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Tutto ciò che avresti sempre voluto sapere sulle tesi di laurea
e nessuno ti ha mai voluto dire.
 
Patrick Boylan, Università Roma Tre, www.boylan.it

 
1.  "
Cos'è una tesi di laurea e come bisogna farla?Cliccare qui> 

2.  "Come bisogna scegliere il relatore?” Cliccare qui> 

3.  "Quali sono le SCADENZE?" *   Cliccare qui> 

4.  "Come schedare i libri e gli articoli che leggo?"  Cliccare qui> 

5.  "Come redigere le citazioni e le indicazioni bibliografiche?"  Cliccare qui> 

6Come trovare i cataloghi on line delle biblioteche di Roma?  Cliccare qui> 
       E le riviste on line? Cliccare qui> 

7Che dimensioni (margini, caratteri, ecc.) deve avere una tesi?"  Cliccare qui> 

8.  "Come devono essere: frontespizio, copertura, dedica, ecc.?"  Cliccare qui> 

9.  "Quante copie bisogna fare stampare?  Quando consegnarle?" Cliccare qui> 

10.  "Come si calcola il voto per la tesi e che importanza ha il voto?"  Cliccare qui> 

11. “Come faccio a far pervenire dall'estero i libri che mi servono per la tesi?
        
Ci sono librerie di libri gratis o per poca spesa sull'Internet?Cliccare qui> 

12.  "Non si finisce mai 'sto lavoro: chi me l'ha fatto fare?"  Cliccare qui> 

 



     

Regolamento tesi di laurea
approvato dal Collegio Didattico LCI il 4.12.08, il cui verbale è stato approvato il 19.2.08.


Si delibera che:


  1. Al momento dell’assegnazione della tesi, gli studenti riceveranno dal docente che seguirà il lavoro di elaborazione della tesi un modulo cartaceo in doppia copia (vedi allegato A) che dovranno compilare in ogni parte. Tale modulo sancirà un accordo tra studente e docente che avrà validità di sei mesi rinnovabili. Una copia del modulo sarà consegnata al docente e l’altra in segreteria, dove si costituirà un registro delle tesi assegnate, che potrà essere su domanda consultato dagli studenti.


  1. L’elaborato che lo studente presenterà per ottenere la laurea triennale avrà un numero totale di circa 60 cartelle da 2000 battute (numero minimo 50 cartelle, massimo 80 cartelle).

Nel caso che nei nuovi ordinamenti il numero dei crediti assegnati all’elaborato finale non sia più di 9CFU bensì di 6CFU l’elaborato finale avrà una lunghezza massima di 40 cartelle. La tesi di laurea specialistica avrà una lunghezza di 80-120 cartelle di 2000 battute circa.


  1. Per ottenere l’autorizzazione e la firma del docente relatore alla richiesta di discussione della tesi, lo studente dovrà aver già presentato al relatore la stesura finale corretta e approvata di almeno due terzi del suo elaborato.


  1. Dal momento che ogni anno si registra una media di 200-220 tesi discusse nel CDL in Lingue e Comunicazione internazionale, si può prevedere l’assegnazione di un numero minimo di dodici tesi annue per docente. Ovviamente l’assegnazione di un numero maggiore di tesi è a discrezione del docente.


  1. Le commissioni di laurea si atterrano ai seguenti criteri per la valutazione della tesi


Voto discussione tesi: massimo 7 punti

Voto Giudizio:
0 scarso
1→3 sufficiente

4→5 buono

6 molto buono

7 ottimo ( l’assegnazione di 7 punti richiederà una breve motivazione scritta da parte della commissione)


  1. Si rimanda ad un altro consiglio la discussione e votazione sull’opportunità di conservare la figura del correlatore o di toglierla.



Questi regolmenti implementano le
NUOVE DISPOSIZIONI MINISTERIALI RELATIVE ALLE TESI DI LAUREA (TRIENNALE)
emanate dal Ministro Mussi il 26 luglio 2007 e che sono stati affissi su questo sito. Come promemoria, esse vengono riportate di seguito

Occorre definire meglio il ruolo della prova finale nel percorso di laurea e in quello della laurea magistrale, tenendo conto della loro diversa funzionalità e del peso e del valore diverso che si deve attribuire loro. Alla prova finale della laurea va riconosciuto il ruolo di importante occasione formativa individuale a completamento del percorso, senza richiedere una particolare originalità. Ad essa va attribuito un numero di CFU misurato sul tempo effettivamente da impiegare per la sua preparazione. Dovrebbe comunque risultare condivisa la prassi che le commissioni preposte alle prove finali esprimano valutazioni riferite all’intero percorso di studi, i cui criteri potrebbero essere la coerenza tra obiettivi formativi e obiettivi professionali, la maturità culturale e la capacità di elaborazione intellettuale personale. Per la laurea magistrale i CFU da attribuire dovrebbero essere notevolmente superiori a quelli previsti per la laurea, con un punteggio di merito adeguato alla qualità del lavoro svolto, fermo restando che la tesi di laurea magistrale deve comunque essere elaborata in modo originale dallo studente sotto la guida di un relatore. -- dall'articolo 3, “Raccomandazioni”, comma (i), delle LINEE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE DEI NUOVI ORDINAMENTI DIDATTICI DEI CORSI DI LAUREA E DI LAUREA MAGISTRALE, MUIR (a firma del Ministro Fabio Mussi), 26 luglio 2007.





In soldoni, secondo tutte queste disposizioni, quanto (e quale) lavoro viene richiesto ora per la tesi?

Dal momento che ogni CFU vale 25 ore di lavoro (per disposizione comunitaria), il lavoro sulla tesi ora non deve superare 7 x 25 ore, ossia 175 ore.  Se lo studente ci lavora 20 ore alla settimana (in pratica, a tempo pieno, contando trasporti, ecc. ), vuol dire che la durata complessiva di ricerca, letture, compilazione, sperimentazione (se c'è), stesura e rifinitura non dovrebbe superare le 9 settimane ossia 2 mesi abbondanti.  Se lo studente lavora a tempo parziale, 4 mesi.

In quanto alla seconda domanda – quale tipo di lavoro viene richiesto ora per la tesi – le Linee Guida ministeriali stabiliscono che le tesi del triennio non devono essere necessariamente sperimentali (cioè con un apporto originale) ma possono essere soltanto compilativi. 

Infine l'assegnazione del voto deve tener conto dei voti ricevuti durante tutti e tre gli anni, nonché ogni altra attività formativa compiuta in Facoltà (ad esempio, la partecipazione in seminari sperimentali per i quali non vengono assegnati crediti).



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COS'E' UNA TESI DI LAUREA E COME BISOGNA FARLA?



La stesura di una tesi di laurea è l'unica occasione, per gran parte degli studenti universitari italiani, di imparare ad esprimersi per iscritto in maniera esplicita e verificabile, ossia “scientifica”. E' dunque un'occasione da non sciupare facendo una tesi in fretta e furia.


Ma cosa vuol dire “scrivere in maniera scientifica”?


Generalmente si pensa che uno scritto sia scientifico quando fa affermazioni “obiettive”, “dimostrate”, quindi “incontestabili”.    Ma non è così. 


Gli stessi fisici cambiano le loro spiegazioni sulla natura della materia ogni 50 anni.  Hanno perciò imparato a non pretendere, come una volta, che le loro spiegazioni siano “obiettivi”.  Cerano di dare dimostrazioni, questo sì, ma di ciò che possono ipotizzare sui fenomeni da loro osservati fino a quel momento.  Non possono sapere quali future osservazioni rovesceranno le conclusioni a cui sono giunti oggi.  Le "verità scientifiche", dunque, sono da considerarsi sempre provvisorie: uno scienziato moderno non stabilisce più "leggi", come in passato; stende "protocolli delle osservazioni fatte", aperti a cambiamenti.


E' ancora più falso dire che uno scritto scientifico sia “incontestabile”.    Un fisico, nel presentare le sue ultime teorizzazioni, fornisce ai suoi avversari tutti gli strumenti necessari per contestarle: spiega le sue basi di partenza (le premesse e le ipotesi), indica le procedure e gli strumenti usati (così gli avversari possono facilmente replicare i suoi esperimenti e eventualmente invalidare le sue conclusioni), ecc.    Insomma, un buon scienziato vuole che le sue teorie vengono contestate perché solo se resistono al vaglio critico di tutti i colleghi potrà ritenere di aver fatto la formulazione più attendibile... per il momento (come abbiamo detto, non si sa ciò che le future osservazioni apporteranno come dati per rovesciare queste teorie).


