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Vedi documento prodotto dal Tavolo "
Lavoro/Sviluppo" qui.



Bozza

Idee per un programma

LAZIO - REGIONE DI
PACE
DIRITTI
PARTECIPAZIONE



Associazioni e Movimenti



Altrevisioni - Aprile -Arci - Ass. "Antonino Caponnetto" – A SUD - Art. 21 – Bloggers per la pace - Casa dei Diritti- Casa delle culture -Circolo degli attori - Città della Gente - Cittadini per l'Ulivo - Città Nostra - Comitato difesa Servizio Sanitario Nazionale - Communitas 2002 – Consumo responsabile - Cultura Democratica - Fisher - Fortebraccio – Forum Dac - Forum per l'alternativa – Forum terzo settore - Ginepro Nannelli - Girotondi per la democrazia - Giustizia e Libertà - Hormiateatro - I Barattieri -Il campo - Labit – La Fabbrica dell’Attore - Legalità e democrazia - Lega ambiente - Lenti a contatto - Margot - Maschi femmine e cantanti - Metateatro - Montevirginio – Motori Teatrali - Movimento ecologista - Operaprima- Parsec - Polis - Ponte della memoria- Progetto Attore - Psichiatria democratica - Retablo - Rete dei movimenti – Rinnovamento della sinistra - Schegge di cotone - Tam Tam - Teatro Furio Camillo - Teatronull - Upter

PREMESSA



Dopo l’incontro con il candidato del centro sinistra Marrazzo ,svolto alla Casa delle culture il 15 ottobre , le associazioni e i movimenti promotori hanno dato vita a tre laboratori finalizzati ad un lavoro comune sul programma regionale per la prossima consultazione elettorale. Punto di riferimento dei laboratori le esperienze prodotte dal vasto e variegato movimento associativo presente a Roma e nel Lazio , un eccezionale patrimonio di idee e pratiche sociali e uno snodo decisivo di un nuovo rapporto da instaurare fra cittadini e politica, istituzioni, rappresentanza.

Il documento che presentiamo traccia una prima sintesi della discussione, rimandando per le necessarie specificazioni a successive fasi di approfondimento e di iniziativa . Un contributo di idee e proposte che vogliamo offrire sulla base della nostra tipicità , consapevoli come siamo che un programma -progetto per un 'altra idea di Regione nasce e ancora di più può realizzarsi con il concorso ampio di tutte le migliori energie della società regionale. La scelta tematica compiuta dai laboratori origina dal presupposto che i molteplici aspetti programmatici del futuro governo regionale debbono inserirsi in un orizzonte strategico unificante fondato su valori e principi , forti e condivisi , capaci di interpretare e corrispondere alle aspettative di cambiamento della società regionale . Tutto ciò è possibile armonizzando in un comune disegno il positivo che già emerge nelle forme più innovative di governo locale , nelle esperienze già in essere di democrazia partecipata , di costruzione di società " altra" rispetto a quella dei privilegi per pochi.

A nostro avviso le parole chiave di questo orizzonte strategico sono : pace, diritti, partecipazione. A partire da esse occorre definire il progetto di un altro Lazio. Un progetto aperto per una Regione di tutti nessuno escluso. Anzi a cominciare dagli esclusi, dai diritti negati , dai soggetti senza voce, affrontando con coraggio e fantasia vecchi e nuovi bisogni, costruendo certezze e prospettive per il futuro .

La Regione Lazio può svolgere un ruolo importante nel contrastare il disegno della devolutione della destra. Lo può svolgere come cerniera fra Nord e Sud del paese , come Regione di Roma capitale, operando una netta discontinuità rispetto al governo di centrodestra, un altro modo di legiferare , di governare , di concorrere alle decisioni nelle sedi nazionali e internazionali , e delineando un progetto che superi quel riformismo debole che ha segnato la stessa esperienza di governo del centrosinistra nel Lazio .

La sfida per il governo Regionale non è fra due candidati , né può limitarsi all'elenco delle cifre dei danni prodotti dal centrodestra. La sfida deve essere fra due progetti alternativi fra loro. Al progetto Storace deve contrapporsi un progetto fondato su una democrazia partecipata, sulla mobilitazione delle energie regionali, sulla solidarietà, sull'inclusione, sui diritti e non sull'assistenzialismo , sulla giustizia a partire dai deboli, sulla rappresentanza del mondo del lavoro. Valga come indicazione una affermazione del premio Nobel per l'economia Stiglitz "… Lo sviluppo non è uno strumento per aiutare poche persone ad arricchirsi o per creare una manciata di inutili settori protetti da cui trae vantaggio solo un elite ristretta. Sviluppo significa trasformare la società, migliorare la vita dei poveri…e garantire a chiunque l'accesso a i servizi sanitari e all'istruzione" Dunque un'altra idea di sviluppo che sappia misurarsi non su mere logiche di mercato e di privatizzazioni bensì su indicatori di qualità quali : sviluppo umano - stato dell'ambiente - qualità sociale - spesa pubblica . Sappia dar voce ai soggetti esclusi inserendo il cuneo della " cittadinanza" nei sistemi normativi e regolativi, nelle maglie delle procedure istituzionali - legislative e Assumere come paradigma critico la " sapienza della vita quotidiana".







