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IN MOVIMENTO -  3 settembre 2004
Soru, se son rose...
di Marina Minicuci

 

Spero che vi metterà di buon umore sapere come il neo eletto Soru ha dato inizio al suo mandato di Presidente della Regione Sardegna.

Si è autosospeso lo stipendio perché – ha detto - è già abbastanza ricco.

Ha revocato l’automobile ai membri del Consiglio regionale che ne usufruivano.

Durante la prima riunione del Consiglio regionale ha sconvolto la ritualità della pausa pranzo sarda (che dura tre ore e alla fine vede tutti prostrati di malloreddus, perceddu, guefus e pardole, cannonau e filo e ferru) con 12 ore ininterrotte di riunione del Consiglio e catering con panini e tramezzini nelle pause.

Ha mandato in ferie forzate il cerimoniere, dicendogli che alla fine delle vacanze gli comunicherà il suo nuovo incarico. C’è da trasecolare ma la Regione Sardegna aveva un maestro di cerimonie, come il Quirinale!

Ma il novello Zapatero, non ancora insediato, è andato persino oltre questi importanti gesti emblematici.

Intervenendo nella discussione relativa alla possibilità di edificare sulle coste sarde a non meno di circa 300 metri dal mare, ha affermato che lui pensava a 2000 metri. Si è scatenato il putiferio. Sono insorti il Comune di Arzachena, sulla Costa Smeralda, e molti altri Comuni costieri, non importa di che colore politico. Gli affari sono affari e immediata e stizzita è stata la reazione a cascata di tutti gli interessi che ruotano attorno all’edilizia e che hanno spesso fatto scempio di uno dei paesaggi naturali più belli del mondo. Natura deturpata e ferita e cementificazione scellerata delle coste sono purtroppo ormai una realtà a cui si potrebbe porre rimedio solo abbattendo tutto ciò che il questi ultimi vent’anni in Sardegna è andato crescendo, sconvolgendo e deturpando l’isola nel suo equilibrio naturale e estetico. Ma intanto è importante porre un punto e a capo e cercare per il futuro soluzioni che abbiano un impatto meno violento con il territorio e l’ambiente. Ricondurre le persone a pensare che la terra, le coste, non sono solo di chi se le compra per edificare ma sono un bene comune che abbiamo ricevuto dai nostri avi e abbiamo il dovere di consegnare ai posteri.

Soru, insediato il 28 luglio scorso, non avrà vita facile. Ha già dato fastidio ai molti che vedono come fumo negli occhi una politica seria che vuole indicare le direzioni e non farsele dettare dagli interessi partitocratici e delle lobby.

L’impresa che si appresta a compiere è irta di ostacoli e non dobbiamo permettere che si disperda l’energia che ha sprigionato in questo strepitoso inizio di mandato. Lo dovremo sostenere con forza: movimenti e mezzi di informazione e possibilmente anche quei partiti e uomini politici che ambirebbero al nostro voto. Lo dovranno sostenere specialmente gli amici della Rete dei movimenti sarda che sappiamo agguerriti e determinati.  


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