Allora, se una affermazione scientifica non è “obiettiva” e tanto meno “dimostrata” in modo “incontestabile”, che cosa rende quella affermazione “scientifica” e quindi diversa da una mera opinione?


L'abbiamo appena detto: uno scritto è scientifico se dà a chi lo legge la possibilità di contestarlo: se spiega le sue basi di partenza (le premesse e le ipotesi), se indica le procedure e gli strumenti usati (così il lettore potrà controllarli e eventualmente invalidare le sue conclusioni), ecc. In una parola, uno scritto è scientifico se, come abbiamo detto all'inizio, è esplicita e verificabile. Adesso queste due parole ti saranno sicuramente più chiare.


Arriviamo a noi, dunque.


Tu, nel fare la tua tesi, devi imparare a scrivere in modo esplicito e verificabile. Sul piano della forma, ad esempio, devi giustificare le tue affermazioni (se non sono conoscenze comuni) o con dimostrazioni o “scaricando barili”, cioè citando qualcuno che abbia asserito ciò che vuoi affermare.


Ad esempio, puoi scrivere, senza nulla aggiungere:

In inglese esiste un unico pronome – “you” – per rivolgersi ad un interlocutore, essendo da generazioni sparita dall'uso comune l'opposizione thou/you...

perché si tratta di una conoscenza comune.


Ma bisogna rendere esplicite e verificabili le tue giustificazioni per scrivere affermazioni come:

In una rapporto studente/docente universitario negli Stati Uniti il professore può mantenere la stessa distanza che conferisce il “Lei” italiano (enhanced V-form) usando il cognome dello studente, eventualmente con “Mr.” o “Ms.” per marcare ancora di più la distanza (Gumperz, 2001:322), nonché attraverso varie strategie stilistiche come la pronuncia estesa di you al posto del più informale ya (vedi l'Appendice B: Trascrizioni di registrazioni fatte in 18 università americane)

Nel primo caso lo studente ha “scaricato” la responsabilità dell'affermazione sul sociolinguista americano, Gumperz, nel suo libro del 2001 alla pagina 322. 


Prendere nota della forma della citazione da usare nella tua tesi:

...per marcare la distanza (Gumperz, 2001:322).”

Nell'attribuire un'affermazione ad uno studioso, dunque, devi indicare il suo nome, la data del suo testo e la pagina di riferimento. Non bisogna dare il titolo del testo né l'indicazione dell'editore, perché questi dati vanno scritti una sola volta per tutte nella bibliografia. Devi indicare anche la pagina se accenni ad una affermazione precisa (invece basta indicare l'anno se accenni al discorso globale del testo) in quanto ciò darà la possibilità al tuo lettore di leggere l'affermazione nel suo contesto e di contestarti se l'hai citato, appunto, fuori contesto.  Questa maniera di scrivere è dunque scientifica perché rende (1.) esplicito e (2.) verificabile quanto affermi.


Nel secondo caso – (Appendice B: Trascrizioni di registrazioni fatte in 18 università americane) – lo studente ha cercato di dimostrare la sua affermazione (pur sapendo che nessuna dimostrazione possa dirsi incontestabile, come abbiamo detto prima) facendo accenno ad una serie di registrazioni che egli ha fatto, durante un soggiorno negli Stati Uniti, di professori e studenti americani durante l'ora di ricevimento. 


Notare come le dimostrazioni vengono presentate:

Generalmente si mettono i dettagli tecnici (le tabelle se lunghe, le trascrizioni, ecc.) in un appendice e, nella tesi, si far riferimento ad essi di volta in volta – come nell'esempio appena dato:

(Appendice B: Trascrizioni di registrazioni fatte in 18 università americane)

Ma prima, bisogna esplicitare le modalità usate per raccogliere i dati. Generalmente le procedure di raccolta e di analisi (che costituiscono un “protocollo”) vanno sistemate anch'esse in un'appendice per facilitarne la consultazione. Questa appendice (A) precede la presentazione dei dati (Appendice B):

Appendice A: Protocollo usato per le registrazioni.

Come vedi, dunque, lo studente fornisce tutte le spiegazioni necessarie per consentire ai suoi lettori di contestarlo se ha sbagliato in qualcosa -- ad esempio, lo studente nel nostro esempio darà i nomi delle università per consentire ai lettori di valutare se sono effettivamente rappresentative; indicherà testualmente la spiegazione che ha dato ai professori, nel chiedere il permesso di registrarli (certe spiegazioni fatte male etnograficamente possono indurre un professore ad essere più formale del normale) e via discorrendo.  In una parola, il protocollo deve consentire ai lettori della tesi di valutare il tipo di rapporto che lo studente ha creato con i suoi intervistati; questo consentirà ai lettori di poter giudicare il grado di spontaneità reale dei discorsi registrati, ecc., ecc.

Insomma nel esplicitare il suo protocollo, lo studente fornirà tutte le informazioni necessarie perché i suoi lettori possano (1.) eccepire le modalità con le quali i dati sono stati raccolti e (2.) volendo, replicare la sperimentazione seguendo il protocollo per vedere se giungono alle stesse conclusioni. 

Questo modo di scrivere, dunque, è scientifico non perché le conclusioni dello studente sono necessarie “vere” bensì perché lo studente si è espresso in modo esplicito e verificabile.


Nella tua tesi userai prevalentemente il primo procedimento (la citazione di noti studiosi, addossando su di loro la responsabilità di quello che affermi). Infatti, nelle 60 pagine del tuo elaborato hai lo spazio per dimostrare una sola cosa: appunto, la tesi che difendi, e basta.  Non puoi dimostrare tutte le premesse a monte – la ricerca non finirebbe mai!!   


Nella prima parte della tesi (chiamata parte compilativa), dunque, devi presentare le tue premesse appoggiandoti sul sapere accumulato – comune o documentato. Il tuo lavoro verrà costruito su queste premesse.


Nella seconda parte della tua tesi (chiamata parte sperimentale) spiegherai la ricerca che hai condotto per ampliare o contestare il sapere accumulato. Giustificherai il tuo modo di lavorare passo per passo facendo riferimento a quanto hai spiegato e documentato nella prima parte della tesi. 


Poi nella terza parte – la discussione e le conclusioni, che sono “sperimentali” anch'esse in quanto sono la continuazione e il coronamento della seconda parte – analizzerai i dati prodotti con la tua ricerca e spiegherai le conclusioni a cui questi dati ti consentono di arrivare. In questa terza parte avrai (finalmente!) la possibilità di esprimerti per conto tuo – senza fare riferimenti a “noti studiosi” – perché a quel punto, sarai diventato anche tu uno studioso (per quanto non ancora noto) e potrai legittimamente formulare un tuo parare sull'argomento trattato.  Insomma, potrai finalmente dire “io”!   (Ma non bisogna strafare; usare “io” solo quando necessario; un ricercatore tende ad eclissarsi per quanto possibile e lasciare parlare i suoi dati.)  


Prendere nota, dunque, dello stile da adoperare nella stesura della tesi:


I. Nella prima parte lo studente deve evitare ogni riferimento a se stesso.

NO: Secondo me, in inglese, anche l'uso del prenome, se uno lo dice per intero, è come dare del Lei in Italia.  Infatti, se io chiamo Robert uno che si fa chiamare Bob, questo, a mio parere, è come quando io do del Lei in italiano.
            = da eliminare.

SI': E' ipotizzabile che l'uso del prenome anziché del diminutivo in inglese – come Robert al posto di Bob – crea la stessa distanza interpersonale prodotta in italiano dall'uso del V-form Lei (Gotti, 2005:122).


II. Invece, nella seconda e soprattutto nella terza parte della tesi, quelle sperimentali, lo studente può – con giudizio – introdurre la propria soggettività in quanto è colui che ha raccolto ed interpretato i dati secondo la propria angolazione soggettiva (dichiarata, per correttezza, nelle premesse).

SI': Questi dati sono chiaramente parziali: non mi è stato possibile visitare più di 18 università nel breve lasso di tempo del mio soggiorno negli Stati Uniti. Tuttavia...
(N.B. Anche il plurale è possibile: Questi dati non ci consentono di concludere che...”)
             = permesso.


Attenzione, però: avere il diritto di parlare alla prima persona non vuol dire poter usare il linguaggio tipo “conversazione al bar” che connota la prima delle due frasi appena riportate in precedenza (quella NO, che comincia: “Secondo me in inglese...”). 