I LABORATORI E LE PROPOSTE

LAZIO : Regione di Pace



L’impegno per la Pace nel mondo deve farsi ispirazione e condotta del futuro governo regionale. Un Mediterraneo di pace, ponte fra culture, ispirazioni e idealità diverse, è fondamentale nella costruzione di un’Europa di pace , condizione importante della comprensione fra i popoli, della salvaguardia dei principi di libertà, tolleranza, difesa e sviluppo dei diritti umani e di cittadinanza. La stessa politica di rispetto dell’ambiente, di difesa della natura e del territorio, della preservazione del paesaggio naturale ed artistico ha bisogno della cultura della pace, di un patto di civiltà e solidarietà fra le generazioni.

La regione con i suoi poteri legislativi deve esercitare azione di stimolo e indirizzo per le iniziative di pace e cooperazione di comuni e province. L'insieme dei suoi interventi deve essere attraversato dai principi - valori di una cultura di pace, innovando profondamente rispetto ai cinque anni trascorsi in cui non si è avuta nessuna attività legislativa in merito. Questo impegno deve evidenziarsi a partire dallo statuto regionale che deve contenere non generici richiami bensì un forte riferimento all’attualità e al valore dell’articolo 11 della nostra Costituzione, che ripudia la guerra , senza sì e senza ma, e sottolinea, che l’Italia può rinunciare all’esercizio della propria sovranità nazionale solo a favore di organismi internazionali che operino a salvaguardia del valore della pace.

Pace, cooperazione e solidarietà sono state al centro di imponenti mobilitazioni. L’esperienza della cooperazione, del volontariato vede ormai coinvolti migliaia di giovani, donne e uomini, esercizio costante di pratiche che impongono una trasformazione delle forme della politica e della rappresentanza istituzionale. Occorre dare voce a questo protagonismo diffuso in cui si intrecciano passione civile e nuove competenze e saperi.

L'impegno per la pace nel mondo non può prescindere da un forte impegno in direzione della Cooperazione internazionale , intesa come terreno d'esperienza comune tra i movimenti, le associazioni, gli enti locali, volto a ridurre i conflitti tra nord e sud. In questo senso la Regione Lazio deve intraprendere un percorso concreto di riavvicinamento alla società civile e di valorizzazione delle diversità, di scambio tra locale e globale, di processi multi e inter-culturali. La Cooperazione come mezzo di sviluppo della democrazia partecipativa, che pratichi la pace, la reciprocità e la partecipazione e che identifichi e promuova le necessità e le istanze dei territori.

Tutto ciò nel quadro delle stesse deliberazioni del Parlamento Europeo che assegnano alle regioni un ruolo decisivo nelle politiche di sviluppo, fa diretto riferimento alle capacità progettuali e propositive delle regioni, che sono il punto di snodo delle politiche strutturali, che non possono essere avulse dalle politiche generali di indirizzo e di governo della regione. Modalità di assegnazione, diffusione, finalità dei progetti sono parte rilevante dell’immagine, della consistenza e dell’efficacia del governo regionale



Proposte



ASSESSORATO ALLA PACE - COOPERAZIONE - SOLIDARIETA'



L'impegno della Regione per la pace , la cooperazione e la solidarietà deve sostanziarsi , come già avviene in altre Regioni, in uno specifico Assessorato , quindi una scelta di bilancio regionale che preveda idonei stanziamenti per poter concretamente operare.



Il modello organizzativo dell' assessorato deve far perno sulla partecipazione delle diverse esperienze e sulla capacità di ascolto e valutazione dei bisogni che vengono espressi. Quindi articolarsi in : un centro sulla pace e cooperazione; un osservatorio sull'immigrazione.



CENTRO SULLA PACE E COOPERAZIONE

Coordinato delle associazioni più rappresentative, in cui possano confluire società e sindacato, mondo scientifico, comunità immigrate presenti sul territorio, in grado di confrontarsi permanentemente e di costruire progettualità orizzontale, in un percorso comune di attività e di monitoraggio sulla cooperazione decentrata, con facoltà di proposta di formazione e informazione.





Partendo da iniziative e vertenze di lotta già in atto, approfondire e perseguire alcuni obiettivi concreti e raggiungibili:





- SMILITARIZZAZIONE DELLA REGIONE: individuazione delle basi

militari della regione e definizione di adeguate proposte di smobilitazione ( Gaeta, Pratica di Mare, Aeroporto di Ciampino, Centro Spallanzani , ecc.)

- ELIMINAZIONE DELLE SERVITU‚ MILITARI E RECUPERO AD USO CIVILI DEL PATRIMONIO MILITARE ( caserme, poligoni di tiro )

- PROGRAMMA DI INTERVENTO DELLA REGIONE A FAVORE DEI RIFUGIATI E DELLE VITTIME DELLE GUERRE . Individuazione di una rete regionale di strutture di assistenza e sostegno.

- AZIONI DI INCENTIVAZIONE PER LA RICONVERSIONE DELLE INDUSTRIE BELLICHE DELLA REGIONE. Verificare programmi di fattibilità in rapporto con le organizzazioni dei lavoratori e le istituzioni locali, nelle situazioni industriali regionali.



OSSERVATORIO PERMANENTE SULL’IMMIGRAZIONE Il Lazio, le sue province, i suoi comuni hanno oggi un’importante presenza di comunità immigrate inserite nel tessuto produttivo locale, che arricchiscono il carattere di universalità della città di Roma e della regione. Il Lazio regione di pace, deve sviluppare una politica dell’accoglienza, basata non solo sul riconoscimento dei diritti, ma sulla capacità di aprirsi al contributo di quanti da diverse esperienze, da diverse culture, da diversi luoghi geografici, scelgono di vivere con noi. Allo sviluppo di questa politica è legata la presenza dei consiglieri aggiunti in rappresentanza degli immigrati.













