16 luglio 2005
 
Il silenzio che uccide.
di Patrick Boylan
 
Sito della Rete

 


 A proposito dei tragici fatti di Londra...

LA GUERRA E' VOSTRA MA I MORTI SONO NOSTRI!

I morti di Londra... I morti di Madrid... I morti alla caserma di Nassiria... Gli innumerevoli morti in tutte le città dell'Iraq...   morti per che cosa?
Per una guerra illegittima, una guerra coloniale, una guerra scatenata per impossessarsi delle ricchezze naturali di un popolo che non costituiva nessuna minaccia per la nostra sicurezza e che ci chiedeva soltanto di essere lasciato in pace.

SERVONO MISURE DI ANTITERRORISMO?
EBBENE ECCO LE MISURE PIU' EFFICACI:

1. VIA BLAIR!            MENTENDO, HA PROVOCATO GLI ATTENTATI DI LONDRA

2. VIA BERLUSCONI!    CI HA MESSI TUTTI QUANTI NEL MIRINO QUI IN ITALIA

3. VIA BUSH!              HA TRASCINATO IL MONDO INTERO IN GUERRE COLONIALI

 
Un momento, però! Fermiamoci!
Ascoltiamo... Cosa sentiamo?

Il silenzio!  Nessuno grida queste parole d'ordine.  C'è un vuoto frastornante.  Tutti pensano solo ad incrementare la polizia di frontiera ed i servizi di
intelligence.  Non ad eliminare il problema alla radice.

E' un silenzio che ucciderà.

Rompiamolo, cercando anzitutto di capire a che cosa è dovuto.

 

 

 

 
UNA DOMANDA, DUNQUE:

Dopo i tragici attentati di Londra, perché i britannici non si sono sollevati per cacciare Blair?  Egli aveva deliberatamente mentito loro per giustificare un intervento altrimenti senza legittimazione (da tempo lo si sa per certo, grazie al Downing Street Memo). Ha messo il suo popolo nel mirino, trascinandolo in un'avventura coloniale.

Perché non c'è stata una rivolta, una cacciata dal potere?

Non c'è stata perché i mass media britannici hanno agito velocemente, secondo un piano prestabilito da tempo, per smorzare la tragedia e per convincere la gente di addossare tutte le colpe ai musulmani sostenitori della resistenza irachena. 

In pratica, come in un romanzo di Orwell, la gente è stata pilotata dai mass media cooptati per l'occasione e dai leader politici confluiti in un Partito Unico.

E così sarà in Italia se (facciamo tutti gli scongiuri immaginabili!) dovesse accadere qualcosa.  Anche qui i media smorzeranno ed ri-indirizzeranno la rabbia e, in nome della solidarietà nazionale, persino i maggiori leader di sinistra canteranno in coro.  Nessuno chiederà la testa di Berlusconi e compari, responsabili di aver mandato soldati italiani a partecipare allo stupro collettivo dell'Iraq e, pertanto, di aver messo nel mirino tutti quanti noi.

"Stupro collettivo" sono parole troppo forti?  Non mi sembra.  Da due anni gli iracheni subiscono bombe e torture inglesi, oltreché americane: interi villaggi vengono distrutti.  Subiscono retate notturne ed arresti senza mandato (e senza ritorno), anche da parte delle truppe italiane.  Ma quel popolo, non si diceva che era senza colpe?  Non si diceva che ad opprimerlo era Saddam (da tempo preso), unico responsabile delle (mai esistite) armi di distruzione di massa?  Perché continuiamo ad infierire? Per prendere "i terroristi"?  Ma la nostra guerra li sta creando, perché non è contro un pugno di guerriglieri, bensì contro un popolo intero.

Ora quel popolo ha detto basta.  Ha trovato alleati per portare in Gran Bretagna lo stesso tipo di guerra sporca che inglesi ed americani praticano quotidianamente in Iraq tramite gli squadroni della morte da loro addestrati. Quattro giorni prima degli attentati di Londra, il giornale
Observer aveva rivelato che la Gran Bretagna stava da tempo inviando in Iraq materiali per una rete -- dicesi rete -- di campi di tortura, la cui esistenza era stata fino ad allora sempre smentita, e che il materiale veniva inviato sotto la copertura di "aiuti umanitari". Questa volta Blair non ha smentito.  Gli altri giornali, tuttavia, hanno o taciuto o minimizzato la notizia.

Senza una stampa e una TV libere, dunque, non sappiamo quasi nulla del terrorismo che noi pratichiamo nei paesi che occupiamo. Senza una stampa e una TV libere, non possiamo far capire alla gente comune che le responsabilità per i tragici attentati in Europa sono in primo luogo quelle dei nostri governanti che hanno mandato le truppe a sottomettere, anche con la tortura sistematica, un intero popolo (c'è un campo di tortura inglese per ogni città irachena... non un singolo edificio, come a Roma in via Tasso durante l'occupazione nazista, ma un campo intero!). 