Anzi, il linguaggio da usare, sia nella prima che nella seconda e terza parti della tesi, è sempre quella dell'esposizione scientifica.  Quindi nella seconda parte puoi parlare alla prima persona scrivendo “i dati non ci consentono di concludere nulla”, perché il tuo stile rimane quello di un discorso scientifico.  Ma non puoi scrivere “Secondo me, è come quando...” perché questo modo di esprimersi appartiene al linguaggio colloquiale, impressionistico – insomma, quello del bar.


Per rendere il concetto più chiaro, rileggere le due frasi riportate qui sopra: quella NO e quella SI'.


Nella frase SI' (che cominicia: “E' ipotizzabile che l'uso del prenome anziché del diminutivo in inglese...“), noterai che lo studente adopera un linguaggio più scientifico.  In che cosa consiste questa qualità?  Il suo linguaggio è scientifico in quanto:

  • si distanzia dall'oggetto del discorso (dice “è ipotizzabile” invece di “secondo me”);

  • descrive l'oggetto con termini precisi (dice “il prenome anziché il diminutivo” e non “il prenome, se uno lo dice per intero”; dice “crea la stessa distanza interpersonale” e non “è come quando io do del Lei in italiano”; dice “V-form” e non “dare del Lei”*);

    *I sociolinguisti distinguono, in tutte le lingue, due modalità fondamentali per designare un interlocutore: un modo che lo avvicina a chi parla e un modo che segna distanza. Chiamano la prima modalità la T-form e la seconda la V-form, sul modello del Tu/Vous in francese.  I termini scientifici non sono inutili complicazioni; esprimono concetti complessi in pochi vocaboli.  Ti consentono dunque di dire di più e con maggiore precisione in minor tempo.

  • è più conciso – la frase NO usa 40 parole per dire, malamente, quello che la frase SI' dice con precisione in 29 parole (esclusa la citazione);

  • crea rapporti espliciti e verificabili tra i termini. Soffermiamoci su quest'ultimo punto.  Nota la differenza tra i contenuti espressi dalle due espressioni “crea distanza interpersonale” e “è come quando io do del Lei in italiano”. La prima indica un fenomeno misurabile*, la seconda no.

    *La maggiore ”distanza interpersonaletra due americani che usano prenomi anziché diminutivi si misura rilevando il basso grado di variazione nell'intonazione, la rigidità della postura, la complessità sintattica, ecc.

    Invece chi scrive la seconda frase – “è come quando io do del Lei in italiano” – parla di "come" egli vive l'uso del Lei (ma noi non possiamo sapere come egli lo vive, è tutto nella sua testa).  Inoltre, rievoca la propria esperienza soggettiva per giustificare le proprie affermazioni.  “Le cose sono come io dico perché io le ho vissute così, punto e basta.”   Questo modo di rapportare tutto al punto di visto personale va bene in una discussione al bar (forse), ma certamente non in uno scritto scientifico, che dovrebbe suffragare ogni affermazione in un maniera che sia verificabile da tutti.

    Per una descrizione dello “spazio linguistico” in cui si collocano discorsi comuni e discorsi scientifici, vedi gli scritti di Tullio De Mauro e di Silvana Ferreri – ad esempio: Ferreri, S. (2003). “Educazione linguistica e lingue straniere”, Perspectives, XXX:1, pp. 131-145.
     


- - -


Nessuno ti ha mai spiegato come scrivere un testo scientifico, né a scuola, né durante i tre anni di insegnamenti universitari che ti hanno portato alla laurea?


Purtroppo, così è per la maggior parte degli studenti e non solo per te.


I maligni -- tra di loro -- dicono che il motivo per il quale i professori non insegnano a scrivere, è perché a loro non va di dover correggere compiti a casa la sera.  Costa assai meno fatica interrogare oralmente in aula.  Sia a scuola che all'università.  Io penso invece che ci sia anche una questione culturale di mezzo. 


Nella società italiana tutte le istituzioni – e non solo l'università – tendono a perpetuare una particolare visione del mondo considerata (a torto o a ragione) essenziale all'identità nazionale: un modo di vedere le cose in maniera fluida, dinamica, non inchiodandole su carta con parole esplicite e verificabili. 


Lo scrittore francese Stendhal, che fu anche console francese in Italia, racconta nelle sue Memorie le settimane e settimane di attesa che dovette patire la prima volta che chiese ad un funzionario romano altolocato (un Cardinale!) la grazia di essere ricevuto per trattare un importante affare di Stato.  L'attesa durò fin quando non gli venne in mente di precisare al segretario del prelato che non desiderava buttare giù su carta nulla, voleva solo discutere i principi di un'eventuale intesa. L'udienza fu concessa immediatamente. “Caro Console – esordisse il Cardinale, nel ricevere Stendhal con le braccia aperte – ma perché non mi ha detto subito che non si trattava di un affare da scrivere?!”


Ora hai un'occasione irripetibile per arricchire la tua cultura – personale e nazionale – con un secondo filone: la pratica (oso dire l'amore?) dello scrivere in maniera esplicita e verificabile. Cioè, hai un'occasione irripetibile per affiancare alla tua ben consolidata tradizione orale anche la tradizione che Galileo Galilei (e ben prima di lui Dante Alighieri) hanno cercato – in verità, senza molto successo – di impiantare nella loro amata ed contestata penisola italica: lo scriver chiaro.  


In bocca al lupo.



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SCADENZE


Al docente lo studente deve fornire, con le scadenze che lo studente deciderà, i documenti che seguono:  (Ma attenzione: il punto 5 deve essere completato almeno un mese e mezzo prima della seduta di laurea)

Ogni fase inizia con una stima (tra parentesi) del tempo che probabilmente lo studente impiegherà se lavoro a tempo parziale (10 ore alla settimana, quindi sei mesi per completare tutto; l'arco di tempo, espresso in mesi, viene dimezzato se si lavora almeno 20 ore alla settimana).

  1. (1 mese) Il piano di lavoro. Quale domanda ti poni?  Perché?  Come pensi di trovare risposte?  Partendo da quali testi fondamentali? (Bastano 2 o 3 autori che ti abbiano “ispirato”.)   
    Per decidere la domanda da indagare per la tesi, è saggio porsi due quesiti: Cosa ho voluto imparare all'Università che non ho ancora potuto studiare per via dei programmi imposti? (Ora è la tua occasione.)   Quale ambiente di lavoro vorrei poter esplorare (usando la tesi come “scusa”), per conoscerlo da più vicino e per darmi una preparazione specifica?

  2. (2 mesi) La schedatura dei testi: almeno 5 libri, 5 articoli da rivista scientifica, 5 testi trovati in Internet.  Questo materiale formerà la base della prima parte della tesi (la parte compilativa) e quindi serve a documentare le premesse, le ipotesi di lavoro, e il procedimento impiegato per rispondere alla domanda che ti sei posto. La procedura di schedatura viene spiegata qui>

    Gli studenti che devono “accelerare” potranno svolgere queste due fasi mentre danno gli ultimi esami. Così potranno laurearsi anche 5 mesi dopo gli esami. 

  3. (1 mese) La stesura della parte compilativa: si fa presto, grazie alle schedature raccolte. Una volta completata, verrà discussa col docente contestualmente all'approvazione dell'impianto sperimentale di ricerca.

  4. (1 o 2 mesi) Lo svolgimento e la stesura della parte sperimentale.  Una volta completata, lo studente e il docente discuteranno che interpretazione dare ai dati.

  5. (1 mese e mezzo) La stesura della discussione dei risultati ottenuti e delle conclusioni finali. Sembra la parte più facile ma proprio nello stendere le sue conclusioni lo studente scopre spesso di non aver posto le domande giuste – o perlomeno non interamente. Quindi torna su alcuni dei passi precedenti.  Agli iperscrupolosi questo “ritornarci sopra” potrebbe durare una vita, quindi il docente eserciterà il diritto di dire, quando gli sembrerà opportuno: “Basta – non esiste il sapere definitivo! In copisteria!” Invece ai poco scrupolosi occorrerebbe fare il discorso inverso (“Fermati, non andare in copisteria ancora!”) ma in teoria alla “Fase 5” questa categoria di studente non doverebbe esistere: avrà risolto i suoi problemi nelle fasi precedenti.