LAZIO : REGIONE DEI DIRITTI



Il futuro governo della Regione dovrà, sui temi dei diritti recuperare i profondi guasti operati dal Governo nazionale e riprodotti dalla Giunta Storace. I programmi alternativi dovranno sempre più tutelare e promuovere i diritti, la cui agibilità è costitutiva della cittadinanza. In particolare i diritti alla salute al lavoro e alla casa saranno il banco di prova della capacità del nuovo governo regionale di voltare pagina.



DIRITTO ALLA CULTURA E ALLE SCIENZE



Il diritto alla cultura, come accesso al sapere in tutte le sue forme, è al primo posto di ogni progetto politico che consideri l'educazione, la formazione e l'acquisizione di una coscienza civile del cittadino alla stregua dei bisogni primari. Ciò vale ancora di più per gli enti locali che operano a stretto contatto dei cittadini.



Pertanto si auspica:



IN GENERALE, il massimo sforzo per regolamentare e ampliare nella Regione la partecipazione dei cittadini all'elaborazione e alla fruizione di tutte le attività culturali, siano esse di formazione ( scuola, università, didattica in senso lato), di informazione ( editoria, comunicazione ecc..), di arte e di spettacolo nelle sue diverse articolazioni

(musica, arti visive, cinema ecc..).



IN PARTICOLARE:





CULTURA E SCIENZE: le risorse regionali per la cultura devono sostenere l’esistente e favorire l’innovazione, la ricerca, lo studio, sia individuale sia collettivo. Il sostegno ai piccoli editori della Regione si espleterà attraverso concorsi di idee, di campagne per la diffusione del libro, di partecipazione ad eventi letterari e scientifici. Le scienze dovrebbero far parte della cultura concretamente attraverso convenzioni con le Università, le Scuole e gli Istituti pubblici e privati. Va favorito l’associazionismo scientifico con finalità divulgative e di studio.



FORMAZIONE: occorre varare una nuova politica della formazione che sfrutti appieno le opportunità dell’Unione Europea, delle imprese e del terzo settore. La formazione è da intendere per tutto l’arco della vita, sia per la crescita personale sia per quella professionale. Istituire un Sistema Integrato della formazione che raggiunga almeno il 12,5% della popolazione dai 25 ai 64 anni. Il Sistema integrerà le risorse pubbliche a quelle private, con un’attenzione particolare alle strutture del terzo settore. L’educazione degli adulti non deve essere considerata come la formazione professionale e essere indirizzata in modo prevalente alle categorie svantaggiate ed escluse dalla formazione tradizionale (casalinghe, anziani, lavoratori non in regola, immigrati, ecc.).



ARTE E SPETTACOLO: Occorre intervenire sulla diffusione dell’attività artistica nel territorio della Regione, secondo principi di qualità, etica, trasparenza, competenza. Per quanto riguarda lo spettacolo dal vivo l’obbiettivo dovrebbe essere valorizzare il patrimonio culturale della Regione, fatto di innumerevoli diversità artistiche, valorizzando e promuovendo i luoghi di fruizione dell’arte, con particolare attenzione alla diffusione nelle scuole, e favorendo scambi fra culture diverse. Per realizzare questo obbiettivo è necessaria una formazione di figure professionali che siano in grado di censire tutte le realtà che producono arte nella nostra Regione e tutti gli spazi in grado di accoglierla. Figure professionali che siano in grado di mettere in moto la giusta relazione fra l’arte e suoi fruitori.



DIRITTO A COMUNICARE



Il " diritto a comunicare " va considerato come diritto costituzionale a conoscere, formarsi, informarsi, informare , partecipare, controllare i processi politici, sociali e produttivi della Regione e del Paese.



misure prioritarie



a) riconoscimento del DIRITTO a COMUNICARE- attivo e passivo- secondo quanto sancito dall'UNESCO nel 1984- e non ancora attuato o formalizzato in Italia. Un Diritto individuale e collettivo dal quale tutti gli altri derivano;

b)- predisposizione dei mezzi e delle risorse per l'esercizio concreto di questo diritto, in tutte le forme del comunicare : orali, scritte, radiotelevisive, telematiche. In primo luogo, con l'accesso diretto ai servizi radiotelevisivi (RAI ed emittenti di matrice sociale) e telematici pubblici e comunitari (reti civiche), da potenziare e rilanciare nella Regione e nel Paese;

c)- adozione di una CARTA regionale dei diritti comunicativi attivi e passivi- approvata con legge - che riguardi tutti i mezzi di comunicazione e tutti i soggetti implicati nei processi decisionali e comunicativi di massa .



DIRITTO ALLA SALUTE



Il diritto alla salute è considerato oggi con approccio prevalentemente economico e di conseguenza la regione non considera più prioritaria la necessità di strutturare le aziende sanitarie per rispondere ai bisogni sociali e sanitari del cittadino e delle comunità locali. I meccanismi di mercificazione della salute e la scarsità di risorse hanno portato alla crescita delle disuguaglianze sociali. In una logica di mercato è stata abbandonata la prevenzione, perché non rende profitti, mentre è accentuata al massimo la medicalizzazione. Sempre più impoveriti sono i servizi territoriali in particolare per quelle categorie di cittadini che maggiormente sono rappresentative di bisogni complessi e di assoluto intreccio socio-sanitario. Pensiamo ad esempio agli anziani, agli immigrati, alle persone senza fissa dimora, alle donne. Emblematica al riguardo è la vicenda delle persone con sofferenza mentale laddove nella completa mancata attuazione del “Progetto Obiettivo Regionale Salute mentale” da parte dell’attuale Amministrazione, si sta incrementando la privatizzazione, la "manicomializzazione" e la frammentazione del sistema di intervento dipartimentale.



