Marina Minicuci
Gli Stati Uniti, dopo la tragedia delle Torri gemelle, stanno strumentalizzando la paura della popolazione per cancellare i diritti conquistati attraverso un secolo di lotte sociali. Esportare la democrazia occidentale e imporla con la forza vuol dire crescita dell'industria militare, nuove tecnologie di sorveglianza e di controllo. Dopo l'11 settembre, il paese più inquinante del mondo ha deregolamentato molte emissioni industriali, devastato riserve naturali e soprattutto attaccato i diritti degli immigrati e dei cittadini senza cittadinanza: trenta milioni di persone vivono negli Usa prive di diritti. Il sistema si controlla con democrazie di facciata governate dai miliardari e stati totalitari tecnologici. Ricordate Orwell? Col pretesto della "sicurezza". Con la distruzione della scuola pubblica. Con il controllo dei media: i cosiddetti "conflitti di interessi". Quello di Berlusconi è una bazzecola in confronto a quello di Bush e da esso è "legittimato". Assistiamo alla recrudescenza di un sistema di ingiustizie che è difficile pensare non degenerino in conflitti sempre più aspri. Altro che fine dei movimenti! Gli scenari mondiali aprono una stagione di mobilitazione perenne che tuttavia dovrà prendere forme diverse. Da un lato i movimenti dovranno ramificarsi ed essere capillarmente presenti sul territorio con le loro competenze per raccogliere le istanze dei cittadini e consegnarle alla politica. Dall'altro dovranno guardare all'Europa, al mondo e unirsi ai grandi movimenti internazionali. Solo l'unione delle forze può aprire nuovi scenari di opposizione e dare l'avvio a nuove idee per una rinnovata politica e democrazia che non ha parametri di riferimento certi ma poggia le sue giovani radici nella straordinaria esperienza di Porto Alegre. Da anni quella città è amministrata dal Partito dei lavoratori con politiche che vengono considerate da più parti una valida alternativa al neo liberismo. Nella capitale del Rio Grande del sud si varano leggi di garanzia per le minoranze, e i cittadini, organizzati in assemblee, dicono la loro sulla destinazione dei fondi e su altre questioni attinenti ai diritti fondamentali. "Chi ha guadagnato, ha guadagnato grazie a noi che abbiamo perso", scriveva Eduardo Galeano nell'epocale saggio Le vene aperte dell'America Latina. Le enormi ricchezze del Sud America hanno alimentato la prosperità degli europei prima e degli statunitensi poi e generato la povertà di chi le possedeva. Ed è interessante che la sfida del terzo millennio nasca proprio da qui, con il presidente del Brasile, Lula Da Silva, che sempre più spesso viene indicato come il prosecutore di quella che fu la rivoluzione cubana. In questo panorama, un'Europa autonoma e democratica sarà imprescindibile per combattere l'unilateralismo statunitense e per stabilire un nuovo equilibrio mondiale con rinnovate regole democratiche al servizio della pace e della giustizia nel mondo, che operi per sradicare l'ingiustizia economica, la povertà e promuova uno sviluppo umano sostenibile. Ed è pertanto alla riforma delle Nazioni Unite che la società civile dovrà dare centralità nel proprio impegno autunnale. Per cominciare, se ne parlerà a Perugia, dal 4 al 12 ottobre, dove "La Tavola della Pace" promuove un vasto dibattito internazionale ascoltando e coinvolgendo le organizzazioni della società civile di tutto il mondo, il cui titolo è "Il ruolo dell'Europa nel Mondo" e che si concluderà con la quinta marcia per la pace Perugia-Assisi, domenica 12 ottobre. L'appuntamento a seguire sarà a Parigi (St. Denis), dall' 11 al 15 novembre, e si snoderà attorno a temi analoghi a quelli suddetti con l'importante introduzione di un'iniziativa per la creazione di uno spazio di sperimentazione e di confronto dei media alternativi europei. Il laboratorio sarà l'occasione per confrontare esperienze, scambiare conoscenze tecniche, ma anche per fare il punto della situazione europea e trovare prospettive di azione e di iniziativa comune. Trovare un punto di connessione fra le varie realtà che si battono per un'informazione il più possibile oggettiva e non sottoposta alla dittatura delle multinazionali è senz'altro un altro dei problemi centrali della nostra epoca. Affacciati a un terzo millenio incandescente, i movimenti dovranno vieppiù attivarsi, moltiplicarsi e despiegare ogni forza in campo. Ma se credete che ora sia tutto come prima, vi sbagliate, qualcosa è già cambiato. "Un altro mondo è in costruzione" non è solo uno slogan. (retedeimovimenti@tiscali.it)
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