  6. (un mese e mezzo) Stesura finale, consegna in copisteria, seduta di laurea. Quando lo studente avrà completato la quinta fase, il docente firmerà il foglio di prenotazione per la seduta di laurea. Il mese e mezzo che seguiranno serviranno per scrivere “la bella” (le varie stesure precedenti erano solo le “brutte”) e sottoporlo ad una persona compiacente che possa servire da correttore di bozze (non è questo il compito del docente). Dopo la lettura della stesura finale da parte del docente, lo studente potrà consegnare il testo in copisteria per la rilegatura.  La tesi definitiva va consegnata al co-relatore almeno due settimane prima della seduta di laurea (alcuni co-relatore desiderano partecipare alla fase della stesura; in tal caso, conoscendo il lavoro, può bastare la consegna ad una settimana dalla seduta di laurea).

    Poi la seduta di laurea.

     

    Tempo complessivo impiegato: sei, anche nove mesi.
    (Era meglio fare un figlio? Forse.)


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Come trascrivere,
sulla schedatura di ciascun libro o saggio che leggete,
le necessarie indicazioni bibliografiche da citare nella tesi.

Queste indicazioni consentono al tuo lettore di rintracciare i testi da te citati per verificare che tu non abbia commesso qualche errore nel copiare le frasi che citi, o che non abbia frainteso il contesto in cui appaiono nell'originale le frasi da te citate. 

Come si è detto sotto la voce “Cos'è una tesi di laurea?”, dal momento che la tesi è uno scritto "scientifico" e dal momento che "scientifico" vuole dire che dai al tuo lettore la possibilità di scoprire gli eventuali errori logici nelle tue asserzioni e gli eventuali errori materiali nelle tue "prove", bisogna fornire al tuo lettore tutte le indicazioni utili. 

INDICAZIONI per un LIBRO – notare la punteggiatura


Cognome-Autore1, Iniziale-del-Prenome. & Cognome-Autore2, Iniziale-del-Prenome (Data pubblicazione). Titolo scritto in corsivo. Eventuale edizione. Eventuale collana. Eventuale "autore di prefazione" (se celebre). Luogo di pubblicazione: Editore, numero di pagine totali del testo.   (Nota: se si tratta di un libro vecchio che usa numeri romani per la prefazione bisogna scrivere ad esempio "pp. XXV, 333" che significa pagine I a XXV per la prefazione e poi pagine 1-333 per il resto. Normalmente basta scrivere: "pp. 333".)   Inoltre potresti segnare anche il numero ISBN ma solo se il testo è di una piccola casa editrice o tipografia poco conosciuta – il numero aiuta il tuo lettore a trovare il testo tramite i cataloghi dei librai. 


Infine, per concludere la citazione bibliografica, se si tratta di una traduzione, indicare: [il titolo originale in lingua (in corsivo), luogo di pubblicazione: editore, data].  Questo è un atto di onestà, un'ammissione che tu non sei andato a leggere l'originale per prendere la citazione che ti serve; nel contempo è un servizio che rende al tuo lettore che – volendo verificare che l'esperto da te citato intende ciò che tu asserisci che intende – troverà nella tua bibliografia le indicazioni necessarie per risalire alla fonte.  Naturalmente, la cosa migliore sarebbe che TU legga (e citi) la fonte – ma non sempre sai la lingua in cui il testo originale è stato scritto e non sempre il testo è reperibile facilmente. 


Se manca l'indicazione di una data, mettere "S.D." (senza data); "S.L." significa senza luogo. 


Esempio:

Bianchi, P., Rossi, M. & Neri, L. (1999). Storia del Libro. 4a edizione (1a ed. 1990). Collana Strumenti per la Tesi. Prefazione di Umberto Eco. Bari: Laterza.


Nella tesi, accenni a questo testo così:

...dunque il libro si può definire “il primo computer costruito dall'uomo” (Bianchi et al., 1999: 25)

N.B: Se gli autori sono più di due, indicare il primo e poi usare l'espressione “et al.” per indicare gli altri.



Portolu, E. (2004).
Il Libro. Trad. Gavino Ledda. Cagliari: Tipografia SottoCasa, pp. 200, ISBN 1234567890. [Orig.: Su Libru. Nuoro: Edizioni Pergamene, S.D.]

Qui viene dato il numero ISBN perché il testo, da un editore sconosciuto, sarebbe difficilmente reperibile altrimenti. Non viene ripetuto il nome dell'autore dopo “Orig.” perché è ovviamente lo stesso.

 
 

INDICAZIONI per un ARTICOLO IN UNA RIVISTA – notare la punteggiatura


Autore & coautori (Data). Titolo (scritto in caratteri normali, senza virgolette). Nome della rivista (in corsivo). Volume: numero.   (Il volume è l'anno di pubblicazione da quando è iniziato, il numero è l'"emissione" per quel anno.  Ad esempio, una rivista trimestrale che esiste da dieci anni e che emette il suo terzo numero per l'anno in corso lo designerà come: X:3).   Infine, pagine dedicate all'articolo: pp. XX-XXX. 


Esempio:

Pallino, P. & LaRossa, M. (2000). Come scrivere una storia del libro. Rivista storiografica, XII:2, pp. 50-75. 


Nella tesi, accenni a questo articolo così:

...dunque la storia del libro è la storia della memoria dell'uomo (Pallino & LaRossa, 2000)

N.B. Non viene indicato una pagina perché l'intero articolo è dedicato al tema del libro come memoria dell'uomo.




INDICAZIONI per un SAGGIO IN UN LIBRO
composto di saggi di vari autori e curato da uno o più curatori


Pallino, P., Rossi, M. & LaRossa, M. (2001).  Proposta per una nuova storia del libro.  In: U. Neri & L. Bianchi (a cura di), La Storiografia del libro si rinnova (pp. 147-191).  Torino: Borighieri. 


Nella tesi, accenni a questo saggio così:

...dunque la storia dell'uomo è “la storia della conservazione dei libri” (Pallino et al., 2001:191)



     

INDICAZIONI per una CITAZIONE riportata in un libro, articolo o altro
 

Poniamo che in un testo di F. Barbiere viene riportata una citazione che tu vorresti citare a tua volta. Ad esempio, Barbiere (1994: 20) scrive:

Come situare, nell'epoca della comunicazione di massa, un oggetto apparentemente semplice come il libro? Afferente a discipline come la bibliologia quanto alla storia, la storia dell'arte o la storia della cultura materiale, il libro è – come ha scritto ben due secoli fa Capelli (1805: 20) “un oggetto sociale, determinato dalle pratiche del suo tempo”. E' infatti, da un lato, un thesaurus della tradizione culturale di una data società e, dall'altro, il veicolo materiale della comunicazione.

Tu vuoi citare la frase di Capelli – ed è perfettamente lecito farlo – ma non hai letto il suo libro, peraltro difficilmente reperibile essendo del 1805.  Quindi non avendo potuto consultare Capelli, non puoi essere sicuro che Barbiere l'abbia citato correttamente.  Che fare? 
 
In questi casi devi attribuire sì la citazione a Capelli ma poi indicare come fonte bibliografica Barbiere, in questo modo:


Nella tesi scrivi:

...dunque il libro è “un oggetto sociale, determinato dalle pratiche del suo tempo” (Capelli, citato da Barbiere, 1994: 20)

NON metteresti come data 1805, anche se la citazione risale a quell'anno.
Se ci tieni alla data, potresti accennarvi in questo modo:

...dunque il libro è, secondo la celebre definizione di Capelli del 1805, “un oggetto sociale, determinato dalle pratiche del suo tempo” (cit. da Barbiere, 1994: 20)


Poi, nella bibliografia, darai come indicazione:

Barbiere, F. (1994). Storia del libro. Milano: Dedalo Editore, pp. 563. ISBN 8822005570.

Capelli non deve apparire nella bibliografia perché non hai controllato la citiazione sul suo testo.  Scarichi la responsabilità dell'accuratezza della citazione interamente su Barbiere, com'è giusto fare.
 
Vediamo ora un caso complesso di giochi d'incastro.
 
