Acquedotti non cannoni: questo si chiama esportare la democrazia
di Marina Minicuci

Avvenimenti
22 aprile 2005

 

Mentre procede la militarizzazione dei nostri territori è in corso una offensiva ideologica in tutte le scuole e nelle università dove stanno entrando ufficiali dell’esercito per arruolare i nostri ragazzi.

Parlano di guerre per la sicurezza, della vicinanza con gli Stati Uniti. Ma l’arma di propaganda più potente è il nuovo modello di esercito con un reddito garantito e subito di 800 euro al mese (non è nemmeno necessario avere un diploma, basta la scuola media inferiore), la possibilità di praticare lo sport e acquisire abilitazioni riconosciute in ambito europeo in due delle “i” di berlusconiana memoria: inglese e internet. E in più ci sono anche corsi volti a fornire una formazione professionale imprenditoriale.

E’ evidente che ragazzi di famiglie disagiate (ma non solo) senza alcuna prospettiva, soprattutto al sud, sono attirati come mosche da una trappola dalla quale probabilmente non usciranno mai più.

Se lo schieramento progressista non provvede da subito a trovare alternative per i ragazzi italiani senza alcuna prospettiva, c’è da scommettere che il nostro futuro sarà all’insegna di eventi peggiori di quelli che stiamo vivendo in questi anni.

La buona notizia è che i vari maovimenti e comitati per il no alla guerra si stanno muovendo e in qualche caso hanno ottenuto apprezzabilissimi risultati. In Lombardia, il movimento ha ottenuto che la Breda sia stata riconvertita da fabbrica di cannoni a fabbrica di tubazioni. E effettivamente esportare la democrazia significa portare acquedotti e non cannoni.

Si è poi creato un movimento che durante il periodo della Fiera delle armi, organizza eventi e iniziative contrapposte, all’insegna della pace, nelle scuole e su tutto il territorio lombardo.

Proliferano anche i comitati locali nei luoghi della varie basi militari; si sta pensando di chiedere che il 2 giugno sia decretata “giornata nazionale del disarmo” e a un laboratorio stabile di proposte alternative e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, nonché varie campagne di mobilitazione e controinformazione.
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