Pesanti
ombre si allungano sulla domanda di chi stia dietro e per conto
di chi agisca il sedicente "esercito islamico", quello
che ha ucciso Enzo Baldoni e che ha rapito prima i due
giornalisti francesi ed ora (lo stile è identico) le due
coraggiose operatrici di pace italiane.
Molti elementi
inducono a pensare, infatti, che non si tratti dei cosiddetti
"fanatici islamici" bensì degli "squadroni
della morte" che, secondo The
Guardian (9.12.03),
da mesi la CIA sta allenando in Israele.
Questi ultimi
tristi eventi potrebbero significare che ora i famigerati
squadroni sono entrati in azione, secondo un copione più
volte sperimentato dalla CIA in America Latina (e non solo), per
aiutare il Primo Ministro iracheno Allawi a diventare il nuovo
Saddam.
Fantapolitica? Secondo il Chicago
Sun-Times (25.7.04)
l'ambasciatore americano in Iraq, Negroponte, ha creato e
diretto gli squadroni della morte in Honduras ed altrove per
spianare la strada al dittatore di turno. Il giornale americano
aggiunge: "E Allawi sta seguendo il copione sudamericano in
puro stile Negroponte." Allawi è del resto, secondo
il Guardian
Weekly (23.7.04) e
la BBC
Web News (25.5.04),
da lungo tempo un collaboratore della CIA e prima ancora dei
Servizi segreti britannici -- proprio come Saddam. Ora sembra
stia facendo esattamente quello che faceva l'ex dittatore
iracheno quando prese il potere 40 anni fa con la
sponsorizzazione di Washington.
Allawi ha ripristinato la
pena di morte, ha istituito il coprifuoco e ora potrebbe
apprestarsi ad usare gli squadroni della morte per eliminare
fisicamente l'opposizione in vista delle elezioni di gennaio
prossimo (se non slitteranno). Solo che non ci devono essere
testimoni oculari del regno di terrore che sta per iniziare. Non
ci devono essere pacifisti ficcanaso, giornalisti non allineati,
ONG incontrollate, gente che potrebbe scattare delle foto.
Quindi occorre spaventarli, allontanarli, come ha fatto il primo
Saddam e come hanno fatto i dittatori latinoamericani portati al
potere dalla CIA. (Ricordate quei film sui giovani volontari
americani in Honduras o in Cile, eliminati insieme a preti e a
suore e allo stesso Mons. Romero da misteriosi squadroni di
rapitori/assassini che volevano poter agire contro la
popolazione con le mani libere?)
Ora, dopo i recenti
rapimenti, "la maggior parte del personale delle Ong
internazionali si appresta a lasciare l'Iraq" scrive
Televideo
(8.9.04). E'
fantapolitica, dunque, pensare che questo è proprio ciò
che si auguravano Allawi e, dietro le quinte, Negroponte?
Alla
luce di ciò si comprende perché i guerriglieri
iracheni indipendentisti non vogliano deporre le armi:
semplicemente perché non vogliono fare la fine di Enzo
Baldoni. Sanno che senza armi per difendersi saranno arrestati
dalla polizia (se il governo riesce a trovare accuse) oppure,
nel caso contrario, rapiti dagli squadroni della morte. Proprio
come avviene non solo in America Latina ma anche, in questi
ultimi anni, in Algeria e altrove.
Coprifuoco di sangue,
dunque. Eliminazione dell'intera opposizione non allineata
dietro gli USA. Poi il governo indice le "elezioni libere"
e... indovinate chi vince.
Perché sto parlando di
tutto ciò in un momento così terribile come
questo?
Perché dobbiamo sì chiedere la
restituzione delle due coraggiose italiane rapite, ma a chi di
dovere, senza farci abbindolare.
Non dobbiamo fare
appelli a presunti "guerriglieri islamici" finché
sussistono dubbi sulla loro reale identità. Non dobbiamo
interrogarci sul perché i rapitori non abbiano pietà
di due ragazze che tanto hanno fatto per aiutare gli iracheni a
svilupparsi, per potersi gestire come popolo indipendente,
perché è proprio QUESTO il loro torto (per chi le
ha fatto rapire).
Se invece, malauguratamente, dovessimo
accettare di usare gli schemi razzisti proposti dai mass media
("gli islamici non hanno pietà per nessuno, nemmeno
i pacifisti, nemmeno le donne"), non faremmo altro che
avvalorare il mito di una mente islamica deviata.
E ciò
è proprio quello che vogliono le menti davvero deviate
che potrebbero aver commissionato questo rapimento, menti al
100% cristiane e che si trovano non a Saddam City ma nei palazzi
del potere occidentale.
Le manifestazioni di solidarietà
vanno benissimo. E' giusto che ci riuniamo davanti alla sede di
"Un Ponte per..." E' giusto che esprimiamo il nostro
dolore ai familiari ed ai colleghi.
Ma per dire
"no!" ai sequestri e "si!" alla restituzione
dei volontari rapiti, per dire che questi eventi non ci
disorientano e non ci intimoriscono, per dire che, anzi, questa
svolta non fa che avvalorare gli indizi appena elencati,
organizziamoci per chiedere la liberazione degli ostaggi a chi
di competenza: davanti a Palazzo Chigi e davanti all'ambasciata
degli Stati Uniti credo che sarebbe una buona
scelta.
rete_dei_movimenti@boylan.it
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