Loris Mazzetti
Il 13 dicembre i cittadini, le associazioni, i movimenti si danno appuntamento a Roma per discutere il "manifesto" di Romano Prodi. Il percorso verso la lista unica alle elezioni europee è l'occasione per rifondare l'Ulivo. Partiti - dall'Italia dei valori di Di Pietro a Rifondazione comunista di Bertinotti -, movimenti, associazioni, la società civile, tutti quanti coinvolti e tutti disposti a rinunciare a qualcosa per il bene comune. Questo è quello che dovrebbe avvenire nel momento in cui si aderisce al "manifesto". Prodi, da attento osservatore, indubbiamente da una posizione privilegiata come quella dell'Unione europea, ha capito quello che i partiti non hanno voluto recepire: aprire la costituente per la nascita della lista unica alla partecipazione piena dei cittadini nella consapevolezza che la proposta di cambiamento deve avere come denominatrice comune l'idea che il "nemico" è Berlusconi, con cui non si può trattare perché inaffidabile e perché persegue esclusivamente il suo personale interesse. Prodi in "Europa: il sogno, le scelte" si rivolge alle forze politiche senza negare le loro differenze e le loro autonomie: "Per poter dare fiducia a chi guarda con preoccupazione ai grandi cambiamenti del mondo d'oggi, possiamo essere artefici di una azione internazionale dal volto umano". E aggiunge: "Nel porsi l'obiettivo primario di tutelare i diritti, le attese e la dignità dei lavoratori, le politiche dell'occupazione debbono, in ogni caso, essere pensate in modo tale da agevolare le dinamiche dell'economia". Penso al coinvolgimento di tutti quei giovani, che si sono messi in movimento per esprimere il loro desiderio di pace, per dire "no" alle guerre preventive e per dire "sì" al rispetto dell'uomo, valore che dovrebbe unire e non dividere come invece spesso succede nel nostro parlamento. Davanti alle 19 bare dei nostri connazionali uccisi a Nassirya, responsabili solo di aver fatto il loro dovere, oltre a pensare con profondo rispetto al dolore straziante dei parenti, bisogna avere anche il coraggio di dire che ci sono responsabilità morali di chi li ha mandati laggiù contro il volere della maggior parte degli italiani, perché quando si va in guerra si può anche morire per poi rimanere nella storia solo come un numero: tra i tanti americani, inglesi, polacchi, danesi, ucraini sono caduti anche 13 carabinieri, 4 soldati e 2 civili italiani. Nella "casa comune" c'è bisogno delle idee e dell'aiuto di quei giovani che si dedicano al volontariato, penso a Emergency. La lista unica deve inoltre raggruppare tutte le aree politiche e culturali che si riconoscono nell'opposizione al governo Berlusconi. La "casa comune" è di tutti, non è accettabile che Boselli sia contro Di Pietro perché il contributo di L'Italia dei valori è importante come quello dello Sdi. Infine, non si deve sottovalutare il condizionamento dei mezzi di informazione attuato da Berlusconi. Sbaglia chi accetta il compromesso di aderire con la propria presenza a trasmissioni che sono la negazione del pluralismo. Scrive Prodi: "La televisione, da strumento principe per il controllo sull'esercizio del potere da parte delle istituzioni, delle forze politiche e delle singole persone abilitate ad esercitarlo, sta diventando essa stessa il principale e diretto strumento di conquista, di esercizio e di condizionamento del potere politico." Esattamente quello che si è verificato in questo periodo, cioè il progetto P2, per altro ammesso dallo stesso Gelli in una intervista a Repubblica che non ha prodotto neanche un sussulto. La proposta di Prodi è l'inizio di una strada comune che può contenere tutti. Non deve prevedere viaggiatori di prima e di seconda classe.
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