Se la citazione di Capelli appare in un saggio di Barbiere (che tu hai effettivamente letto), pubblicato nella raccolta di saggi curata da un certo Pettine, allora nella tesi, scrivi:

...dunque il libro è “un oggetto sociale, determinato dalle pratiche del suo tempo” (Capelli, citato da Barbiere, 2005: 300)

Nella bibliografia metteresti:

Barbiere, F. (2005). “Saggio sul libro” in S. Pettine, Testimonianze sul libro, pp 290-310. Roma: Curcio Editore, pp. 448 ISBN 1234567890

N.B.  La prima indicazione di pagine (290-310) dice al lettore dove egli potrà trovare il saggio di Barbiere (con la citazione di Capelli alla p. 300) nella raccolta di saggi di S. Pettine. La seconda indicazione (pp. 448) ci dice quante pagine ci sono in tutto nel libro di Pettine.*

*Come si è già detto, questa indicazione, nonché il numero ISBN, non sono strettamente necessarie e quindi possono essere omesse. L'indicazione del numero di pagine del libro serve far capire se si tratta di un libricino o di un testo “di peso”.  All'occasione può anche servire per meglio identificare il testo.  Ad esempio, se il testo è stato ristampato più volte senza che appaia nel frontespizio il numero della ristampa, l'indicazione del numero totale delle pagine potrebbe servire per identificare la ristampa che tu hai consultato (quando si ristampa, spesso cambia il numero totale delle pagine).  In quanto al numero ISBN, come si è detto esso serve solo per identificare i testi non facilmente reperibile perché stampati da editori poco noti dai librai.  L'ISBN non serve invece se un testo viene pubblicato da una grande casa editrice.

Di nuovo, tutte queste indicazioni, apparentemente pignole, hanno lo scopo di facilitare il lavoro del tuo lettore nel verificare le tue fonti e, in particolare nel verificate che non citi frasi fuori contesto.
 

 
Una ultima considerazione sulle citazioni “rubate” ad altri autori: in teoria non dovresti “rubarle”, dovresti andare a consultare la fonte primaria.  Nel caso appena esaminato, si tratta di un volume del 1805, difficilmente reperibile, e quindi è lecito citare chi ha avuto la possibilità di leggere quella fonte di prima mano.  Ma sarebbe segno di scarsa serietà citare di seconda mano un autore celebre, i cui scritti sono facilmente reperibili in qualsiasi biblioteca, semplicemente perché hai trovato la citazione già “pronta per l'uso” in qualche manuale.   Quindi non devi scrivere, ad esempio:

Una lingua è un sistema semiotico in cui il “piano dell'espressione” e il
“piano dei contenuti” s'incrociano (Hjelmslev cit. in Simone 200516: 30).

Se tu sei un ricercatore serio, dovresti andare a leggere quello che Hjelmslvev ha effettivamente detto nel libro citato, controllare e capire l'intero discorso in cui si trova il brano da citare e solo allora citatarlo.  In altre parole, dovresti citare Simone per le cose originali che dice Simone, non per le frasi di altri autori che egli riporta nel suo manuale.
 
Usare dunque le “citazioni riportate” solo se necessarie (come nel caso descritto) oppure se l'autore citato è di così poco conto da non meritare il tempo che ci metteresti per cercarlo e per leggerlo nell'originale.
 

 

INDICAZIONI per una PAGINA INTERNET


Le pagine Internet citate in una tesi di laurea devono essere scaricate (downloaded) su un floppy o sul disco fisso del PC del laureando, in modo che egli possa fornire eventualmente una documentazione stampata come prova di quanto citato.  (Le pagine Internet non sono permanenti.)


Nella bibliografia della tesi, il laureando deve citare il titolo della pagina, il nome dell'autore, la data di creazione e la data del download, ad esempio:

Boylan, P. (2002). "PC per tutti". http://host.uniroma3.it/docenti/boylan/misc/pc-softi.htm (Scaricato: 05.05.2004).


Quindi nella tesi stessa, il laureando può fare riferimento alla pagina Internet come se fosse una pubblicazione qualsiasi – ad esempio, il laureando potrebbe scrivere:

La ricerca in Internet comincia solo ora a diventare prassi comune in Italia per via di "tutta una serie di condizionamenti" (Boylan, 2002) che gli studenti italiani devono superare.

Notate che in questo esempio – (Boylan, 2002) – la pagina dove appaiono le parole citate non viene indicata.  Si tratta dunque di un'eccezione alla regola che prescrive, appunto, l'indicazione della pagina dopo una citazione testuale (ad esempio, Boylan, 2002:8 per indicare che le parole citate appaiono alla pagina 8).  L'eccezione è dovuta al fatto che una pagina HTML è sempre una sola, per quanto lunga e quindi multipla se stampata; pertanto s'intende sempre la "pagina 1". 

Attenzione: se la pagina comporta un link e se lo studente cita una frase che appare nella pagina linkata, quel link va indicata come se fosse una pubblicazione a parte.  Ad esempio, il laureando potrebbe scrivere:

La ricerca in Internet tarda a diventare prassi comune in Italia per via di "tutta una serie di condizionamenti" (Boylan, 2002a) che gli studenti italiani devono affrontare.  Anzitutto, i laboratori PC nelle università sono disponibili per le tesi solo poche ore al giorno.  Nel caso della Facoltà di Lettere dell'Università di Roma Tre, ad esempio, si può accedere liberamente al Laboratorio PC soltanto per quattro ore al giorno e neanche tutti i giorni (Boylan, 2002b). 

Nella bibliografia il laureando metterà:

Boylan, P. (2002a).  "PC per tutti".  http://host.uniroma3.it/docenti/boylan/misc/pc-softi.htm (Scaricato: 05.05.2004).

---------- (2002b).  "Orario lab".  http://host.uniroma3.it/docenti/boylan/misc/orarilab.htm (Scaricato: 05.05.2004).

NOTA BENE: Le lettere "a" e "b" nelle date (2002a) (2002b) NON stanno a signifcare che le pagine sono linkate. Stanno a signifcare che l'autore Boylan ha scritto due pagine distinte nel 2002, che vanno differenziate con le lettere. Se noi avessimo citato Boylan solo per quello che dice del laboratorio PC e non avessimo menzionato la sua opinione sui presunti "condizionamenti", allora non avremmo incluso affatto la pagina 2002a. Ciò vuol dire che avremmo indicato la seconda pagina con la sola data, non importa se è linkata a qualcosa altro:
Boylan, P. (2002).  "Orario lab".  http://host.uniroma3.it/docenti/boylan/misc/orarilab.htm (Scaricato: 05.05.2004).



Per ottenere tutte le informazioni necessarie per documentare le pagine citate, avete due possibilità.


Prima possibilità


Sulla cornice in alto del vostro browser dovrebbe apparire il titolo della pagina. Per esempio. la pagina che state leggendo in quest'istante s'intitola "Tesi di laurea seguite" – se guardate adesso la barra in alto del vostro browser, troverete proprio questo titolo:   Tesi di laurea seguite

Mentre in fondo alla prima pagina del sito (la "home page") dovrebbero apparire il nome dell'autore del sito (spesso designato come "Webmaster") e la data dell'ultimo aggiornamento del sito (l'equivalente della data di pubblicazione dell'ultima edizione), ad esempio:

Webmaster Patrick Boylan, updated 12.12.04

Se al posto del nome dell'autore appare un indirizzo e-mail o un organismo:

pinco@palllino.it, updated 12.12.04
Ufficio Web Ateneo, updated 12.12.04

nella citazione dovete usare quello.

pinco@pallino.it (2002b).  "Orario lab".  http://host.uniroma3.it/docenti/boylan/misc/orarilab.htm (Scaricato: 05.05.2004).


Seconda possibilità


Purtroppo non tutti gli autori indicano sulla loro home page il loro nome e la data dell'edizione del sito. In tal caso dovete visionare le pagine web nel formato "HTML" per vedere se le indicazioni appaiono lì. 

Per fare ciò, mentre la pagina che vi interessa (o la home page) appare nel vostro browser, cliccate sulla parola SOURCE che appare in una delle tendine in alto (di solito nella tendina "View").  Si aprirà una nuova finestra in cui vedrete una serie di informazioni tecniche sulla pagina, che appaiono tra coppie di TAGs, ossia tra coppie di etichette che inquadrano una parola, una frase o un paragrafo.  I tags appaiono tra parentesi acute "< >". 

Ad esempio, tra i tags <TITLE> e </TITLE> appare il titolo della pagina (quello che viene riportato sulla barra più in alto del vostro browser.)  Così, se guardate la SOURCE di questa pagina, vedrete: <TITLE> Tesi di laurea seguite </TITLE>

Dopo il tag <META NAME="AUTHOR" CONTENT= > vedrete il nome dell'autore della pagina, ad esempio:

               <META NAME="AUTHOR" CONTENT="Patrick Boylan">

Dopo il tag <META NAME="CREATED" CONTENT= > vedrete la data di creazione della pagina.  Vi interessa la prima serie di cifre, scritta nel formato: anno-mese-giorno.   Ad esempio se vedete:

             
<META NAME="CREATED" CONTENT="20020501;12192601">

sapete che la pagina è stata creata il primo maggio 2002.  Se per caso appare anche il tag

             
<META NAME="CHANGED" CONTENT="20040621;2222020">,

usate invece questa data (indica l'ultima edizione della pagina): 21 giugno 2004.


