n° 114 - marzo   2004     

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Europee, premiare i piccoli

Marina Minicuci

Quasi tutta l'Italia è ormai una grande Parmalat-Fininvest: Repubblica fondata sull'apparenza e sulla falsificazione. Prima di fondare Forza Italia, la dimensione dei debiti di Berlusconi, la sua disinvoltura nei bilanci e nel creare società finanziarie off-shore, erano pressoché identiche a quelle di Tanzi. Ora, solo negli ultimi due anni di governo, Berlusconi ha aumentato di 4 miliardi di euro il suo capitale. Mentre l'Italia e gli italiani sono al tracollo: mai stati tanto male. Per non dire della miseria culturale, dell'etica sotto i talloni, dell'incapacità di amare e di sognare.
Questo governo è il nemico da battere, senza se e senza ma, per qualsiasi persona onesta e intelligente. Noi pensiamo che non si debbano accettare ricatti in Parlamento, come quel papocchio sul rifinanziamento della missione italiana in Iraq, e si debbano dire dei "no" netti e grandi come una casa. Senza indugi. Senza tentennamenti. Noi pensiamo che il sequestro mediatico cui siamo sottoposti non vada trattato con le pinze ma con il bisturi. A mali estremi, estremi rimedi. Noi pensiamo che l'opposizione non debba mai più fare la comparsa a Berlusconi in tv o altrove: non ci si siete al tavolo coi bari (come lo dobbiamo dire?).
Dunque, noi pensiamo - pur con tutto il rispetto e nella ferma convinzione che il nostro nemico non sono alcuni partiti del centrosinistra ma il governo - che il procedere dei partiti del listone Prodi non sia sufficiente a opporsi a una situazione che è una tragedia a 360 gradi. In quest'ottica, la remissione da parte di alcuni autorevoli intellettuali della propria tessera diessina, sembra un importante gesto simbolico.
Iscriversi a un partito è un atto di fiducia con cui si aderisce a un programma politico. La fiducia è un concetto laico che sostiene la piena indipendenza del pensiero e dell'azione politica delle persone. La fiducia è quindi sempre temporanea, rinnovabile ma sempre passibile di caducità. Per atti di fede ci sono le religioni, non i partiti. Non solo è perfettamente normale che chi non condivide più una linea smetta di legittimarla ma, in una situazione come questa, è doveroso. E chi per ragioni personali non lo vuol fare platealmente, lo può sempre fare nel segreto dell'urna.
Alla prossima scadenza elettorale, con il sistema proporzionale, qualsiasi partito si voti all'interno del centrosinistra è utile per portare voti all'opposizione.
Dunque non c'è ricatto che tenga. L'unico imperativo è non astenersi dal voto. Ma attenzione: la composizione e i rapporti di forza nel centrosinistra saranno determinati dal risultato delle prossime elezioni. Perciò è fondamentale per l'Italia che tutti quelli che la pensano come noi vadano a votare per i partiti piccoli: Comunisti italiani, Verdi, Lista Di Pietro-Occhetto, Rifondazione. Se questi partiti avranno un buon risultato, diciamo un 15%, e il listone Prodi avrà un risultato buono ma modesto (non superiore al 32% per intenderci), ci sarà davvero la possibilità di portare avanti le politiche della sinistra necessarie a cambiare questo paese. Indipendentemente dal fatto che poi si faccia davvero una Costituente dell'Ulivo allargata a tutti (tanto più probabile quanto più debole sarà il listone), o si creino due partiti: uno di centro o riformista (parola che ormai fa accapponare la pelle) e uno più propriamente di sinistra. Invece, nel caso si dovesse determinare una sostanziale vittoria del listone e un tiepido risultato dei piccoli, si produrrebbe una "normalizzazione" per la quale ciascuno di noi non aderente alla linea del listone verrebbe inghiottito o spazzato via: e c'è da giurarci che si riaprirebbe violento lo scontro fratricida.

retedeimovimenti@tiscali.it

 
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