Sotto inchiesta la libertà d'espressione nel bel paese
di Patrick Boylan
Avvenimenti
5 novembre 2004

 


Il crescente pericolo di una "informazione da regime" in Italia continua a preoccupare la comunità internazionale. Dopo una prima inchiesta nel febbraio 2003 sull'"allontanamento" dalla RAI dei giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro e sulle vessazioni commesse contro il giornalista e senatore Raffaele Jannuzzi, la Commissione ONU dei Diritti dell'Uomo ha aperto una seconda inchiesta, più ampia, per determinare se viene effettivamente "promossa e protetta" in Italia "la libertà d'opinione e di espressione".

Per questa seconda inchiesta sono stati ascoltati non solo gli organismi ufficiali ma -- novità -- anche alcune fra le maggiori associazioni, fra cui la Rete dei movimenti.

Il 27 ottobre a Roma, dunque, quattro soci della Rete dei movimenti particolarmente documentati sull'informazione -- Tommaso Fulfaro (Articolo 21), Arturo Di Corinto (Megachip), Patrick Boylan (Gruppo Controinformazione di RomaCittàApertaAllaPace) e Daniela Preziosi (Avvenimenti) -- hanno potuto testimoniare davanti al Rapporteur speciale della Commissione ONU, il keniota Ambeyi Ligabo e la sua assistente, la haitiana Moetsi Duchatellier.

L'Italia è il diciottesimo paese ad essere sottoposto ad inchiesta e il quarto paese (dopo la Colombia, la Costa d'Avorio e l'Iran) sotto il mandato Ligabo. Il Rapporteur ha tenuto a precisare che l'accostamento del bel paese a nazioni in via di sviluppo "non riflette alcunché sul grado di libertà d'espressione esistente in Italia". Anzi, ha precisato Ligabo ai rappresentanti della Rete dei Movimenti, "diamo per scontato che esiste in Italia, in partenza, un livello di diritto all'informazione e di diritto all'espressione consono con il suo status di paese democratico ed economicamente sviluppato". Ma proprio per questo, ha concluso il Rapporteur, "ci sentiamo autorizzati ad usare criteri più esigenti nel valutare l'effettiva tutela di questo diritto."

La Rete dei Movimenti non è autorizzata a divulgare qui i dossier che i quattro soci hanno consegnato -- ci penserà opportunamente la Commissione -- ma dichiara ai lettori di questa rubrica la sua ferma intenzione di seguire da vicino i pronunciamenti della Commissione, le eventuali controdeduzioni del governo e la pubblicizzazione e l'implementazione delle indicazioni che emergeranno dall'inchiesta.

In parole povere, vi terremo informati. E speriamo proprio di non essere i soli a farlo. Auguriamoci che riferiscano anche le tv e i grandi quotidiani nazionali, altrimenti il caso sarà davvero chiuso.



(Per ragguagli sull'operato della Commissione ONU e in particolare sulle inchieste sulla "libertà d'opinione e d'espressione", vedete il sito www.ohchr.org/english/issues/opinion sostituendo la parola "french" o "spanish" alla parola "english" se sapete meglio il francese o lo spagnolo).


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