Queste tre indicazioni (ed altre, che non vi interessano però) si trovano all'inizio della pagina, per la precisione tra i tag <HEAD> e </HEAD>. In una pagina fatta a regola d'arte, dunque, troverete all'inizio una serie di righe come queste (sono in rosso le righe che a voi interessano):

<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 3.2//EN">
<HTML>
<HEAD>
<CHARACTERSET="text/html; charset=windows-1252">
<TITLETesi di laurea seguite </TITLE>
<META NAME="GENERATOR"="OpenOffice.org 1.0.1">
<META NAME="AUTHOR" CONTENT="Patrick Boylan">
<META NAME="CREATED" CONTENT="20020808;23582717">
<META NAME="CHANGED" CONTENT="20040621;2222020">
<META NAME="formatter" CONTENT="Arachnophilia">
<STYLE>
<!--
TD P { color: #000000 }
P { color: #000000 }
A:link { color: #0000ff }
A:visited { color: #800080 }
-->
</STYLE>
</HEAD>

Se c'è discrepanza tra la data indicata in codice HTML e la data di aggiornamento che l'autore ha indicato in fondo alla sua home page, vale la data in codice HTML (gli autori tendono a dimenticare di cambiare la data di aggiornamento in fondo alla loro home page).


Infine, va precisato che persino nel codice HTML di una pagina web, gli autori tendono a dimenticare di dare le indicazioni che a voi servono per identificare la pagina.  

Se questo vi succede (e succederà spessissimo), potrete usare, come titolo della pagina, le prime parole che appaiono in alto nella videata normale (non nella versione HTML); per il nome dell'autore, potete cercare un qualche riferimento seguendo i link all'indietro. Per la data, che è l'indicazione che viene omesso di più, non ci sono rimedi.  

In conclusione, molte volte sarete costretti a rinunciare a dare le indicazioni di rito, scrivendo semplicemente nella vostra bibliografia   S.N. = senza nome,  S.D. = senza data,  S.T.= senza titolo . Per esempio, se avete trovato soltanto il nome dell'autore, potete citare la pagina così:

La ricerca subisce "condizionamenti" (Boylan, S.D.) che...

e indicare la pagina nella bibliografia così:

Boylan, P.  (S.D.)  S.T.  http://host.uniroma3.it/docenti/boylan/misc/pc-softi.htm (Scaricato: 05.05.2004).

Se invece manca tutto, sarete costretti a citare l'intero URL (indirizzo Internet) nel testo della tesi e mettere nella bibliografia:

S.N.  (S.D.)  S.T.  http://host.uniroma3.it/docenti/boylan/misc/pc-softi.htm (Scaricato: 05.05.2004). 


NOTA: Gli indirizzi Internet (chiamati "URL" in gergo) delle pagine web indicate qui sopra appaiono sottolineate.   La sottolineatura significa che queste pagine sono state rese "cliccabili" per consentirvi di vedere subito in Internet le pagine a cui fanno riferimento. In una tesi cartacea, naturalmente, gli indirizzi non devono essere sottolineate perché non sono "cliccabili". 



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Che dimensioni
(lunghezza, grandezza margini, corpo caratteri, ecc.)
deve avere una tesi di laurea?


NOTA:

Il Consiglio del Corso di Laurea del 17.10 ha stabilito il tetto massimo di 60 pagine
per le tesi (in casi eccezionali 80 pagine) e la soglia minima di 40 pagini.



Partiamo dal risultato finale: l'intera tesi deve essere lunga 100,000 battute. 


Per sapere il numero totale di battute della tesi che stai scrivendo con un comune word processor, cliccare in alto su FILE, poi PROPERTIES, poi STATISTICS: viene indicato il "total number of characters".  Con alcuni word processors, bisogna cliccare invece su TOOLS poi STATISTICS; con altri bisogna cliccare su altre "tendine" ancora.  Se non sapete quali, premete il tasto F1 (con qualsiasi word processor) per avere un aiuto.


Tutti gli altri calcoli devono portare a questo risultato: 100,000 battute in totale.  Quindi se fai una tesi di 60 pagine (il numero richiesto per il nuovo ordinamento) devi tarare le tue pagine per 2500 battute ciascuna.  Verrà indicato qui di seguito come.


"Ma – si potrebbe obiettare – 100,000 battute divise 60 dà 1667 battute per pagina, non 2500! Perché allora tarare le pagine per 2500 battute?  Così facendo supererò le 100,000 battute totale!"


In realtà non si supera mai quel totale perché in qualsiasi tesi molte pagine sono riempite solo in parte: il frontespizio con il solo titolo ecc., la pagina bianca che segue, l'indice che contiene poche battute, le pagine finali di ogni capitolo in parte bianche e, per ogni pagina, le righe che non arrivano completamente al bordo, le doppie righe tra capoversi (da preferire al rientro per iniziare un paragrafo), etc. – in pratica, per via di tutti questi spazi bianchi, si fa una media, appunto, di 1666 battute effettive per pagina.  Così, con 60 pagine, si arriva alle 100,000 battute canoniche.


Per tarare una pagina per 2500 battute (che, ripetiamolo, rappresenta il numero totale di battute che si avrebbero solo se la pagina fosse interamente riempita senza nemmeno mezza riga bianca, caso raro) si usano normalmente i seguenti parametri:


corpo 12 (Times), interlinea 1.5, pagine da 33 righe, ognuna delle quale contiene 76 battute – ciò lascia le margini necessarie, ossia 3,5 cm a sinistra per la rilegatura e poi, per le eventuali note in margine da parte del docente, 2 cm a destra, sopra e sotto. 


Ma altre combinazioni sono possibili, basta arrivare a 100,000 battute per la tesi.  Ad esempio, usando il corpo 14 (per favorire chi ha problemi di vista) con le stesse margini di sopra, le pagine contengono 1800 battute teoriche (1200 in pratica).  Dunque chi vuole usare corpo 14 è libero di farlo ma la sua tesi (nuovo ordinamento) passa di conseguenza da 60 a 80 pagine in tutto.  Lo stesso per chi vuole lasciare margini più ampie. 


Gli allegati originali (ad esempio, tabelle di dati compilati dallo studente) vengono compresi nel totale delle pagine da calcolare.  Invece gli allegati riprodotti (pagine da Internet, ad esempio) non contano nel totale; per cui una tesi (nuovo ordinamento) corpo 14 anziché 12 e con 10 pagine di allegati copiati da Internet dovrebbe avere una lunghezza totale di 90 pagine.


Hai tanti parametri, dunque, da aggiustare come meglio credi.  Ecco uno dei motivi per i quali si sentono dire versioni contrastanti sul formato delle pagine e sul numero totale delle pagine: il laureando può giostrare i numeri (margini, corpo, numero delle pagine, ecc.) come vuole, all'interno del vincolo delle 100,000 battute complessive. 


Per il vecchio ordinamento tutti i discorsi appena fatti valgono ma la tesi deve essere tre o quattro volte più lunga (tra le 180 e le 240 pagine se vengono usate le margine indicate con il corpo 12, di più se si vuole usare un corpo più grande o caratteri più larghi o se si vuole lasciare margine più ampie per le note, ecc.).




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COME FARE LA SCHEDATURA DEI LIBRI LETTI


Il primo lavoro da fare, nell'iniziare una tesi, è leggere quello che gli altri (in particolare, gli "esperti") hanno già scritto sull'argomento o, se è inedito, su argomenti affini. (Per non scoprire acqua calda nella tesi!)


Per ogni libro o articolo che leggi, bisogna fare una scheda. Ciò ti aiuta a focalizzare la tua lettura e, inoltre, facilita enormemente la stesura della tesi in seguito.


Come si fa una scheda?


Guarda qui sopra ("Bibliografia") per la forma da dare alle informazioni tecniche da rilevare sui libri che leggi: quindi inizi la schede dando quelle informazioni. Ad esempio:


Scheda 1.
 
Pallino, Pinco, Mario Rossi & Maria LaRossa (2001).  Proposta per una nuova storia del libro.  In: Ugo Neri & Luisa Bianchi (a cura di), La Storiografia si rinnova (pp. 147-191).  Torino: Borighieri. 
 

