3 gennaio 2005
 
Il tempo di cambiare

di Roberto Mastroianni
 
Sito della Rete

 

 
 
Esiste una speranza di uscire dalla solitudine politica in cui molti di noi si sentono gettati, esiste la speranza di colmare un vuoto di rappresentanza, in cui quelle migliaia di giovani, che come noi hanno meno di trent’anni, si sentono cadere?

Per molto tempo credevamo di no. Nei giovani che in questi anni hanno animato i movimenti, a partire dal movimento del ceto medio riflessivo (girotondi) fino al movimento alteromondista, si è insinuata la disillusione verso i gruppi dirigenti della sinistra, spesso più attenti a tutelare interessi di bottega che ad interpretare le esigenze del blocco sociale che dovrebbero rappresentare, ipotizzando e praticando una sinistra capace di incarnare, sul piano internazionale e nazionale, un’alternativa agli interessi neoliberisti.

La speranza comincia a tornare in vista dell’ assemblea del 15 gennaio, promossa dal Manifesto, e del seminario del 16 gennaio, indetto dalle riviste più autorevoli della sinistra radicale, torniamo a sperare, in quanto queste due iniziative riescono a dare, almeno embrionalmente, corpo ad un malessere diffuso e seguito a quel dibattito aperto da Asor Rosa che molti di noi ipotizzavano sarebbe caduto nel vuoto.

Da molti anni infatti, forse da troppi, si parla di dare vita ad una forza unitaria e plurale che sappia dare voce a quel 15 per cento dell’elettorato che non si riconosce nelle alchimie del centro sinistra e nel settarismo di partito.

Questo solleva, a nostro avviso, alcune questioni: come dare vita ad una nuova forza politica capace di aggregare e organizzare su culture comuni l’azione di coloro che non si sentono rappresentati dagli attuali partiti della sinistra; quali formule organizzative trovare per questo nuovo contenitore e come sintetizzare i desideri di democrazia, le rivendicazioni sull’estensione dei diritti vecchi e nuovi con l’avversione verso il neoliberimo selvaggio.

In prima istanza bisogna prendere atto che la teoria e le pratiche, che dovrebbero ispirare una sinistra unitaria e plurale, non possono fare a meno di partire dal nodo insoluto del conflitto capitale lavoro, il quale a sua volta si declina nel conflitto capitale ambiente, e nel rapporto di dominio tra oppressi ed oppressori che attraversa lo scenario globalizato. In quest’ottica le culture che ispirano una prassi emancipatoria, per intenderci le culture di “un altro mondo è possibile”, dovrebbero rapportarsi in modo dialettico e dinamico al reale e non in modo statico ed ideologico.

Ed è qui che i contenuti si legano imprescindibilmente alle modalità organizzative: è necessario trovare forme e modalità innovative che evitino l’arroccarsi in sterili settarismi, dando spazio alle singole intelligenze come ai gruppi ed alle associazioni che oggi non si sentono rappresentati .

Queste due questioni possono essere risolte soltanto ponendo mano ai contenuti: è necessario individuare modalità ed ispirazioni teoriche che sappiano coniugare teoria e prassi, facendo della critica il loro punto di riferimento, declinandola rispetto al rapporto di genere, di classe e di razza. L’assemblea del 15, come il seminario del 16, dovrebbero riuscire ad aprire il dibattito sulle prospettive di una sintesi culturale, che sappia trovare le proprie radici nelle esperienze novecentesche di liberazione, oltrepassandole ed innovandole.

Questo obbiettivo pone la questione del rinnovamento generazionale indispensabile non solo sul piano teorico, ma anche su quello umano.

E’ di importanza vitale porre la centralità sui temi (il “temario” di Asor Rosa) e non sulle impostazioni ideologiche: solo in questo modo si potrà superare quella sconfitta che pesa sulla sinistra dopo la caduta del muro di Berlino, trovando una nuova koinè capace di unire sul piano generazionale e culturale.

Molti giovani che non sono mai stati comunisti sono forse stufi di essere considerati ex o post qualcosa, perché nati politicamente dopo l’89 o provenienti da altre culture come, ad esempio, il cristianesimo sociale, si sentono coinvolti in una rinascita di impegno politico che li porta ad impegnarsi nella trasformazione del mondo che li circonda. Quando nel 2001 fondammo con alcuni intellettuali torinesi (Tranfaglia e Vattimo sono solo due tra i molti) l’associazione Altera-generatore di pensieri in movimento, ci ponevamo come obiettivo di tentare di elaborare una nuova cultura critica per la sinistra. In questi anni abbiamo attraversato i movimenti di opposizione civile ed il movimento alteromondista, provando sempre ad unire lo studio, l’elaborazione e la contestazione.

E’ inutile negare che dopo le ultime elezioni europee lo sconforto non sia diminuito, davanti ai gruppi dirigenti del centro sinistra restii a accettare le pressioni di chi, incalzandoli da sinistra e dalla piazza, chiede una politica rinnovata. E’ tempo di cambiare, riportando al centro del dibattito politico alcune questioni di importanza vitale. Per quanto possibile, noi parteciperemo alle iniziative del 15 e 16 portando il nostro contributo di quasi trentenni.


(Roberto Mastroianni è presidente dell’associazione Altera-generatore di pensieri in movimento)


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