Purtroppo, senza una stampa e una TV libere, la gente accetta la versione dei fatti voluta dai finanziatori dei mass media (che sono anche i finanziatori dei politici che hanno deciso la guerra, nonché i finanziatori delle compagnie petrolifere e di armamenti che ne trarranno profitto).

2.

Ma perché la stampa e la TV in tutta l'Europa adottano la stessa linea? 

La Francia e la Germania non stavano dalla parte degli iracheni?  Perché ora la Francia chiude le sue frontiere e i giornali tedeschi cercano, come quelli inglesi ed italiani, di colpevolizzare i musulmani (ma non chi occupa ingiustamente le loro terre)?  E ricordiamoci, l'occupazione non è soltanto in Iraq e in Afghanistan. Ad esempio, l'esercito americano sta in Arabia Saudita da 15 anni a sorreggere un regime dittatoriale -- secondo Amnesty International il più oppressivo del mondo -- per poter mettere mani sul petrolio saudita.  (Quindi i Sauditi che hanno attaccato le Torre Gemelle di New York non l'hanno fatto per puro fanatismo...)

La stampa tutta intera adotta la linea "colpevolizziamo i soli musulmani e non chi occupa le loro terre" perché, di recente, l'Europa ha cominciato a rivedere la sua politica e a spostarsi dalla parte degli invasori anglo-americani.  Infatti, alla conferenza (battezzata la "piccola Yalta") di Sharm ash Sheikh in Novembre e poi in successivi incontri circa un mese fa, con molta riluttanza le multinazionali petrolifere americane hanno finalmente accettato di dividere la torta del petrolio iracheno tra tutte le compagnie nazionali europee. Pertanto tutti i governi stanno per essere complici dell'occupazione.  Né Chirac né Schroeder la criticheranno più. 

Ecco dunque il senso degli attacchi di Londra. La conferenza di Gleneagles non c'entra; invece quella di Sharm ash Sheikh (perfezionata circa un mese fa), sì.  Gli attentati di Londra sono dunque un avvertimento all'Europa di fare marcia indietro e di rifiutare la mela che ha offerto Bush. 

Ma i governi britannici ed italiani sembrano invece intenzionati a rispondere all'avvertimento creando uno stato poliziesco (che fa comodo a loro anche per controllare noi tutti).  Non sembrano intenzionati ad affrontare la causa del terrorismo che subiamo, ossia il terrorismo che pratichiamo.  Intanto, a pagare non saranno i nostri governanti, iperprotetti, bensì noi gente comune che viaggiamo in treno o nella metropolitana. 

Non lasciamoci usare!  Passiamo all'attacco! 

Addossiamo le colpe a chi ha iniziato lo spirale di violenze! 

E soprattutto, stiamo attenti d'ora in poi a come parliamo di certe cose:

Eliminiamo, anzitutto, la parola "terrorismo" dal nostro vocabolario; diciamo invece terrorismi, ossia il nostro e quello che subiamo per ritorsione. Perché i primi atti terroristici sono sempre stati i nostri, sin dagli anni '20 con l'uso del gas nervino contro i civili iracheni per farli accettare il "protettorato" britannico.  (Già!  Fin dagli anni '20 i britannici avevano fiutato l'importanza che avrebbe avuto il petrolio.) 

Gli opinionisti televisivi condannano come criminale -- e lo è -- l'uccisione di centinaia di civili innocenti nelle metropolitane di Londra o di Madrid, solo perché questi sostengono governi che praticano violenze in Iraq.  (Del resto, molti dei morti avranno sicuramente votato contro Blair e contro Aznar; sono quindi doppiamente innocenti!)  Sarebbe il caso allora che questi stessi opinionisti condannassero i nostri bombardamenti di interi quartieri residenziali in Iraq, col pretesto che i civili che ci abitano sostengono i guerriglieri (il che non è vero per tutti nemmeno in questo caso).  Ma non lo fanno. Usano la parola terrorismo al singolare, dando così un colpo di spugna alla nostra guerra sporca.  Non cadiamo nella trappola.  D'ora in poi parliamo di terrorismi al plurale.

Eliminiamo anche espressioni come "fanatismo religioso" o "invidia del nostro benessere", quando parliamo dei popoli musulmani.  Chiediamoci piuttosto perché sono così poveri -- in fondo abitano i paesi più ricchi del pianeta in termini di risorse naturali!  La risposta è ovvia: la loro povertà è dovuto al nostro dominio -- dominio militare in Iraq e Afghanistan; dominio tramite
leader autoritari da noi assoldati in Algeria, Marocco, Egitto, Pakistan; entrambe le modalità di dominio in Arabia Saudita).  Chiediamoci ora: Da dove vengono i guerriglieri musulmani?  E' presto detto: proprio da questi paesi.  A partire dai sauditi che hanno condotto gli attentati dell'11 settembre.