Brani
 
...
 


Poi per ogni libro fa una raccolta di brani, cioè di frasi (o brevi paragrafi) che pensi potranno FORSE servire.


Non devi fare un riassunto del testo. Non stai preparando un esame. Devi fare una raccolta di possibili citazioni e basta.


Così, durante la (futura) stesura della tesi, quando arriverai ad un determinato argomento (ad esempio, la definizione del concetto di cultura), dovrai solo andare nelle tue schede e raccogliere tutte le citazioni che riguardano questo tema, poi cucirle insieme, dandole un ordine logico. Lo scheletro del tuo capitolo sarà fatto, dovrai solo legare le citazioni con un discorso che fila.


Una tipica schedatura – per un libro di 200 pagine – potrebbe consistere in 4 o 5 citazione (se il testo era poco interessante) oppure 15 o 20 citazioni o di più (se il testo era molto interessante).


Se hai già letto un libro, basterà andare direttamente ai capitoli che sai di essere interessanti. Si spera che, tra tutti i testi che hai dovuto portare alle decine di esami che hai dato, alcuni ti saranno stati utili per la tua tesi.  Non esitare ad utilizzarli.  (Se nessuno ti è stato utile, sei pregato a citare questo fatto al docente, che lo segnalerà al Corso di Laurea in vista della programmazione dei futuri curricula.)


Se non hai letto un libro o se l'hai sfogliato soltanto, ora è il momento di guardare bene se non ci sono citazioni che ti potranno servire.


Quando avrai finito tutte le schedature, fare una "copia e incolla" di tutte le indicazioni bibliografiche che hai messo all'inizio di ogni scheda: riversarle in un file a parte che chiamerai BIBLIOGRAFIA e metterle in ordine alfabetico secondo il cognome del primo autore. Così la tua bibliografia sarà fatta (tranne per le altre letture che ti capiteranno, man mano che scrivi).



PER VEDERE UN ESEMPIO DI SCHEDATURA DI UN TESTO: CLICCARE QUI

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ESEMPIO DEL FRONTESPIZIO E DELL'INDICE DI UNA TESI



UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE

FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA LINGUE E LETTEREATURE STRANIERE



TESI DI LAUREA


L’ACCOMODAMENTO NELLE INTERAZIONI IN LINGUA:
UNA RICERCA SUL CAMPO.




Laureanda
Laura Bianconi
 

Relatore                                                Correlatore

Prof. Patrick Boylan                            Prof. Giovanni Nencioni




Sessione estiva, anno accademico 2000-2001




 (PAGINA SUCCESSIVA)




INDICE


Introduzione  . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pagina 3

Capitolo 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pagina 9

Capitolo 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pagina 30

etc.

 

LA RILEGATURA, LA COPERTINA, LA DEDICA

La rilegatura è a discrezione dello studente.  Di regola vengono scelte rilegature di stoffa; va bene anche il cartone ma è sconsigliabile la rilegatura in pelle umana: se il Relatore non dovesse presentarsi per qualche motivo il giorno della tesi, alla Commissione potrebbero venire dei sospetti cupi.
 
E' preferibile scegliere una rilegatura di colore scuro come il blu o il bordeaux ma nulla vieta un colore chiaro. 
 
La copertina può riportare le indicazioni del frontespizio se lo studente desidera aggiungere questo tocco; ma attenzione, stampare su stoffa comporta un certo costo. 

E' consentita la dedica epigrafica ma in forma succinta.

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IL NUMERO DI COPIE DA FAR STAMPARE E LE DATE DELLE CONSEGNE

Una volta si consegnava una copia ad ogni membro della commissione ma da almeno 30 anni questa pratica non viene più seguita.  Il giudizio sul valore della tesi è pertanto di esclusiva competenza del Relatore e del Co-relatore.  Gli altri membri della Commissione, che non hanno visto nemmeno la copertina della tesi, si affidano necessariamente a loro per una valutazione sul merito. 
 
Pertanto basta far stampare tre copie: una per il candidato (che la porta in seduta di laurea per il caso in cui il Relatore vorrà chiedere spiegazionii su una determinata pagina), una per il Relatore e la terza per il Co-relatore.  Non è più usanza dare una copia nemmeno al Presidente della sessione.  La copia per il Co-relatore va consegnata in tempo utile per una serena lettura, quindi non meno di due settimane prima della seduta di laurea.  La consegna della copia per il Relatore, per quanto si tratti di una semplice formalità (egli ha visto e corretto l'intera tesi in forma elettronica), andrebbe fatta nello stesso momento.
 
NOTA:  Il laureando potrebbe avere interesse a far stampare diverse copie della sua tesi, se è di notevole valore.  Infatti, egli potrà usarle come “biglietti da visita” nei futuri colloqui per un posto di lavoro di particolare importanza, sopratutto se la sua tesi riguarda una tematica attinente.  Inoltre, se lo studente ha il desiderio (e le possibilità economiche) di proseguire con gli studi, egli potrebbe ritenere utile in futuro far vedere una copia della laurea ai docenti con cui vorrà studiare.

In ogni modo non è necessario stampare più di una o due copie – oltre alle tre canoniche – da tenere “sotto mano” per dopo la laurea.  Infatti in futuro ci saranno sempre copisterie disposte a ristampare la lesi, anche con urgenza, purché si sia conservato il dischetto con la copia pronta per la stampa.



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SCELTA DEL RELATORE



Delibera del Collegio Didattica Lingua e Linguistica (Corso di Laurea in Lingue e Comunicazione Internazionale) in data 28.06.2006 e approvato definitivamente il 17.10.2006:
 
“Alla fine della discussione il Consiglio decide all’unanimità:

  1. che lo studente indichi il s.s.d. preferito ed eventualmente un relatore almeno tre sessioni prima di quella in cui intende laurearsi e che mantenga l’impegno preso con un docente;

  2. che durante un anno accademico ciascun docente possa seguire da un minimo di 15 a un massimo di 20 tesine;

  3. che la Presidenza venga aggiornata sulle tesine seguite da ciascuno.”

  
Infine è stato detto al Consiglio, anche se non votato, che qualora uno studente non trovasse un docente disposto a seguire la sua tesi, può chiedere al Corso di Laurea di nominare un relatore d'ufficio.
 
Pertanto, in un modo o in un altro, tutti gli studenti al terzo anno doverebbero avere un relatore che abbia firmato il foglio di accettazione (rilasciato in segreteria del Corso di Laurea) per seguire la tesi.]



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COME FAR PERVENIRE I LIBRI DALL'ESTERO?
DOVE POSSO TROVARE LIBRI GRATIS O A PREZZO RIDOTTO?



FAR PERVENIRE I LIBRI SPENDENDO POCO

La libreria on-line più famosa (e assolutamente sicura) è Amazon.com (USA) ma per rapidità ed economicità di consegna conviene rivolgersi alla filiale nel Regno Unito:

www.amazon.co.uk

Controllare anche la menzione "copie usate" perché amazon.co.uk vende anche copie usate di un testo o di un CD/DVD a metà prezzo, se ne ha.

C'è in Gran Bretagna anche un concorrente di amazon.co.uk che vende spesso per meno (non solo libri, ma cd, dvd, ecc.):

http://www.play.com/

Poi ci sono i negozi on line specializzati nei libri di seconda mano.

In Gran Bretagna, ad esempio:

http://www.uk250.co.uk/Books/


Anche E-bay ha libri usati: http://www.uk250.co.uk/Books/


Il sito migliore, per trovare libri usati, sono quelli che cercano il libro usato in tutti i paesi del mondo, calcolando poi quanto risparmi e quanto perdi per il maggiore costo del trasporto (di solito conviene pagare di più per il trasporto):

http://www.bookfinder.com/


Non posso garantire nessuno di questi siti, anche se li ho usati tutti.

So che esistono (ma non li ho usati):

SITI PER SCAMBIARE LIBRI come

http://www.readitswapit.co.uk/TheLibrary.aspx


Se il testo che cercate non è una novità con copyright, esistono anche biblioteche gratis on-line di testi classici. Così puoi trovare:

LIBRI SENZA SPENDERE NULLA

Progetto Guttenberg è il sito pioniere.

http://www.gutenberg.org/catalog/world/search

Poi se ne sono aggiunti diversi altri:

http://books.google.com Google books
http://www.bartleby.com/ Bartleby: con enciclopedie e dizionari, oltre ai libri
http://onlinebooks.library.upenn.edu/
http://67.118.51.201/bol/default.cfm


Cercate e ne troverete anche altri.





