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UNA
DOMANDA, DUNQUE:
Dopo
i tragici attentati di Londra, perché i britannici non si
sono sollevati per cacciare Blair? Egli aveva
deliberatamente mentito loro per giustificare un intervento
altrimenti senza legittimazione (da tempo lo si sa per certo,
grazie al Downing Street Memo). Ha messo il suo popolo nel
mirino, trascinandolo in un'avventura coloniale.
Perché
non c'è stata una rivolta, una cacciata dal potere?
Non
c'è stata perché i mass media britannici hanno
agito velocemente, secondo un piano prestabilito da tempo, per
smorzare la tragedia e per convincere la gente di addossare tutte
le colpe ai musulmani sostenitori della resistenza irachena.
In
pratica, come in un romanzo di Orwell, la gente è stata
pilotata dai mass media cooptati per l'occasione e dai leader
politici confluiti in un Partito Unico.
E così sarà
in Italia se (facciamo tutti gli scongiuri immaginabili!) dovesse
accadere qualcosa. Anche qui i media smorzeranno ed
ri-indirizzeranno la rabbia e, in nome della solidarietà
nazionale, persino i maggiori leader di sinistra canteranno in
coro. Nessuno chiederà la testa di Berlusconi e
compari, responsabili di aver mandato soldati italiani a
partecipare allo stupro collettivo dell'Iraq e, pertanto, di aver
messo nel mirino tutti quanti noi.
"Stupro
collettivo" sono parole troppo forti? Non mi sembra.
Da due anni gli iracheni subiscono bombe e torture inglesi,
oltreché americane: interi villaggi vengono distrutti.
Subiscono retate notturne ed arresti senza mandato (e senza
ritorno), anche da parte delle truppe italiane. Ma quel
popolo, non si diceva che era senza colpe? Non si diceva
che ad opprimerlo era Saddam (da tempo preso), unico responsabile
delle (mai esistite) armi di distruzione di massa? Perché
continuiamo ad infierire? Per prendere "i terroristi"?
Ma la nostra guerra li sta creando, perché non è
contro un pugno di guerriglieri, bensì contro un popolo
intero.
Ora quel popolo ha detto basta. Ha trovato
alleati per portare in Gran Bretagna lo stesso tipo di guerra
sporca che inglesi ed americani praticano quotidianamente in Iraq
tramite gli squadroni della morte da loro addestrati. Quattro
giorni prima degli attentati di Londra, il giornale Observer
aveva rivelato che la Gran Bretagna stava da tempo inviando in
Iraq materiali per una rete -- dicesi rete -- di campi di
tortura, la cui esistenza era stata fino ad allora sempre
smentita, e che il materiale veniva inviato sotto la copertura di
"aiuti umanitari". Questa volta Blair non ha smentito.
Gli altri giornali, tuttavia, hanno o taciuto o minimizzato la
notizia.
Senza
una stampa e una TV libere, dunque, non sappiamo quasi nulla del
terrorismo che noi pratichiamo nei paesi che occupiamo. Senza una
stampa e una TV libere, non possiamo far capire alla gente comune
che le responsabilità per i tragici attentati in Europa
sono in primo luogo quelle dei nostri governanti che hanno
mandato le truppe a sottomettere, anche con la tortura
sistematica, un intero popolo (c'è un campo di tortura
inglese per ogni città irachena... non un singolo
edificio, come a Roma in via Tasso durante l'occupazione nazista,
ma un campo intero!).
Purtroppo, senza una stampa e
una TV libere, la gente accetta la versione dei fatti voluta dai
finanziatori dei mass media (che sono anche i finanziatori dei
politici che hanno deciso la guerra, nonché i finanziatori
delle compagnie petrolifere e di armamenti che ne trarranno
profitto).
2.
Ma
perché la stampa e la TV in tutta l'Europa adottano
la stessa linea?
La Francia e la Germania non
stavano dalla parte degli iracheni? Perché ora la
Francia chiude le sue frontiere e i giornali tedeschi cercano,
come quelli inglesi ed italiani, di colpevolizzare i musulmani
(ma non chi occupa ingiustamente le loro terre)? E
ricordiamoci, l'occupazione non è soltanto in Iraq e in
Afghanistan. Ad esempio, l'esercito americano sta in Arabia
Saudita da 15 anni a sorreggere un regime dittatoriale -- secondo
Amnesty International il più oppressivo del mondo
-- per poter mettere mani sul petrolio saudita. (Quindi i
Sauditi che hanno attaccato le Torre Gemelle di New York non
l'hanno fatto per puro fanatismo...)