I guasti prodotti in 4 anni dalla giunta di centro destra in sintesi si possono così riassumere:



- parificazione tariffaria pubblico / privato;

- blocco degli investimenti in edilizia sanitaria;

- vendita di parte degli ospedali pubblici;

- reintroduzione dei tickets;

- taglio dei posti letto per acuti senza riequilibrio sulla riabilitazione e sulla lungodegenza;

- forti processi di esternalizzazione, appalti e sub-appalti di attività sanitarie;

  1. precarizzazione diffusa del lavoro nelle attività assistenziali.



Un quadro d’assieme speculare a quello nazionale che ha fatto reso il sistema sanitario regionale più inefficiente, più costoso e più iniquo. Compito primario di un nuovo governo regionale è fermare e invertire questa tendenza prima il Modello Assicurativo divenga inevitabile anche sul versante di questa protezione sociale. Le coordinate entro le quali orientare atti di governo e legislativi debbono guardare al medio e breve periodo.



Scelte di medio periodo



    Reintroduzione del metodo della Programmazione e riscritturazione del Piano Sanitario Regionale avendo a riferimento le nuove tendenze epidemiologiche (anzianità, immigrazione, aumento delle disuguaglianze etc.) ed il bisogno di assicurare a tutta la popolazione l’Uniformità e l’Universalità del servizio a prescindere dalle condizioni economiche e sociali dei cittadini;attivazione di una politica di investimenti quale condizione per razionalizzare la spesa e qualificare il servizio pubblico; equilibrio della destinazione delle risorse dall’ospedale al territorio e ricomposizione dell’asse complessivo di intervento imperniato sulla prevenzione / cura / riabilitazione / lunga degenza; cancellazione dei tickets e ridefinizione del sistema tariffario per i soggetti erogatori; finizione di una nuova regola per l’accreditamento istituzionale; la continuità assistenziale e la presa in carico quali strumenti innovativi in grado di coniugare la salvezza della vita con il sostegno alla vita; rivisitazione dell’attività intramoenia riconducendo il servizio ai principi ispiratori contenuti nella Legge 229; riordino della Rete Ospedaliera sull’intero territorio regionale.



Nei primi cento giorni di governo



  1. Riduzione dei tempi per le liste di attesa attraverso l’apertura pomeridiana e prefestiva delle strutture ambulatoriali;

  2. Promozione di procedure di accesso protetto ai Servizi Diagnostici e specialistici per Anziani e non autosufficienti;

  3. Generalizzazione in tutti i Distretti del Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata per almeno 12 ore giornaliere;

  4. Copertura delle piante organiche;

  5. Avvio dell’integrazione tra il sistema Sanitario e il Sistema assistenziale.



REINTRODUZIONE DEL DIPARTIMENTO SULLA PREVENZIONE E TUTELA DELLA SALUTE; RILANCIARE L’ OSSERVATORIO REGIONALE DELLA SALUTE.

Fra i primi atti di governo la reintroduzione del Dipartimento sulla prevenzione e tutela della salute (cancellato dall’attuale giunta) in modo da rendere la Regione efficace e credibile nel ruolo attribuitogli per questa materia dall’assetto istituzionale italiano. Occorre rafforzare e valorizzare L’OSSERVATORIO REGIONALE SULLA SALUTE. Deve rilevare i bisogni delle comunità, in uno studio epidemiologico e nel monitoraggio degli interventi di zona da cui far scaturire la programmazione degli investimenti e l’assetto dei servizi

Per rilanciare nel Lazio un sistema sanitario pubblico occorre intervenire per una forte riqualificazione delle strutture pubbliche, su quelle aree che pubbliche non sono mai state (diagnostica, odontoiatria) e su quelle che nascono private a seguito delle innovazioni tecnologiche.

I progetti di promozione, mantenimento e salvaguardia della salute intesa come benessere fisico-psichico-ambientale(OMS) devono essere partecipati dai cittadini e dagli ammalati e dalle loro organizzazioni. Nei distretti socio-sanitari, amministrati da due diversi strumenti di governo della salute (la ASL e il tavolo dei servizi sociali) vanno finalmente sperimentate forme di integrazione e di pianificazione.



DIRITTO AL LAVORO

Vedi bozza finale del programma qui.

Per lo sviluppo e la qualità dell’ occupazione il lavoratore e la lavoratrice, devono tornare al centro delle scelte che in materia di economia e di sviluppo umano la Regione dovrà compiere per lasciare ai nostri figli ed al mondo un Lazio più sano, più pulito, più in armonia con la sua storia e la sua natura. .Per la buona occupazione si deve investire su punti di eccellenza, anche sulla Pubblica Amministrazione attraverso la quale sviluppare ricerca ed innovazione, ambiente, mobilità.

In questo quadro sarà possibile, con le risorse nazionali, regionali e quelle da reperire trasversalmente a livello europeo (Docup, Fondi Europei, etc…..), contribuire alla creazione di sistemi complessi di sostegno alla produzione tipica che investendo sui servizi di eccellenza porti a nuovi posti di lavoro stabili.