In quanto all'espressione "fanatismo religioso", studiamo bene l'Islam prima di parlarne: scopriremo che è una religione tollerante per eccellenza.  Il fanatismo dei guerriglieri, dunque, è un uso deviato dell'Islam, una "ideologia di copertura" per indirizzare una rabbia popolare di natura molto più materiale che spirituale.  Come eliminare questa rabbia contro i paesi oppressori (cioè, contro noi)?  Semplice!  Lasciando che quei popoli possano gestire da soli le proprie risorse.

Ma questo è esattamente ciò che i nostri governanti, per conto delle nostre industrie petrolifere (e di estrazione minerarie, e di armamenti, ecc.) non vogliono fare. Da tre generazioni inventano giustificazioni per reprimere le rivolte di chi cerca di riprendere possesso del proprio paese e quindi di porre fine alla propria povertà.  L'Iraq di oggi è solo l'ennesimo capitolo in una storia secolare d'imperialismo nostrano nei paesi musulmani, di cui noi dobbiamo solo vergognarci. 

Eliminiamo dunque dal nostro vocabolario anche le parole, che oggi vanno tanto di moda, di "lotta contro la povertà" e di "aiuto ai paesi poveri". Non dobbiamo portare loro aiuti umanitari, dobbiamo solo andarcene.  E non cercare poi di controllarli a distanza tramite il Fondo Monetario e i giochetti alla borsa "futures" che determinano il valore delle loro materie prime.

Eliminiamo pure le parole "lotta per la pace", poiché la pace (senza giustizia) la potremo pure avere, se gli americani e gli inglesi riescono nel loro intento di imporre un leader forte, a loro leale, a Baghdad -- un nuovo Saddam Hussein, prima maniera.  Ma sarà una soluzione accettabile questo?  I francescani, con la loro solita marcia in più, hanno dato la parola d'ordine più azzeccata due anni fa: hanno issato sul loro campanile di Assisi non la bandiera con la sola parola "Pace" bensì una bandiera con sopra: "Giustizia + Libertà = Pace (e Bene)". 

Eliminiamo infine le parole "lotta per la sicurezza" che i maggiori leader di sinistra, tristemente in sintonia con il governo di destra, hanno cominciato ad intonare dopo i fatti di Londra.  Non occorre "lottare per la sicurezza".  Occorre invece "lottare per la cessazione del nostro terrorismo" (bombe nelle moschee, squadroni della morte, ecc. -- tecniche che usiamo per spaventare e quindi sottomettere la popolazione).  Cessate le nostre aggressioni, cesseranno le loro ritorsioni. 

3.

Non abbiamo però risposto alla domanda se è possibile fare qualcosa, dal momento che alla "piccola Yalta" di Sharm ash Sheikh tutti i partecipanti europei sembrano aver mangiato la mela tesa da Bush. 

Sì, è possibile fermare questo ritorno alle occupazioni coloniali ottocentesche, mobilitandoci in piazza, sensibilizzando gli elettori di destra (che sono stati messi nel mirino da Berlusconi anche loro), iscrivendoci di massa nei partiti e chiedendo un cambio di direzione (in entrambi i sensi), scioperando ad oltranza se necessario. 

Ma attenzione: non basta chiedere la fine della guerra e il ritiro delle truppe.  Come si è accennato prima, il piano americano prevede di fare entrambe le cose, DOPO aver installato un uomo forte al potere. DOPO aver riempito i campi di tortura con chiunque possa criticare un governo made in USA.  DOPO aver trasformato l'Iraq in un immenso campo di concentramento. DOPO aver cacciato tutti i giornalisti indipendenti (come Giuliana Sgrena) e tutti i volontari umanitari indipendenti (come le due Simone) che potrebbero denunciare questo orribile esito.  Quindi se chiediamo soltanto la pace, tranquillizzatevi, ce la daranno: una pax americana. 

Ma non la giustizia.  Non la libertà per questi paesi.  E dunque la guerriglia, internazionalizzandosi, continuerà a contrattaccare per ritorsione.  La sicurezza da noi non sarà mai abbastanza. Anche quando le nostre vite diventeranno super-controllate, super-sorvegliate, anche quando sentiremo rinchiusi in una fortezza, avremo sempre paura. 

Fermiamo questa follia, subito!  Dopo ogni attentato si dice che non è più possibile cambiare politica poiché ciò darebbe l'impressione di cedere ad un ricatto.  Ebbene, sia! Cambiamo dunque politica e vertici adesso!  Alla guerra preventiva rispondiamo con la pace preventiva.

Via Bush!  Via Blair!  Via Berlusconi!
SUBITO!  Prima che sia troppo tardi.


La sola sicurezza è la pace.




torna inizio pagina

 

| rete_dei_movimenti@boylan.it | webmaster| tornare indietro |