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Il voto

:

La Segreteria Studenti ci dà il voto base, noi docenti non facciamo nessun calcolo. La Segreteria non guarda le eventuali interruzioni, gli anni impiegati, ecc ecc -- fa la media ponderata dei voti (un 30 per 2 crediti vale 60, un 20 per un corso di 3 crediti vale 60, la media ponderata per i cinque crediti è 120 diviso 5 ossia 24). Poi moltiplica quella media ponderata per 11 (perché una volta c'erano 11 prof nella commissione laurea) -- nel nostro caso questo da 264. Infine divide quella cifra per 3 per arrivare al punteggio finale -- nel nostro caso di chi ha una media del 24, il punteggio finale è 88. A questo la commissione aggiunge un punto per ogni 3 lodi e poi uno, due tre punti solo per il fatto di essere arrivati alla laurea, quattro punti se il lavoro è discreto, cinque se è buono, sei se il ottimo, sette se è da pubblicare. Stop. Con i nuovi ordinamenti non si può andare oltre sette.
 
Ma a quanto pare in alcuni casi le commissioni hanno superato il tetto massimo. Desumo questo dal fatto che il Preside ha insistito al Consiglio di rispettare il tetto massimo, pena l'invalidità della sessione. (Nel vecchio ordinamento, quando c'erano 11 prof nella commissione [oggi ce ne stanno 7], si dava appunto fino a 11 punti e in qualche facoltà scientifica sembrano aver scordato che siamo passati al nuovo ordinamento – ma sono fatti loro.)   Comunque, i comuni mortali a Lettere possono contare, oltre agli eventuali (rari) punti per i 3 lodi, su 4 o 5 punti a seconda se la presentazione della tesi (e la tesi stessa) sono state discrete o buone. Nelle ultime sedute che ho visto il 90% dei voti erano 4 o 5, con qualche 6 per gli ottimi e un paio di 7. Nel conteggio di quanti punti assegnare doverebbe figurare una voce a parte, detta “prova lingua”, ma si tende a fare una valutazione globale, che comprende un apprezzamento per la capacità di esprimersi in lingua sull'argomento della tesi.

N.B. Vi “preoccupa” il voto in seduta di tesi di laurea? Avrei qualcosa da dire in merito....
(cliccare qui).



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Il voto
(bis)

:

Da un messaggio ad una studentessa sul sito “roma3linguecomunicazione:


Ciao,

E vero che le informazioni sul mio sito non contemplano la questione che tu poni, ossia del "tanto agognato 30 e lode". ("tanto agognato"???!!!! Ahiiii!! Male, male, ti stai lasciando contaminare dall'arrivismo del sistema. Pensa a formarti, non ai voti, ti prego!!)


Dalle indicazioni date sul mio sito si capisce come arrivare al 110: una media di 28 x 11 diviso 3 = 102,66 e viene arrotondato a 103. Una tesi da pubblicare e una presentazione strepitosa valgono il massimo teorico di 7 punti. Quindi siamo al 110. Poi spetta al Co-relatore, nel caso di raggiungimento del 110, proporre o meno la lode, sulla base del suo apprezzamento del lavoro.


Ma guarda questo caso (sarà ingiusto ma è così) per capire meglio il meccanismo:

28 di media x 11 / 3 = 102, come abbiamo detto. Ora poniamo che lo studente ha anche ben 9 lodi sul libretto: quindi riceve altri 3 punti (un punto per ogni 3 lodi sul libretto) e siamo al 105. Poniamo che la tesi e la presentazione sono ottimi, quindi prendi altri 6 e arriva al 111. Questo studente riceve la lode? Non necessariamente. Se il Co-relatore (che dovrebbe proporre la lode) e il Relatore (che dovrebbe assecondare la proposta) e tutti (dico tutti) i membri della commissione non sono d'accordo, non lo riceve. Eppure ha superato 110. Che vuoi fa', ci deve essere unanimità della Commissione.


Quindi riassumendo: il Relatore propone il voto (il 6 in questo caso) e il Co-relatore asseconda o lo contesta, poi la commissione discute e poi si decide se darlo o meno. Poniamo che lo si dà e quindi, come dicevo, arriviamo al 110 o al 111 come nei casi illustrati. Ora il ruoli si invertono: Tocca ora al Co-relatore di proporre la lode e al Relatore di assecondarlo o contestarlo. E a tutti i membri della commissione a dirsi d'accordo (nessuno ha letto la tesi quindi loro ti giudicano solo sulla tua presentazione e, a lingue, sulla spigliatezza ed accuratezza in lingua).


Chiaro il meccanismo?


Chiedi pure:

" è vero che, sempre ai fini della media, vengono "depennati" il voto più alto e quello più basso che, quindi, non concorrerebbero al calcolo finale?"


Leggenda metropolitana. Ho sentito parlare di questo meccanismo in qualche scuola, mai all'università.


Comunque girano altre voci sui voti assegnati, non in base alla qualità della tesi, ma in base alle simpatie o alle antipatie che suscita... il Relatore. Già. Per fare un dispetto ad un collega antipatico (secondo queste voci), certi membri della Commissione pretendono di abbassare la sua proposta di voto. Girano altre voci ancora sui rapporti di potere nelle Commissioni: un barone che presenta una tesi fatta da un analfabeta fa dare alla tesi (scadente) comunque il massimo dei voti perché nessuno nella Commissione (si dice, secondo queste voci) vuole indispettire il barone che presiederà i concorsi per passare ad un grado di professorato superiore. Ecco, finisco qui per non deprimervi, ma la lista di voci di questo tipo è lunga. E ho detto bene "voci".


Sono vere? Sono false? Visto che questo è un sito web e non una Commissione d'inchiesta parlamentare, qui dirò semplicemente che le votazioni in sede di tesi di laurea sono giuste ed eque e veritiere quanto sono i voti assegnati in sede di esami. Perché sono fatti dalle stesse persone. Mi pare che voi avete qualche esperienza diretta con quest'ultimi voti, quindi sarete in grado di giudicare l'attendibilità dei voti anche in sede di tesi di laurea.


La mia filosofia, quando facevo lo studente (e lo faccio tutt'ora, quindi è sempre la mia filosofia) è che un qualsiasi giudizio numerico su un prodotto di ingegno è un controsenso. Non solo ma un qualsiasi giudizio umano fatto da individui con interessi umani in gioco è necessariamente arbitrario. Tanto più se mancano formulazioni esplicite di criteri da adottare (non esistono criteri ufficiali per gli esami o la laurea) e sedi di appello (non ce ne stanno di praticabili). Quindi la battaglia sarebbe per avere questi due strumenti. Ammesso che si abbia voglia di dar battaglia.


Quindi, per tornare al mio caso, dei voti non mi fregava (e non mi frega) un bel niente, visto ciò che rappresentano in moltissimi casi. Servono nella vita? Questo non mi è mai capitato. Sono servite solo le capacità intellettive che ho saputo costruirmi. I datori di lavoro non guardano nemmeno al tuo punteggio, a meno che non sia 110. Per tutto il resto, un 92 uguale un 104 o quello che è. Sei un laureato e basta. (110 è diverso perché indica le persone che sono del sistema e quelle persone il sistema le vuole individuare per poterle usare, quindi fa caso ai loro punteggi.) In quanto agli altri punteggi, il 105 può servire per certi concorsi alla scuola, credo.


Quindi il mio consiglio è di puntare sul formarvi l'intelletto e di dimenticare il voto, mettano quello che vogliono, chi se ne frega.


"Come," mi direte, "non è possibile dire queste cose, tu sei uno studente anomalo, tutti gli altri tengono ai voti!" Mi dispiace ma non sono d'accordo. I miei migliori studenti in assoluto mi hanno ripetuto spontaneamente proprio queste frasi... sì, questi studenti sono esistiti, ne ho avuto una all'ultima sessione e una a quella precedente, ad esempio. Subito dopo la laurea, poi, la prima è stata accettata in una specializzazione di prim'ordine, la seconda è stata assunta nell’archivio giornalistico internazionale di una rete televisiva. Tutte e due senza il "tanto agognato" (ma non da loro) 110. E vi dico sinceramente che sono persone davvero splendide, è stato un onore conoscerle.


ciao, P




Per vedere l'intero scambio tra chi scrive e tre studenti sul sito roma3linguecomunicazione,
cliccare
qui.

 

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