In vari settori, a partire dagli appalti pubblici, troppe le sacche di lavoro nero e precario. Deve essere attivato un sistema di controllo che renda il lavoro emerso e sicuro. La flessibilità deve essere concepita solo nei termini alti della professionalità non ha infatti alcun senso determinarla, come oggi accade, per qualifiche e mansioni " basse" senza alcun tipo di sicurezza sociale nei periodi di non lavoro. Si dovranno trovare forme di sostegno al reddito ( reddito minimo per disoccupati o per l’avvio a periodi di formazione) e di sostegno agli ambiti territoriali ( intervento su imprese ed enti locali, per evitare riduzione del personale ).

Occorre lavorare sulla capacità del territorio di far incontrare offerta e domanda di lavoro, contribuendo a rendere flessibile il sistema e non la prestazione di lavoro. In buona sostanza estendere i diritti nel mondo del lavoro, contrastando la L. 30, superare la precarietà del lavoro e puntare su uno sviluppo locale competitivo sulla qualità del lavoro e non sul contenimento dei costi.



Oggi il Lazio è più debole nella competizione globale a causa:

  1. dell’insufficienza e dell’aggravamento del suo sistema infrastrutturale materiale ed immateriale;

  2. dello scarso rapporto tra ricerca ed innovazione tecnologica;

  3. del “nanismo” e della scarsa capitalizzazione delle imprese;

  4. dell’impoverimento reddituale progressivo della popolazione, in particolare anziana;

  5. della situazione critica dei servizi di welfare, dalla sanità all’assistenza, dai trasporti alla casa, che rendono più incerte le condizioni di vivibilità, coesione e sicurezza del territorio;

  6. di un tasso di disoccupazione, in particolare giovanile e femminile, molto alto ed una crescita incontrollata della precarietà lavorativa.



L’andamento del mercato del lavoro nel Lazio rispecchia la tendenza in atto nel Paese : cresce unicamente il lavoro precario, irregolare, sommerso, a progetto. Il lavoro precario è infatti ormai arrivato al 16,2% del totale, quello irregolare al 17,7% e il saldo attivo della nascita e mortalità delle imprese colloca il Lazio al quarto posto fra le regioni italiane dopo la Calabria, la Sardegna e la Campania. Segnale evidente della estrema fragilità del sistema industriale e produttiva del nostro territorio. Le stesse imprese del Lazio continuano a lamentare una crescente difficoltà a soddisfare appieno l’offerta di lavoro. Nella regione dunque oltre a manifestarsi una tendenza al declino industriale che fa il pari con la tendenza nazionale, manca un reale sistema d’incontro domanda – offerta ed una formazione finalizzata alla soddisfazione dei bisogni formativi.

L’attuazione della riforma dei servizi per l’impiego è l’obiettivo prioritario e strategico per un governo regolato ed innovativo del mercato del lavoro, a partire dalla L.R. 38/98 che allo stato attuale risulta sostanzialmente inattesa ed inadeguata. La Regione deve tornare ad esercitare le funzioni di programmazione e di coordinamento già previste dalla legge 38, con la predisposizione di piani pluriennali ed annuali per le politiche attive del lavoro, integrati con i piani della formazione e dell’istruzione, solo in base ai quali sarà possibile procedere al corretto e finalizzato utilizzo delle risorse messe a disposizione del POR OB3 del FSE.



OSSERVATORIO REGIONALE PERMANENTE SUL LAVORO



In sintonia con queste scelte e priorità si prospetta la realizzazione di un Osservatorio regionale permanente sul lavoro . Si tratta della creazione di un "Contenitore Partecipato" in grado di mettere in rete e far dialogare a partire dal territorio i diversi attori del mondo del lavoro - imprese, lavoratori, Istituzioni, sommerso, associazionismo, precarietà, nuove tendenze ecc. Attraverso la predisposizione di di mappature tematiche sulla precarietà, nuove professioni e bisogni formativi , dovrebbe collaborare alla rilevazione della domanda di lavoro (espressa e inespressa) e contribuire alla verifica delle risposte istituzionali. Tale Contenitore sul territorio Regionale, anche utilizzando quanto già realizzato, potrà promuovere ricerche di base, condotte dagli stessi giovani, in cui si individuino le tendenze del mondo del lavoro, e si mettano a fuoco nuove idee per professioni, progetti imprenditoriali, associazionismo solidale, formazione, modalità creative di incontro domanda -offerta di lavoro.



DIRITTO ALLA CASA



L’alto costo degli affitti e del mercato edilizio, sta determinando, in particolare per studenti immigrati e pensionati , giovani, vere e proprie forme di emergenza abitativa. Per determinare una inversione di tendenza nelle politiche abitative è essenziale un informazione partecipata per censire e programmare , un diverso utilizzo del patrimonio abitativo pubblico e un suo ampliamento.



