10
febbraio 2005 Dai
movimenti: 4 volte Sì al referendum di Marina
Minicuci Editore
Rizzoli.Bur
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Il
12 ed il 13 giugno 2005 saremo chiamati ad esprimerci sull'ultima
possibilità che abbiamo di modificare la legge 40 sulla
procreazione assistita. Con questo referendum la legge non sarà
abrogata, ma solo modificata nelle sue parti più ingiuste
e dannose.
Il referendum, è bene specificarlo,
nulla ha a che vedere con la clonazione o altre questioni
genetiche, i cittadini non sono chiamati ad esprimersi su
questioni scientifiche ma su qualcosa che riguarda il diritto
alla salute di tutti e il diritto all’autodeterminazione
delle donne. Con i divieti stabiliti dalla legge 40 si prevede
una denuncia penale, nonché condanna per eventuali
trasgressori, che eventualmente sarebbero i ricercatori che
studiano nuovi metodi per guarirci da malattie oggi incurabili
come le sclerosi, l’Alzheimer, il Parkinson, il diabete,
ecc. e le madri, le coppie, che desiderano avere un figlio e, se
il referendum abrogativo fallirà, saranno costrette a
recarsi all'estero per potersi curare, sempre che ne abbiano i
mezzi.
Nessun paese della Unione Europea ha una legge
tanto oscurantista. Inoltre, ostacolando la ricerca
scientifica, il rischio di fughe di cervelli sarà sempre
più consistente. La 40 è una legge che, se non
abrogata, rappresenterà un serio vulnus alla laicità
dello Stato Italiano che prevede che tutti i suoi cittadini siano
liberi di scegliere il proprio modo di vivere.
Si diceva
una volta: “la mia libertà finisce dove comincia la
tua”. Vuol dire che ciascuno di noi ha diritto a adottare
i comportamenti che ritiene opportuni secondo la propria
coscienza e fino a quando essi non ledano i diritti di altri.
Qui invece - e questa è la verità - si cerca di
assecondare il volere delle gerarchie ecclesiastiche e di ciò
che esse considerano “peccato” come se fossimo uno
Stato talebano, come quello dove abbiamo “esportato la
pace” con le bombe.
Oltre ad essere una legge da
Stato cattolico fondamentalista, è una legge miope poiché
inutile per arrestare la scienza che non si è mai fermata,
neppure quando la chiesa bruciava gli scienziati nel rogo, e
tanto meno lo farà certo adesso se l’Italia, unica
in Europa, approverà con la legge il ritorno al Medio Evo.
Ma
vediamo nel merito ognuno dei quattro quesiti. Il referendum
numero uno attiene alla ricerca scientifica. Il quesito, mirando
ad abrogare alcune norme fra le quali quella di crioconservazione
degli embrioni, consentirebbe - se abrogato - di effettuare la
ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, aprendo
così la strada al progredire della ricerca per la cura di
gravi malattie ora incurabili.
Il referendum numero due
ha a che vedere con la salute della donna. Il quesito mira ad
abrogare la norma che consente il ricorso alle tecniche di
procreazione assistita unicamente alle coppie con problemi di
sterilità permettendo in questo modo l’accesso alle
cure anche alle coppie che, pur fertili, rischiano di trasmettere
al figlio gravi malattie genetiche ereditarie. Tale quesito si
propone inoltre di abrogare il divieto di revoca del consenso
all’impianto dell’embrione dopo la fecondazione
dell’ovulo, l’obbligo di creare in vitro un massimo
di tre embrioni, quello di un unico e contemporaneo impianto, a
prescindere dall’età e dalla valutazione delle
condizioni psico-fisiche del soggetto coinvolto, circostanze
particolarmente lesive della salute della donna.
Il
terzo referendum riguarda i diritti del concepito. Votare sì
contempla tutte le abrogazioni già descritte nel secondo
punto e prevede anche l’abrogazione di quella parte
dell’articolo 1 che esplicitamente assicura i diritti di
tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito. Questa è
una norma che, per la prima volta nel nostro ordinamento,
garantisce al concepito la stessa tutela giuridica propria della
persona fisica.
Quanto al quarto ed ultimo, esso attiene
alla fecondazione eterologa e volge ad abrogare il divieto di
fecondazione eterologa, che impedisce di utilizzare gameti di
donatori esterni alla coppia, come se si potesse implicitamente
riconoscere la maternità e paternità con la mera
trasmissione di un corredo cromosomico.
Come quasi tutto
ciò che è accaduto in questi terribili anni
berlusconiani, ancora una volta sono i movimenti indipendenti (e
quindi i cittadini organizzati) a dare battaglia, accorrendo in
aiuto alle insufficienze di una opposizione timida e come sempre
divisa. Anche in questo caso vi chiediamo di offrici la vostra
collaborazione mettendovi in contatto con i comitati promotori
del Referendum nelle varie realtà locali.
Per chi
vive a Roma e vuole saperne di più, o prendere parte
attiva alla campagna referendaria, può partecipare martedì
17 maggio a Palazzo Valentini (Sala di Liegro) in via IV Novembre
119, alle ore 17,30 all’incontro del comitato romano per i
referendum. E’ una riunione con tutte le realtà
associative culturali, sportive, professionali, ma aperto anche
ai singoli cittadini perché per il raggiungimento del
quorum e la vittoria dei 4 Sì sarà necessaria la
mobilitazione di tutti ed un impegno capillare. Se questo
referendum non raggiungerà il quorum, non avremo più
alcuna possibilità di modificare la legge 40.
Decidere
sì equivale a decidere di schierarsi dalla parte della
ricerca scientifica e della donna conservando la fecondazione
eterologa già molto diffusa in Italia, migliaia di bambini
sani sono già nati in Italia con questo metodo. Decidere
sì equivale a permettere a tutti i cittadini, non solo
quelli facoltosi, di potersi curare in Italia da gravi malattie.
A trent’anni - ricordiamolo - dall’approvazione del
Parlamento Italiano della legge sul divorzio e poi sull’aborto
(entrambe con referendum) decidere sì equivale a rifiutare
che i dettami della chiesa decidano per tutti i cittadini di uno
Stato laico, quindi difendere il diritto e la Costituzione e dire
no alla barbarie.
retedeimovimenti@tiscali.it
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