lingue ci faccia una bella figura!!!

P.S. non intendo mantenere l'anonimato, del resto non ho fatto altro che esprimere una mia opinione e posso farlo dal momento in cui siamo in un paese democratico, no?

Chiara Ghirelli - 14 Dec 2005 11:22:31         

  

 

 

 

47 M.I. -- studentessa, CdL in Lingue e Comunicazione Internazionale
“Sono molto demotivata e delusa da questa facoltà... Non so neanche se riuscirò a terminare i miei studi!”

Volevo dirle che ha tutto il mio appoggio, sono una studentessa del Vecchio Ordinamento della facoltà di lingue e voglio dirle apertamente che se solo potessi tornare indietro non avrei mai scelto questa facoltà!

Quando mi sono iscritta, venivo da un liceo linguistico dove la lingua viva, parlata era praticata tutti i giorni, sostenevo interrogazioni in inglese ed in tedesco senza alcun problema, ma dopo qualche anno di università mi sono accorta che le mie conoscenze delle lingue straniere sono regredite. Sostenevo esami di letteratura straniera in italiano, (l'unica parte di lingua era una mini conversazione di 5 minuti su un argomento preparato, oppure la traduzione di una pagina di un testo di letteratura) in pratica facevo molte più ore di lingua straniera al liceo che all'università!!!

Inoltre gli esami di lingua sono veramente pochi!

Adesso mi mancano pochi esami alla laurea ma sono molto demotivata e delusa da questa facoltà e dalla mia scelta! Non so neanche se riuscirò a terminare i miei studi!

Personalmente ho sconsigliato a molte persone di iscriversi qui e di cercare magari una facoltà migliore dove si insegni veramente la lingua viva!!!

Spero che per il futuro si riesca veramente a fare qualcosa di concreto per migliorare questa vergognosa situazione! Siamo stanchi di dover andare all'estero per imparare una lingua!

-- M.I. 29 Dec 2005 11:42:36         

 

 

 

 

48 E.F.. laureata in Lingue e Comunicazione Internazionale
“Sono stata così costretta a cambiare sede, cambiare professori, cambiare città”

Mi sono laureata in Lingue e Comunicazione Internazionale il 5 luglio 2005.

Tuttavia ho scelto di non proseguire la specialistica a Roma Tre, dato che ne esisteva soltanto una, e ovviamente è esclusivamente basata su studi di tipo linguistico. Non l’ho fatto per una mia allergia alla materia, la quale invece mi piace molto. Ma per la conseguente mancanza di sbocchi, per la fortissima incoerenza tra quello che è il nome del corso di laurea svolto “LINGUE E COMUNICAZIONE INTERNAZIONALE” e ciò che ho effettivamente studiato (per lo più linguistica).

Sono stata così costretta a cambiare sede, cambiare professori, cambiare città.

Ora mi sono iscritta a “Lingue straniere per l’impresa e la cooperazione internazionale” [Chieti-Pescara], dove, spero, avrò modo di affiancare allo studio delle lingue, qualcosa di più concreto (si prevede economia politica e diritto dell’unione europea…).

Al di là delle mie scelte personali, le ho comunicato questo per sostenere la sua iniziativa, che apprezzo e condivido. L’università di Roma Tre potrebbe offrire molto di più, grazie alle strutture che possiede e anche alla presenza numerosa di lettori madrelingua, in gamba e che, personalmente, mi hanno dato moltissimo. Tutte cose che, purtroppo ora, non ho più nella attuale università, più piccola e con meno fondi a disposizione.

-- E.F., 12 Jan 2006 12:14:39          

 

 

 

 

49 D.B. - laureata in lingue e comunicazione internazionale
“Un corpus docenti dall'eccellente preparazione... lettori davvero in gamba... strutture invidiabili, ma...”

Sono una studentessa laureata nell'anno 2004/2005 in Lingue e comunicazione internazionale.  Ritengo che la sua protesta sia basata su motivi reali e che dia voce all'insoddisfazione degli studenti di lingue.  Per quanto mi riguarda, sono delusissima dal mio ex corso di laurea che pur chiamandosi lingue e comunicazione internazionale, di lingue e di comunicazione ha davvero poco, forse sarebbe stato più corretto chiamarlo corso di laurea triennale in linguistica. 
 
Per tre anni abbiamo dovuto sostenere un numero assurdo di esami di linguistica e seguire un numero di ore di lezioni frontali esageratamente superiori a quelli di lingua. 
 
Quando mi iscrissi alla triennale il mio livello di inglese era ottimo... ora è di gran lunga inferiore.
 
Tutto ciò non di certo per una mia mancata applicazione (ho sempre ottenuto ottimi risultati agli esami di lingua) ma perché frequentare una facoltà di lingue significa, a mio modesto avviso, interiorizzare la lingua non solo nel suo uso orale e scritto ma anche mettere in pratica quelle che sono le diverse strategie di comunicazione.
 
Altro problema, il corso di laurea magistrale.... sono stata costretta a cambiare facoltà, università e città perché l'unica specialistica attivata è stata quella in scienze del linguaggio. Per cui per poter frequentare un corso di laurea specialistica nella classe 43/s, ho dovuto trasferirmi con grande rammarico a Pescara. 
 
Dico, con grande rammarico, perché ritengo che Roma tre abbia un corpus docenti dall'eccellente preparazione e dei lettori davvero in gamba, e delle strutture che sono invidiabili da tutti gli atenei. Il problema è che le nostre esigenze di studenti di lingue sono rimaste delle utopie e tutto questo perché si è data più importanza alla filologia e alla linguistica piuttosto che alla "lingua". Le invio i miei più sinceri auguri, sperando che il suo impegno porti ai risultati sperati.

--D.B.. 10 Feb. 2006 11:34:02          

 

 

 

 

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