COSTRUZIONE DI UNA RETE INFORMATIVA REGIONALE SULLA CASA



L’idea è quella di creare un sistema informativo sul tema del diritto all’abitare che integri ed armonizzi dati ufficiali e informazione diffusa e frammentata e che permetta in prospettiva non solo la rilevazione della domanda sociale (espressa e inespressa) ma anche la verifica delle risposte istituzionali. La sua caratteristica dovrebbe essere quella di un servizio che ascolta, decodifica la domanda, orienta e accompagna le persone che richiedono interventi sul problema casa. Ciò consentirebbe miglioramento della qualità dell’informazione (decodifica della domanda e creazione d eventuali sinergie con altre associazioni e/o servizi sociali) e maggior efficacia di interventi specifici; monitoraggio in itinere e rilevazione dei bisogni/risorse del territorio. Qualcosa già esiste. Dare impulso a livello regionale alla già avviata informatizzazione della condizione socio-abitativa presente nel documento di “autocertificazione” da parte di sportelli territoriali, come indicato in una recente Delibera comunale del Comune di Roma. Si tratterebbe di valorizzare e integrare un ricco giacimento informativo partecipato sul bisogno casa già raccolto dall’agenzia comunitaria dei diritti Action oggi largamente inutilizzato in cui vengono messe in evidenza le situazioni di particolare disagio abitativo. La banca dati “partecipata” della domanda/offerta potrebbe supportare più efficacemente la messa in atto di strategie operative e di specifiche misure legislative che prevedano nuove politiche alloggiative, ad esempio, fondate sull'autorecupero e su alloggi sociali per categorie svantaggiate (immigrati, richiedenti asilo politico, anziani, giovani coppie ecc.) e insieme politiche di sanificazione delle aree urbane particolarmente compromesse dal punto di vista eco-ambientale. Nell’ambito della rete potrebbero trovare spazio iniziative informative originali e creative come ad esempio l’attivazione di un sito web istituzionale - “case Lazio last minute”-per l’accesso gratuito alle offerte immobiliari convenienti, selezionate sulla base di criteri analoghi a quelli utilizzati per i contratti di affitto a canone concordato



DIRITTO ALLA CITTÀ E ALL’AMBIENTE



Gli anni del neoliberismo hanno ridotto le città a campo di azione esclusiva della proprietà fondiaria senza che alcuna regola potesse tentare di tutelare tutti coloro –la stragrande maggioranza- che non sono proprietari di aree da destinare a edificazione. E’ del tutto evidente che l’abbandono di una visione pubblica delle città insieme al consolidarsi dei processi di riduzione della spesa pubblica stanno portando ad un fenomeno inedito: la riduzione degli spazi e dei servizi a disposizione della popolazione, in particolare delle fasce sociali più svantaggiate.

Elemento principale del programma regionale sarà quello di ricostruire il ruolo pubblico sia come soggetto erogatore dei servizi primari (sanità, scuola, etc.), sia come elemento di regolazione delle trasformazioni urbanistiche. Un ritorno all’urbanistica –semplificata e caratterizzata da tempi certi- che sia in grado di garantire tutti i cittadini della certezza del diritto e della possibilità di partecipare alle scelte che riguardano il futuro delle comunità dei cittadini. In questo senso le città devono essere considerate “beni comuni” e come tali riportate nelle mani del potere pubblico.

Identico discorso vale per quanto concerne l’ambiente naturale: fa parte –per una società complessa come la nostra- dei diritti inalienabili dei cittadini. L’azione del governo regionale della destra si è caratterizzato sotto due aspetti: il primo relativo alla sistematica opera di diminuzione della quantità delle aree protette regionali. La seconda azione è stata invece mirata al mutamento della coerenza delle leggi di tutela per cui oggi nessuno è più certo dell’esistenza delle condizioni di tutela, poiché sono tante le possibilità di deroga e di aggiramento delle leggi. Anche in questo caso, dunque, bisogna riportare il quadro normativo verso una semplificazione ed una maggiore univocità eliminando tutte le possibilità di deroga: la certezza delle regole diventa una battaglia di democrazia e di generalizzazione dei diritti.



Altri settori fondamentali di intervento, sui quali riteniamo vada profondamente modificata l’attuale politica regionale, sono:



Trasporti: interventi che favoriscano la razionalizzazione e il rilancio del trasporto pubblico, in particolare su ferro, soprattutto per favorire in tempi certi, e in condizioni adeguate, lo spostamento dei pendolari e il trasferimento delle merci, puntando così anche ad una riduzione dell’inquinamento atmosferico. Conseguente opposizioni a progetti come il “Corridoio Tirrenico Meridionale” e altre infrastrutture costose e invasive che snaturano, con il loro insediamento, sia l’ambiente che le realtà produttive.



Energia: Definizione di un Piano Energetico Regionale che abbandoni la linea della inutile proliferazione degli impianti puntando alla razionalizzazione e all’adeguamento tecnologico di quelli esistenti, accanto ad una decisa incentivazione delle fonti alternative. Drastica opposizione a qualsiasi ipotesi di reintroduzione del carbone come fonte energetica.



Rifiuti: Ritorno ad una gestione ordinaria dei rifiuti, dopo l’inutile fase di commissariamento e assunzione di provvedimenti per la riduzione della produzione di rifiuti, l’effettivo decollo della raccolta differenziata, ancora ferma all’8%, riducendo conseguentemente l’esigenza di installazione dei termovalorizzatori e di ampliamento delle discariche.



Elettrosmog: emanazione di una nuova legge regionale che imponga ai Comuni la definizione di un Regolamento per la disciplina degli insediamenti urbanistici degli impianti di stazioni radio base per telefonia cellulare; attuazione del piano di delocalizzazione degli impianti radio base per le radio e le televisioni.



Creazione di un “Osservatorio Permanente” o un altro strumento ad hoc, presso l’Assessorato competente, con la partecipazione delle realtà della società civile impegnate su questi temi, con funzioni di indirizzo e controllo, in cui discutere dei provvedimenti da adottare.