La stampa tutta
intera adotta la linea "colpevolizziamo i soli musulmani e
non chi occupa le loro terre" perché, di recente,
l'Europa ha cominciato a rivedere la sua politica e a spostarsi
dalla parte degli invasori anglo-americani. Infatti, alla
conferenza (battezzata la "piccola Yalta") di Sharm ash
Sheikh in Novembre e poi in successivi incontri circa un mese fa,
con molta riluttanza le multinazionali petrolifere americane
hanno finalmente accettato di dividere la torta del petrolio
iracheno tra tutte le compagnie nazionali europee. Pertanto tutti
i governi stanno per essere complici dell'occupazione. Né
Chirac né Schroeder la criticheranno più.
Ecco dunque il senso degli attacchi di Londra. La
conferenza di Gleneagles non c'entra; invece quella di Sharm ash
Sheikh (perfezionata circa un mese fa), sì. Gli
attentati di Londra sono dunque un avvertimento all'Europa di
fare marcia indietro e di rifiutare la mela che ha offerto
Bush.
Ma i governi britannici ed italiani sembrano
invece intenzionati a rispondere all'avvertimento creando uno
stato poliziesco (che fa comodo a loro anche per controllare noi
tutti). Non sembrano intenzionati ad affrontare la causa
del terrorismo che subiamo, ossia il terrorismo che pratichiamo.
Intanto, a pagare non saranno i nostri governanti, iperprotetti,
bensì noi gente comune che viaggiamo in treno o nella
metropolitana.
Non
lasciamoci usare! Passiamo all'attacco!
Addossiamo
le colpe a chi ha iniziato lo spirale di violenze!
E
soprattutto, stiamo attenti d'ora in poi a come parliamo di
certe cose:
Eliminiamo,
anzitutto, la parola "terrorismo"
dal nostro vocabolario; diciamo invece terrorismi,
ossia il nostro e quello che subiamo per ritorsione.
Perché i primi atti terroristici sono sempre stati
i nostri, sin dagli anni '20 con l'uso del gas nervino contro i
civili iracheni per farli accettare il "protettorato"
britannico. (Già! Fin dagli anni '20 i
britannici avevano fiutato l'importanza che avrebbe avuto il
petrolio.)
Gli opinionisti televisivi condannano
come criminale -- e lo è -- l'uccisione di centinaia di
civili innocenti nelle metropolitane di Londra o di Madrid, solo
perché questi sostengono governi che praticano violenze in
Iraq. (Del resto, molti dei morti avranno sicuramente
votato contro Blair e contro Aznar; sono quindi
doppiamente innocenti!) Sarebbe il caso allora che questi
stessi opinionisti condannassero i nostri bombardamenti di interi
quartieri residenziali in Iraq, col pretesto che i civili che ci
abitano sostengono i guerriglieri (il che non è vero per
tutti nemmeno in questo caso). Ma non lo fanno. Usano la
parola terrorismo al singolare, dando così un colpo
di spugna alla nostra guerra sporca. Non cadiamo
nella trappola. D'ora in poi parliamo di terrorismi
al plurale.
Eliminiamo anche espressioni come
"fanatismo religioso" o "invidia del nostro
benessere",
quando parliamo dei popoli musulmani. Chiediamoci piuttosto
perché sono così poveri -- in fondo abitano i paesi
più ricchi del pianeta in termini di risorse naturali!
La risposta è ovvia: la loro povertà è
dovuto al nostro dominio -- dominio militare in Iraq e
Afghanistan; dominio tramite leader
autoritari da noi assoldati in Algeria, Marocco, Egitto,
Pakistan; entrambe le modalità di dominio in Arabia
Saudita). Chiediamoci ora: Da dove vengono i guerriglieri
musulmani? E' presto detto: proprio da questi paesi.
A partire dai sauditi che hanno condotto gli attentati dell'11
settembre.
In quanto all'espressione "fanatismo
religioso", studiamo bene l'Islam prima di parlarne:
scopriremo che è una religione tollerante per eccellenza.
Il fanatismo dei guerriglieri, dunque, è un uso deviato
dell'Islam, una "ideologia di copertura" per
indirizzare una rabbia popolare di natura molto più
materiale che spirituale. Come eliminare questa rabbia
contro i paesi oppressori (cioè, contro noi)?
