Lo
tsunami e la scienza che tace di Marina
Minicuci Avvenimenti 7
gennaio 2005
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Il disastro
asiatico (salito a 106.523 vittime in queste ore) col quale
abbiamo chiuso uno dei recenti anni più disastrosi per
l’Italia e per l’umanità, ci impone di
riflettere sul nostro pianeta, perché la crisi ambientale
non è disgiunta da quella sociale.
E’ urgente
introdurre serie questioni ecologiche nelle politiche dei governi,
in modo che servano al benessere in armonia con la natura, che
dipende da un reale cambiamento delle nostre azioni politiche.
E’ necessario chiedere il pagamento dei danni
causati alla vita del pianeta dai gas emessi dall’industria.
Dare vita a un movimento mondiale che esiga l’eliminazione
totale delle armi nucleari, i missili intelligenti e le bombe che
provocano distruzioni di massa.
Pretendere che le Nazioni
Unite sanzionino i paesi responsabili dei perversi cambiamenti
climatici, quali il riscaldamento della temperatura atmosferica,
la sparizione dei ghiacciai, l’avvelenamento delle acque, le
piogge acide, la perforazione della cappa d’ozono.
Promuovere un programma mondiale per preservare i boschi e
provvedere alla riforestazione nei luoghi devastati per la
cupidigia dello sviluppo scellerato.
L’attuale
modello, caratterizzato dal consumismo e dalla cultura dello
sperpero, espressioni precipue di questa decadente politica
neoliberale, aggrava il deterioramento della nostra terra, acqua,
cielo, fauna, flora e l’aria che respiriamo.
Per
fare un piccolo esempio, l’ipocrisia di questa campagna
antifumo è semplicemente scandalosa. Studi scientifici
hanno dimostrato che il solo fatto di vivere in una città
come Roma è, per i nostri polmoni, equivalente a fumare 15
sigarette al giorno. Non vi dico i dati delle città della
valle Padana, dove non circola una bava d’aria! Dei gas
inquinanti non si parla per le collusioni fra potere politico e
industriale. Delle nostre sigarette invece sì. Non ci
dicono però che le sigarette contengono polverine chimiche
che creano dipendenza e maggior consumo. Provate a comprare
tabacco e arrotolarvi le sigarette, come facevano i nostri nonni,
e noterete subito che queste sigarette, a differenza di quelle
confezionate, se non si fumano, si spengono immediatamente. Dopo
un po’ noterete anche che la dipendenza da nicotina forse
diminuisce, sicuramente non aumenta come accade con le sigarette
confezionate.
Perché Sirchia queste cose non le
dice?
Purtroppo non usciremo dalla disinformazione se ogni
cittadino non prenderà coscienza della continua truffa alla
quale siamo sottoposti, ma per prendere coscienza ci vuole
educazione, cultura e anche in questo campo andiamo sempre peggio.
Siamo bombardati di notizie, ma le informazioni che non sono
funzionali ai gruppi di potere non arrivano o perlomeno bisogna
pazientemente ricercarle, meglio su internet (in mezzo a un mare
di spazzatura, possiamo trovare veri e propri gioielli).
La
salvezza del pianeta dipende dalla nostra educazione ambientale e
sociale, e per realizzarla è imprescindibile mettere in
discussione il sistema di organizzazione mondiale depredatore,
escludente, impraticabile, con una profonda trasformazione delle
strutture sociali. Una rivoluzione, insomma.
Il discorso
“politicamente corretto” a cui ci hanno abituato negli
ultimi venti anni, un discorso senza speranza di un altro futuro
che non sia qualche ritocco cosmetico della realtà, ci
porterà a un progressivo peggioramento della situazione in
atto, già disastrosa, se non al collasso del sistema, come
alcuni scienziati indicano.
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