LAZIO : REGIONE DELLA PARTECIPAZIONE



Non è sufficiente un cambio di indirizzi e di scelte di governo, è necessario governare non solo con il consenso, ma anche con forme esplicite ed istituzionali di partecipazione. La trasparenza nella gestione della cosa pubblica, il riconoscimento e la valorizzazione delle forme organizzate della società a difesa dei diritti e della rappresentanza degli interessi collettivi sono il terreno indispensabile a favorire il governo democratico della regione. Il governo democratico della regione si invera anche nella capacità di costruire i processi partecipativi, la vocazione democratica così concepita deve trovare legittimità ed ispirazione nello Statuto regionale, valorizzando e promovendo come terreno comune della società regionale la pace, i diritti, la partecipazione.

Vi è un obbligo etico e politico di solidarietà intergenerazionale, di attenzione non solo ai processi educativi, ma anche alle condizioni della “crescita” che deve avvenire limitando le solitudini nei percorsi formativi, da quelli della scuola a quelli della ricerca del lavoro. Una regione democratica è quella che accompagna i cittadini nelle scelte, ne favorisce l’attuazione, sceglie la partecipazione come forma privilegiata dell’azione di governo.

Il tema e le problematiche della partecipazione si intrecciano con tutti gli aspetti del governo regionale e con l’esigenza che si favoriscano le forme, sia tradizionali sia innovative di consenso e dissenso dei cittadini. Per il modo con cui si è governata la regione Lazio e per il peso delle scelte conservatrici nazionali, non esiste un’esperienza consolidata sulla partecipazione a livello regionale. Bisogna perciò fare riferimento ai grandi movimenti mondiali che hanno dato vita nelle diverse condizioni sociali, politiche ed economiche ai “social forum”, nei quali i grandi problemi della lotta per la pace si intrecciano alle pratiche di democrazia e partecipazione, a cominciare dai bilanci partecipati, nel governo delle città. In questo senso per affrontare questo tema nella regione Lazio, occorre fare riferimento alle esperienze municipali. Alla stessa Rete dei Municipi che potrebbe essere assunta come specifico contesto partecipativo.



PROPOSTE

PRIMARIE E IMMIGRATI



INTRODUZIONE CON LEGGE REGIONALE DELLE “PRIMARIE”.

La crisi della rappresentanza e la volontà dei cittadini di partecipare alle scelte sulle candidature impone una svolta. Occorre dar voce agli elettori sin dal momento della scelta delle candidature non riservando questo compito ai soli partiti.



ISTITUZIONE DEI CONSIGLIERI AGGIUNTI DEGLI IMMIGRATI

Nella prospettiva di soluzioni legislative che definiscano l’accesso degli immigrati al voto regionale, occorre istituire loro consiglieri aggiunti come già sperimentato in molte amministrazioni comunali Consiglieri che attraverso specifiche procedure abbiano piena facoltà di proposta .



PARTECIPAZIONE NEL PROCEDIMENTO LEGISLATIVO



Obiettivi da perseguire :



  1. valorizzazione della risorsa rappresentata da Associazioni movimenti

  2. coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali

  3. passaggio dalla consultazione alla deliberazione partecipata



A questo fine la Regione deve impegnarsi a definire ed attuare



metodi e forme stabili di confronto a partire dalla fase di analisi delle necessità, che portano ai provvedimenti legislativi



forme di verifica sull'attuazione delle leggi



specifici processi deliberativi, concorrendo ad individuare e favorire i contesti partecipati già in atto o da incentivare . Processi deliberativi che debbono entrare in relazione virtuosa con le varie forme concertative già previste con le grandi associazioni di categoria e sindacali.



un modello partecipativo nella pianificazione regionale - quindi piani di settore - di area ecc.



un modello partecipativo nella costruzione del bilancio regionale , sua verifica e gestione



Dal punto di vista metodologico, si può fare riferimento alla pianificazione strategica nel campo delle politiche pubbliche, riprendendo e aggiornando l’esperienza legata all’implementazione della L. 328/00, relativa alla costruzione partecipata dei piani di zona sociali. Esperienza che prevede un ruolo attivo da parte della cittadinanza nella definizione e nella costruzione del sistema dei servizi sociali regionali e territoriali.



CREAZIONE DI OSSERVATORI PERMANENTI PARTECIPATI SUI BISOGNI E SULLA DOMANDA SOCIALE



Iniziativa strategica per promuovere e sollecitare la capacità di proposta dei cittadini, esercitando una funzione di stimolo e di sviluppo del processo partecipativo e delle forme di solidarietà fra i cittadini che raccolgano rielaborino e armonizzino l’informazione diffusa sul territorio strutturata e non opinioni e suggerimenti su temi cruciali che interessano i cittadini (lavoro assistenza costo della vita welfare ecc.) e la restituiscono ai vari livelli attraverso studi, rapporti e ricerche. Potrebbero essere gestiti direttamente da associazioni (di promozione di cittadinanza attiva, di giovani). Favorire la nascita di una rete territoriale per lo sviluppo di una partnership tra Regione - Province - Comuni e associazioni, in grado di intervenire nella lettura e nell’analisi della domanda sociale, nella promozione dell’impegno civico e del volontariato sociale, nella costruzione di sistemi informativi locali e nella valutazione degli interventi. Situati in “bacini chiave” del territorio regionale, tali “Osservatori partecipati” Costituirebbero i “sensori” di un nuovo progetto di territorio. Diffusi capillarmente oltre ad integrare i sistemi informativi locali esistenti dovranno collaborare con l’Istituzione regionale sia nella fase di impostazione della programmazione che in quella della verifica dell’impatto delle politiche sul territorio.