Semplice! Lasciando che quei popoli possano gestire da soli
le proprie risorse.
Ma questo è esattamente ciò
che i nostri governanti, per conto delle nostre industrie
petrolifere (e di estrazione minerarie, e di armamenti, ecc.) non
vogliono fare. Da tre generazioni inventano giustificazioni per
reprimere le rivolte di chi cerca di riprendere possesso del
proprio paese e quindi di porre fine alla propria povertà.
L'Iraq di oggi è solo l'ennesimo capitolo in una storia
secolare d'imperialismo nostrano nei paesi musulmani, di cui noi
dobbiamo solo vergognarci.
Eliminiamo dunque dal
nostro vocabolario anche le parole, che oggi vanno tanto di moda,
di "lotta contro la povertà" e di "aiuto ai
paesi poveri". Non dobbiamo portare loro aiuti
umanitari, dobbiamo solo andarcene. E non cercare poi di
controllarli a distanza tramite il Fondo Monetario e i giochetti
alla borsa "futures" che determinano il valore delle
loro materie prime.
Eliminiamo pure le parole "lotta
per la pace", poiché la pace (senza giustizia) la
potremo pure avere, se gli americani e gli inglesi riescono nel
loro intento di imporre un leader forte, a loro leale, a Baghdad
-- un nuovo Saddam Hussein, prima maniera. Ma sarà
una soluzione accettabile questo? I francescani, con la
loro solita marcia in più, hanno dato la parola d'ordine
più azzeccata due anni fa: hanno issato sul loro campanile
di Assisi non la bandiera con la sola parola "Pace"
bensì una bandiera con sopra: "Giustizia + Libertà
= Pace (e Bene)".
Eliminiamo infine le
parole "lotta per la sicurezza" che i maggiori leader di
sinistra, tristemente in sintonia con il governo di destra, hanno
cominciato ad intonare dopo i fatti di Londra. Non occorre
"lottare per la sicurezza". Occorre invece
"lottare per la cessazione del nostro terrorismo"
(bombe nelle moschee, squadroni della morte, ecc. -- tecniche che
usiamo per spaventare e quindi sottomettere la popolazione).
Cessate le nostre aggressioni, cesseranno le loro ritorsioni.
3.
Non
abbiamo però risposto alla domanda se è possibile
fare qualcosa, dal momento che alla "piccola Yalta" di
Sharm ash Sheikh tutti i partecipanti europei sembrano aver
mangiato la mela tesa da Bush.
Sì, è
possibile fermare questo ritorno alle occupazioni coloniali
ottocentesche, mobilitandoci in piazza, sensibilizzando gli
elettori di destra (che sono stati messi nel mirino da Berlusconi
anche loro), iscrivendoci di massa nei partiti e chiedendo un
cambio di direzione (in entrambi i sensi), scioperando ad
oltranza se necessario.
Ma attenzione: non basta
chiedere la fine della guerra e il ritiro delle truppe.
Come si è accennato prima, il piano americano prevede di
fare entrambe le cose, DOPO aver installato un uomo forte al
potere. DOPO aver riempito i campi di tortura con chiunque possa
criticare un governo made in USA. DOPO aver trasformato
l'Iraq in un immenso campo di concentramento. DOPO aver cacciato
tutti i giornalisti indipendenti (come Giuliana Sgrena) e tutti i
volontari umanitari indipendenti (come le due Simone) che
potrebbero denunciare questo orribile esito. Quindi se
chiediamo soltanto la pace, tranquillizzatevi, ce la daranno: una
pax americana.
Ma non la giustizia. Non la
libertà per questi paesi. E dunque la guerriglia,
internazionalizzandosi, continuerà a contrattaccare per
ritorsione. La sicurezza da noi non sarà mai
abbastanza. Anche quando le nostre vite diventeranno
super-controllate, super-sorvegliate, anche quando sentiremo
rinchiusi in una fortezza, avremo sempre paura.
Fermiamo
questa follia, subito! Dopo ogni attentato si dice che non
è più possibile cambiare politica poiché ciò
darebbe l'impressione di cedere ad un ricatto. Ebbene, sia!
Cambiamo dunque politica e vertici adesso! Alla
guerra preventiva rispondiamo con la pace preventiva.
Via
Bush! Via Blair! Via Berlusconi! SUBITO!
Prima che sia troppo tardi.
La sola sicurezza è la pace.
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