Alle
porte delle elezioni altre volte in questi anni le associazioni
e i movimenti del Lazio hanno fatto appelli affinché si
andasse a votare. Ogni volta è per noi più
difficile trovare la motivazione e la grinta per convincere,
forse, qualcuno che è necessario prima di tutto battere
questo governo. Forse non qui, non a Roma centro, nel centro di
questa periferia del cosidetto primo mondo, dove quasi tutti noi
viviamo intrisi di privilegi. Con che onestà
intellettuale e morale ci possiamo battere per mantenere una
vita equiparata al 5% più agiato dell’umanità,
quando la rimaenza del pianeta vive in condizioni appena
decenti, minime, sotto la soglia della povertà o
direttamente muore di fame e/o malattie curabili? Di quale
governo del popolo (democrazia) andiamo parlando quando la
democrazia è privilegio di pochi e sottomissione, fame,
ingiustizia per tutti gli altri? Penserete che
questa non è il momento, alle soglie delle elezioni
regionali, per parlare di un problema globale, ma il globale lo
ritroviamo anche, in qualche modo, a scala locale. Nella nostra
regione, fuori da questo centro splendido e opulento, c’è
un’altra Roma che quasi mai arriva a fine mese e non
perché deve sostenere un livello di vita irragionevole,
ma perché non riesca a pagare l’affitto o, quando
va bene, il mutuo dell’unica casa, il cibo, i libri per i
ragazzi...l’essenziale insomma per una vita decorosa. E’
a queste persone che mi chiedo quali argomenti possiamo offrire
per dirgli di andare a votare. Gli possiamo dire
che la sinistra sarà meglio della destra comunque, perché
non stravolgerà la nostra costituzione, non farà
leggi ad personam, sarà più cauta con lo
smantellamento della scuola pubblica, meno disinvolta nelle
privatizzazioni, sicuramente più decente nella facciata.
Temo però che non siano argomenti di grande richiamo per
chi si dibatte con il problema della sopravvivenza quotidiana.
Io vorrei dirgli che per la sinistra prima viene il
lavoro e la regione si occuperà anzittutto della tutela
dei lavoratori, dei soprusi del precariato, della formazione e
dell’orientamento al lavoro, dell’integrazione
socio-lavorativa dei migranti. Vorrei dirgli che la sinistra si
occuperà della riqualificazione e dello sviluppo delle
periferie che è prima di tutto crescita sociale. Darà
una soluzione abitativa decorosa a tutti secondo il proprio
reddito. Gli vorrei dire che scuola e sanità saranno
gratuite; che investimenti saranno fatti per migliorare e
potenziare i trasporti; che la battaglia ambientale sarà
senza quartiere e che verrà incentivata l’economia
equa e solidale.
E infine, ma non da ultimo, perché
tutto questo sia poi davvero realizzabile, gli vorrei dire che
sarà promossa, sviluppata, incentivata e favorita la
partecipazione cittadina. Perché se il cittadino non si
riappropria della propria sovranità (che è
diventata proprietà privata dei politici di mestiere) si
rifugia nel privato, nell’individuale, nello scontento,
nell’astensione dalla vita comune, dal voto. Come ho già
scritto e detto molte volte (anche a Marrazzo), la
partecipazione può e deve nascere dal basso, ma non può
proliferare e conservarsi a lungo se non viene appoggiata e
sostenuta dall’alto.
Tutto questo c’è
qualche candidato che mostra d’averlo capito come Giulia
Rodano (Uniti nell’Ulivo) e Luigi Nieri (Rifondazione
Comunista) che l’ha anche attuato come assessore delle
periferie, con buoni risultati a quanto pare. Ci sono poi alcuni
nostri soci candidati a cui non possiamo far mancare l’imbocca
al lupo di tutta la Rete dei movimenti: Vittorio Marinelli
(Verdi), Susy la Rocca (Italia dei Valori), Bruno Ceccarelli
(lista Marrazzo) e, altra regione, Riccardo Sarfatti candidato
alla Presidenza della Lombardia.
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