FUNZIONAMENTO TRASPARENTE E DEMOCRATICO DEGLI ENTI STRUMENTALI E AGENZIE REGIONALI





La Regione opera attraverso una numerosa quantità di Enti Strumentali ( oggi aziende ) che vedono la partecipazione della Regione , dei comuni e delle province. Occorre una revisione di tale architettura gestionale sia semplificandola, sia intervenendo per introdurre processi di trasparenza e facilitazione all'accesso di singole competenze e strutture associative ( criteri di nomina – auto-candidature - curriculum ) . Nello stesso tempo si tratta di individuare e definire modelli di partecipazione continuativa tali da fare di queste strutture forme attive del rapporto fra gestione istituzionale e cittadini organizzati e non.



MODIFICHE DELLO STATUTO REGIONALE



Per valorizzare la partecipazione democratica occorre introdurre numerose modifiche all'attuale statuto in particolare :



capo IV - Organi di consultazione

Le parti sociali identificate nello statuto in vigore sono le camere di commercio e le altre associazioni dell’imprenditoria, unitamente alle organizzazioni sindacali L'attuale statuto non si dà voce ai soggetti deboli, privi di potere elettorale, i giovanissimi e gli immigrati extracomunitari . e non riconosce il ruolo d’interlocutore alle associazioni dei consumatori e degli utenti, un ruolo che dovrebbe essere considerato centrale in relazione dei compiti specifici dell’istituto regionale. La Regione dovrebbe farsi promotrice di una riforma elettorale che conceda il diritto di voto, a livello amministrativo, ai giovanissimi, tra i 16 e i 18 anni, e agli immigrati residenti da oltre 5 anni sul territorio nazionale; nell’immediato comunque potrebbe costituire due nuove consulte, per i giovanissimi e gli immigrati . Pertanto nel capo IV (Organi di consultazione) andrebbero aggiunti nuovi articoli che ne definiscano le caratteristiche definendo gli ambiti non solo di consultazione ma deliberativi delle rispettive consulte.

art 37 (comma 1 e 2 )

Un ruolo specifico dovrebbe essere assunto da “la consulta dei consumatori e degli utenti”, i suoi membri dovrebbero essere eletti dalle associazioni operanti sul territorio regionale in proporzione al numero degli iscritti e, a nostro giudizio, dovrebbero avere un ruolo centrale nel processo di designazione del Difensore Civico. A tutte le consulte dovrebbe essere riconosciuto il diritto di proposta legislativa e di richiesta di referendum abrogativi, negli specifici ambiti di competenza. Pertanto si dovrebbe modificare l’art. 37 ai comma 1 e 3 per aggiungere fra i soggetti capaci di iniziativa legislativa le consulte, purché si riferiscano ai rispettivi ambiti di competenza e abbiano deliberato con la maggioranza qualificata dei tre quinti dei membri

art 61 ( referendum abrogativo )

inserire fra i soggetti che possono richiedere i referendum abrogativi anche le consulte, sempre in riferimento agli ambiti specifici e purché abbiano formulato la richiesta con la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti.

art. 62 - Referendum propositivo

rendere certi i tempi delle decisioni conseguenti qualora l'esito referendario sia stato favorevole

art. 69 - Difensore civico

ridefinizione dei criteri di nomina, funzioni e poteri.



Riguardo agli organi del Consiglio regionale si propone di modificare



Art. 19 ( comma 2 ) legge elettorale

consentire solo ad una maggioranza qualificata del Consiglio di variare la legge elettorale, diversamente da quanto oggi stabilito nel comma 2 dell’art.19.

Art. 20 ( comma 3 elezione Presidente del Consiglio regionale )

per prevenire il rischio di una dittatura della maggioranza nel Consiglio regionale e per garantire all’opposizione di svolgere nel migliore dei modi il compito di critica e di controllo si propone di variare la norma d’elezione del Presidente del Consiglio regionale (comma 3 art.20), prevedendo solo dal quinto scrutinio la semplice maggioranza dei componenti il Consiglio.

art.32 ( commissioni permanenti )

introdurre una norma che attribuisca almeno il 40% delle presidenze ai consiglieri dell’opposizione.

l’art. 45 ( composizione della Giunta regionale )

Secondo l' attuale articolo la Giunta è composta da non più di sedici membri, oltre il Presidente, con un numero di assessori dello stesso sesso non superiore ad undici . L' articolo è in palese contrasto con l'articolo 6 che promette “pari opportunità tra donne e uomini nell’esercizio delle funzioni regionali…equilibrio tra i sessi nelle nomine e designazioni di competenza degli organi regionali”. Al criterio della parità deve essere ispirata la nuova formulazione.





Codice Etico

Adozione di un Codice Etico, garantito nella sua applicazione da un gruppo di Garanti nominati dal Presidente della Regione.



Deve riguardare :

- Persone con immagine pubblica scarsamente trasparente, le quali si propongono per ricoprire cariche interne alla coalizione e cariche pubbliche e per le quali arrivino ai Garanti anche segnalazioni scritte e sottoscritte.

- Persone che hanno problemi con la giustizia per reati contro la pubblica amministrazione, reati societari o più gravi:



  1. Dal momento del rinvio a giudizio debbono astenersi da qualsiasi candidatura e se ricoprono cariche esecutive interne e nelle istituzioni, dimettersi;

  2. Se condannate in via definitiva devono lasciare la politica e l’amministrazione;

3) Divieto di cumulo di cariche elettive ed esecutive in istituzioni enti e società;

4) Divieto di conflitti di interesse vagliati dai Garanti;



Le decisioni dei Garanti debbono essere inappellabili.



Roma 10 gennaio 2005